Come si recensisce un olio di cocco?
Questa è stata la domanda che mi sono posta solo dopo aver accettato la gentile offerta di Naissance, che ha pensato bene di mandarmi un barattolo del loro purissimo olio di cocco vergine biologico.
Come ben sappiamo, l’olio di cocco è uno di quei cibi che ricade nella categoria “superfood”, non senza qualche polemica. Sì, perché a parte le numerose riserve inerenti i “superfood” stessi, sull’olio di cocco si deve aprire un capitolo a parte: c’è chi dice che fa male - al pari dell’olio di palma - e chi invece se lo spalma sulle fette di pane nero la mattina, perché convinto che “faccia bene al cervello”. La verità sta sempre nel mezzo, e non vorrei soffermarmi più di tanto sulla questione dato che, prima di tutto, questa è una recensione, e, in secondo luogo, sull’olio di cocco sono state già spese abbondanti parole (cliccate qui per leggere l’articolo).
Dicevo che, nel momento in cui mi è stato mandato l’olio, mi sono chiesta come l’avrei recensito. Devo essere onesta, non sono una di quelli che lo usano dappertutto. Le poche volte che lo uso ci faccio i biscotti vegani (stile cookies), altrimenti lo impiego felicemente per scrub, per idratare i capelli o per struccarmi. E visto l’uso minimo che ne faccio, non sto certo a dannarmi per procurarmi l’esponente più costoso in circolazione, mi accontento del barattolone che trovo presso i negozi etnici asiatici.
Ed è proprio qua che mi è venuta l’illuminazione: la recensione per confronto.
Ho prelevato con risolutezza l’olio di cocco “di serie b” dalla credenza e, armata di cucchiaino, mi sono apprestata a testare sia lui che l’olio puro di Naissance.
Innanzitutto, ad occhio, a parità di temperatura, la consistenza e il colore mi sono parsi molto diversi: un bianco pieno e corposo nel primo caso, un bianco più “trasparente” e una texture più morbida nel secondo.
Arriviamo invece all’agognata prova cucchiaio. Questa esperienza con l’olio di cocco mi ha fatto capire che, non ce n’é, la qualità si paga, poche chiacchiere. Lo dico perché non sono sempre convinta di questo, non per tutti i campi almeno, ma a quanto pare in questo caso vale, perché nel momento in cui ho assaggiato quello preso dai cinesi e quello di Naissance, ho sentito sapori nettamente diversi. Anzi, non sapori. Perché quello del negozio etnico non sapeva assolutamente di nulla. Per quanto ne so, si sarebbe potuto anche trattare di un gigantesco accumulo di pallini di grasso, quelli bianchi, che si trovavano nella Simmenthal: era completamente insapore!
Quando invece ho assaggiato quello puro di Naissance ho riconosciuto chiaramente il cocco, quel suo caratteristico odore/gusto esotico che ti proietta direttamente su una spiaggia bianca in compagnia di un pareo e di un cappello di paglia. Buonissimo!
Visto che non sono molto propensa a usarlo in cucina (mi spiace, io uso solo olio EVO per cucinare, raramente quello di semi di girasole, più che altro per friggere), e che di biscotti non ne sto facendo molti ultimamente, ho deciso di impiegare questo olio per pelle (scrub, struccante) e capelli (maschere), con grandi risultati: l’odore sprigionato è buonissimo, la morbidezza donata davvero notevole. Lo so, lo so, dovrebbe essere un olio alimentare, ma anche in passato ho sempre utilizzato porzioni di olio di cocco per l’una e per l’altra cosa indistintamente (come spesso si fa con l’olio d’oliva o il miele)!
Focalizzandoci sui dettagli tecnici, come vi dicevo l’olio di cocco Naissance è vergine, certificato bio, ed è pure arrivato finalista ai BOOM (Best Of Organic Market) Awards 2016.
Il barattolo contiene 225 ml di prodotto per 13,49 €. Ci sono anche altre due taglie, quella da 500 ml per 21,49 € e quella da 1 litro per 29,99 €. Comunque di seguito vi lascio il link così, nel caso siate interessati, potete controllare tutte le informazioni del caso.
Spero che questa recensione possa esservi stata utile!
Alla prossima!