Pokémon, PETA e crudeltà sugli animali

Lo so, molti di voi ne avranno pieni i cocomeri. Ma potevo mai lasciarmi sfuggire un hot topic di tale portata? Ovviamente no. Perché i trend si cavalcano, diventano maniacali, e chissà, a qualcuno, magari, interessa ancora qualcosa. Ebbene sì, oggi parliamo di Pokémon. E cosa c’entrano i Pokémon con un blog di vegetariani e vegani? Abbiate fede amici miei, lo scoprirete presto!
Innanzitutto, facciamo un passo indietro.

Fin dal suo rilascio ufficiale l’estate scorsa, tra giugno e luglio, Pokémon Go si è rivelato uno dei fenomeni web più travolgenti degli ultimi anni. L’app in questione, disponibile sia per Android che per iOS, ha dato infatti la possibilità a tutti, ma proprio tutti, di vivere in prima persona la vita da “Pokémon Trainer” che finora si era potuta osservare solo su piccolo schermo tramite il personaggio di Ash Ketchum, il ragazzino sempreverde ossessionato dai mostriciattoli che conosciamo fin dai primi anni 2000.

Devo dirvi la verità, quando avevo 16 anni i Pokémon li odiavo. Probabilmente perché, da appassionata manga, lo vedevo come un anime senza una storia o uno scopo, ignorando il fatto che fosse la trasposizione di un videogioco, e che per forza non poteva avere lo stesso spessore di un Berserk o simili. Adesso che di anni ne ho 32, ho scoperto di ricordare molto più di quanto pensassi sui Pokèmon, e a Pokémon Go ci gioco. Forse un po’ per nostalgia, forse perché ho imparato con gli anni a trovare il buono quasi dappertutto (come per gli 883), fatto sta che dal mio livello 25, e con un WigglyTuff come “buddy”, posso dirvi che questa app può intrattenere davvero, e farvi compagnia nei momenti di noia (poi per una competitiva come me, conquistare le palestre è una missione di vita, haha).

Eevee, uno dei Pokémon più amati

Alcuni di voi, magari vecchietti come me, ricorderanno di tutte le polemiche che i Pokémon scatenarono nel momento in cui si imposero come cult su scala mondiale.
La più conosciuta è quella secondo cui Pikachu & co. sarebbero collegati a Satana e satanismo, motivo per cui nei primi anni 2000 orde di genitori, armati di coltello tra i denti, guerreggiavano furiosamente per abolire lo show da tutti i palinsesti dell’universo. Nonostante questo, dopo quasi 20 anni i Pokémon sono ancora tra noi, quindi potete ben immaginare l’esito di tutte queste battaglie.

C’è però un’altra polemica, meno nota e forse con qualche fondamento in più, che i Pokémon si trascinano dietro da anni, e riguarda la PETA.
La nota organizzazione per i diritti degli animali, infatti, in occasione di Pokémon Black & White 2 aveva accusato il videogioco della Nintendo di promuovere la crudeltà sugli animali tramite le modalità di gioco su cui il gioco stesso si è sempre fondato. Secondo PETA, infatti, le creature virtuali verrebbero maltrattate come spesso accade con gli animali (in particolare quelli da combattimento, ad es. galli o cani), e il gioco in sé incentiverebbe le persone al maltrattamento sugli animali.

Per chi non sapesse niente, ma proprio niente di Pokémon, spendiamo un paio di parole sulle dinamiche di cattura e combattimento. Per catturare un Pokémon, questo deve combattere con un altro posseduto da un allenatore; soltanto quando sarà definitivamente KO, e quindi incapace di difendersi ulteriormente, potrà essere intrappolato nella Pokéball (o in italiano “sfera Poké”, sa Dio perché l’abbiano tradotta). Una volta che il mostriciattolo verrà imprigionato in questa palla, diverrà dell’allenatore, il quale lo allenerà in vista di combattimenti con altri Pokémon, siano essi contro amici, nelle palestre o nei tornei. Durante i combattimenti i Pokémon si sfideranno all’ultimo sangue (ma non preoccupatevi, non c’è sangue), obbedendo agli ordini del proprio allenatore, che comanderà mosse e attacchi da eseguire.

Ora, se avete intuito un attimo come si svolgono le cose, sono sicura che avrete anche capito il perché la PETA abbia mosso le accuse di cui sopra. E vi dirà di più, ha anche promosso una campagna chiamata “Gotta free ’em all” (parodizzando il famoso “Gotta catch ’em all“), con tanto di videogame alternativo che mira alla libertà di Pikachu e dei suoi compagni.

Non fraintendetemi, so qual è la differenza tra realtà e finzione, e so che i Pokémon non sono reali, e infatti gioco a Pokémon Go. D’altro canto, sono anche consapevole che al mondo esistono persone che si eccitano con video di animal crush, quindi non mi sorprenderei affatto se qualche patito di Pokémon (ragazzini o adulti, poco importa) si facesse prendere un po’ tanto la mano, arrivando all’abuso sugli animali. Per questo capisco le ragioni che hanno spinto la PETA a formulare tali accuse, per quanto forse siano eccessive, considerando che si tratta di un gioco.
Molti potrebbero dire “ok, non è che perché uno gioca a Call of Duty poi va in giro a sparare alla gente“. Certo, no. Ma pesiamo le due cose: quanto è facile reperire un’arma da fuoco e fare una strage per strada, e quanto è facile prendere due animali e abusarne, nel caso in cui si esca fuori di testa? Lascio a voi l’ardua sentenza.

Io posso dirvi che, razionalmente, se al mondo esistessero davvero creature chiamate “Pokémon”, e quello del “Pokémon Master” fosse un mestiere, non sarebbe il lavoro per me. Ma hey, fintanto che sono irreali, lasciatemi divertire, il mio Palm Oil mi aspetta

Alla prossima!

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