Mentre tutti sono occupati a insultare ed evitare l’olio di palma, c’è un altro olio che, a loro insaputa, occupa una posizione piuttosto controversa: l’olio di cocco. In effetti, se ci fermiamo a pensare, il cocco cresce sulle palme, quindi perché prendercela solo con l’olio ricavato dalla pianta madre? No, le discriminazioni non ci piacciono, ed è per questo che oggi affrontiamo la faccenda con spirito stoico.
Senza girarci attorno, andiamo dritti al nocciolo della questione: l’olio di cocco fa male. O almeno, questo è quello che si dice in giro. Sento già insorgere molti fra voi: ma come, non era un superfood? Ma come, non dovrebbe far dimagrire? Ma come, non ha numerose proprietà utili? La risposta a tutte queste domande è “nì”. E adesso vediamo insieme perché.
Personalmente, se in termini salutistici dovessi scegliere un olio da inchiodare alla croce e adornare con una corona di spine, sceglierei l’olio di colza, di cui però stranamente non parla mai nessuno (e non è che sia più salutare o meno comune dell’olio di palma, provate a leggere qualche etichetta). Solo in seconda posizione metterei l’olio di palma, di cui abbiamo già abbondantemente parlato. La pulce nell’orecchio sull’olio di cocco me l’ha messa Veg Junior, il libro di Nicla Signorelli recensito qualche tempo fa. Ricordo che quando ho letto “l’olio di cocco andrebbe evitato” sono rimasta un po’ perplessa, perché ricordavo che altrove era classificato come superfood, quindi come alimento dalle diverse proprietà benefiche. A quel punto nella mia mente è emersa una domanda cruciale: ma questo benedetto olio di cocco è un superalimento o una superfregatura? Così ho deciso di lanciarmi in una ricerca che potesse illuminarmi. Purtroppo, però, la cosa è stata complessa, perché a diversa fonte (puramente vegana o puramente salutista) corrispondevano diverse risposte!
Com’è noto, l’olio di cocco è molto utilizzato, non solo nella cura della persona (pelle e capelli), ma anche in cucina, soprattutto da noi vegani, che lo impiegano felicemente nei prodotti da forno (come i cookies). Chi di voi bazzica i negozi bio saprà anche che è piuttosto costoso, quindi, insomma, per essere qualcosa che fa ipoteticamente male, la sua “pelle” la vende cara. In realtà il prezzo elevato è legato alla catalogazione come superfood, quindi se i “superfood” sono un’invenzione del marketing, direi che in questo caso l’obiettivo è stato raggiunto.
Le proprietà benefiche dell’olio di cocco sono state decantate praticamente ovunque, su ogni sito, in ogni negozio, su ogni etichetta: è antibatterico, antifungino, aiuta a regolare il peso corporeo, riduce i grassi e addirittura il colesterolo cattivo. Come? Quest’ultimo punto è quello che in realtà mi ha fatta sorridere, e perché mi ha fatto capire come su internet si debba stare attenti a quello che si legge.
Proviamo infatti a digitiare su Google “l’olio d cocco fa male”.
Come direbbe Giovanni Muciaccia: fatto? E qua arriva la parte “divertente”.
In base alla vostra ricerca, si apriranno decine di siti in cui si parlerà dell’olio di cocco, ma certo non nella stessa chiave di qualche riga fa. Anzi, in questi siti si sottolinea come l’olio di cocco andrebbe evitato il più possibile, perché ricco di acido laurico, un grasso saturo che se da una parte è vero che svolge azione antibatterica, dall’altra (se assunto in generose quantità) innalza i livelli di colesterolo nel sangue, e quindi i vari problemi di salute ad esso legati.
Immagino rimarrete stupiti nell’apprendere che l’olio di cocco, nel regno vegetale, detiene il primato per quanto riguarda i grassi saturi - quelli che andrebbero evitati -, superando perfino il burro! Spesso la gente si preoccupa dell’avocado, ignorando che i suoi sono grassi insaturi, e quindi grassi buoni. Bisognerebbe sempre tenere presente la distinzione tra grassi saturi e grassi insaturi, perché è la loro diversa natura a essere rilevante, non il fatto che siano “grassi”.
Ma allora, dove risiede la verità? L’olio di cocco è davvero fantasmagorico, o fa male come l’olio di palma?
Innanzitutto, come abbiamo detto in tantissime altre sedi, ciò che fa la differenza è l’uso di un alimento in rapporto alla propria dieta. Una dieta già ricca di grassi e povera di cibi sani, quali frutta e verdura (cruda), sicuramente non trarrà alcun tipo di beneficio dalla presenza dell’olio di cocco, soprattutto se usato in quantità più che discrete; se, al contrario, la dieta seguita è già ricca di nutrienti importanti e povera di grassi saturi, impiegare questo tipo di olio in cucina di tanto in tanto, non manderà nessuno all’ospedale. La chiave sta sempre nel sapersi regolare, ma capisco che per alcuni non sia così facile.
Nonostante la presenza dell’acido laurico, comunque, i pro che vengono attribuiti all’olio di cocco sono effettivamente concreti. Il consiglio che posso quindi darvi è di limitarne l’uso nel tempo e nelle quantità, in modo da poter godere dei suoi benefici senza andare a inficiare sul vostro livello di colesterolo!
Spero che abbiate trovato questo topic interessante come l’ho trovato io, voi eravate già a conoscenza di questa “dualità” dell’olio di cocco? O avete sempre pensato che fosse un suerfood fatto e finito?
Mi auguro che le mie risposte vi siano servite in qualche modo, o che vi spingano a cercarne altre! Per ora vi saluto e, come sempre…
Alla prossima!
Ennesimo articolo che “lima” il credo salutista, spesso vittima di infezioni commerciali e dicerie da “sentito dire”.
Resto dell’opinione che l’olio di cocco appartiene a quella nutrita schiera di alimenti che possono compensare o arricchire saltuarie ricette, senza farci pentire di alcunchè. In fin dei conti la biologia umana è complessa proprio per poter digerire e filtrare buone percentuali di sostanze tossiche per l’organismo e l’idea di mangiare sano al punto da ingurgitare solo “oro potabile” è pura utopia.
L’importante è aiutare il nostro corpo a non intasarsi di scorie, per esempio sottolineando che l’olio di cocco ha un pessimo punto di fusione e che quindi non è l’ideale per friggere, meno peggio del terribile olio di girasole, ma un ammasso di grassi polinsaturi a lunga catena (=non fanno bene) in confronto al buon olio d’oliva.
Ciao!!! Leggo sempre con interesse i tuoi post e devo dire che mi piace la “piega” che ha preso il blog, perchè sono un’appassionata di nutrizione/alimentazione (o una pazza che anche sotto l’ombrellone legge saggi riguardanti il cibo, l’obesità, i prodotti industriali, il marketing e i superfood ecc. ecc.)!!
Per quel che riguarda l’olio di cocco, ho provato a informarmi al riguardo: io lo uso per alcuni prodotti da forno e mi ci trovo benissimo (sopratutto per fare la pasta frolla, sfoglia, brisée: chiaramente essendo solido funziona molto meglio degli altri oli) e avrei voluto capire se si tratta di un alimento sano o da evitare, come spesso accade sono giunta alla conclusione che la verità sta nel mezzo e cioè che non si tratta di un prodotto demoniaco, ma che di certo non ci si può abbuffare di esso.
Io quindi ho deciso di continuare a usarlo nei prodotti da forno (ma non ad es. nelle torte dove uso l’olio di girasole, ma anche in questo caso: farò bene o no? L’olio di girasole non è stabile alle alte temperature, mentre quello di cocco si, cosa è meglio quindi?!) che cmq in casa mia si consumano sporadicamente (cioè ne preparo meno di una volta a settimana e cerco di non strafare con le porzioni).
Ho letto però spesso che vi è una differenza tra grassi saturi a catena lunga-media-corta: l’olio di cocco conterrebbe principalmente grassi saturi a catena media, sarebbero quelli a catena lunga i peggiori; questa ulteriore suddivisione sembra essere una novità nel campo dell’alimentazione, non se ne sa moltissimo e ci sono ancora studi in corso, prima sembra che questa differenza non fosse conosciuta (uso il condizionale perchè ho trovato davvero scars informazioni al riguardo e nulla che riportasse fonti attendibili).
In ogni caso, quando si parla di superfood storco il naso a prescindere: ci sono cibi che effettivamente ci fanno bene, ma bisogna assumerli in maniera continuativa, all’interno di una dieta variata ecc.
E cmq come può un olio essere un superfood? Per sua natura non è un alimento di cui ci si può abbuffare (e questo vale per qualunque tipo di grasso, anche per l’olio d’oliva!!!), anche avesse tutte le migliori qualità cmq rimane un alimento da usare con parsimonia (e credo che i problemi alimentari di molte persone, in generale, abbiano il loro fulcro proprio lì: siamo naturalmente attratti da cibi dolci/grassi e calorici -innanzitutto per ragioni ancestrali- e spesso non ci rendiamo conto che la moderazione è la chiave di un’alimentazione sana e corretta); diciamo che è più o meno lo stesso discorso che viene fatto con lo zucchero: lo zucchero di canna integrale contiene effettivamente vitamine e altri micronutrienti che non si trovano in quello bianco, ma come si può pensare di assumere questi nutrienti tramite lo zucchero? E’ un cibo troppo calorico e la sua presenza nella dieta dev’essere moderata, bisognerebbe rivolgersi ad altre fonti per assumere vitamine (vd. verdure in primis in questo caso); con l’olio di cocco il ragionamento non cambia di molto!
Diciamo anche che la natura non ha creato nessun alimento dedicato all’uomo: il fatto che ci nutriamo di certi cibi è accidentale, l’uomo ci ha messo migliaia di anni a capire cosa fosse commestibile e cosa no (e questo processo continua ad essere in atto, anche se di rado avviene al supermercato!), ha sviluppato tecniche che rendessero maggiormente commestibile o nutriente determinati cibi, ha cercato di modificarne altri a suo favore e intanto la natura ha continuato a sviluppare tecniche per difendersi da questo attacco (le piante con le spine, i legumi con la buccia molto dura ecc.) e la complessa evoluzione e il complicato equilibrio tra le due cose hanno dato vita all’alimentazione di oggi! Tutto questo per dire che dato che la palma del cocco non produce nè il frutto, nè tanto meno l’olio pensando all’uomo, allora questo (come il 99% degli alimenti) avrà caratteristiche positive e negative (per l’alimentazione si intende)! Se la natura fosse così benigna e perfetta a nessuno sarebbe venuto in mente di sforzarsi così tanto per sviluppare gli OGM ;)
Ciao Eleonora, ben ritrovata!
Scusa il ritardo ignominioso con cui rispondo, è un periodo davvero frenetico e a momenti non mi ricordo nemmeno di respirare… però ci tenevo a rispondere al tuo commento lungo e articolato! :)
Mi trovi concorde su tutto il fronte, tanto più che credo non sia una novità il fatto che io sia una sostenitrice della filosofia “basta regolarsi”. Non credo in nessuna delle demonizzazioni alimentari di cui sento tanto parlare, semplicemente perché, come qualcosa di salutare ha bisogno di tempo e costanza per sortire effetti, la stessa cosa accade per ciò che è nocivo. Certo, se parliamo di cicuta il discorso è diverso, ma se parliamo di alimenti come l’olio di cocco (che per inciso anche io continuo a usare nella frolla e nei biscotti, mentre MAI lo userei per friggere o cucinare, a partire dal sapore), l’olio di palma e tante altre cose, il discorso cambia. Se si mangiano 3 biscotti contenenti olio di cocco una volta ogni tanto non è come mangiarli 3 volte al giorno tutti i giorni! La gente ormai va in panico per nulla, i media o internet dicono una cosa e tutti ad ascoltarli, senza nemmeno farsi due domande. E questo vale anche per i superfood. L’aglio è catalogato anche lui come superfood, ma a dispetto dei suoi tanti pregi non ho ancora sentito nessuno che ne mangi un generoso spicchi ogni giorno, chissà come mai! :P
E del fatto che la gente abbocchi a qualsiasi cosa ho esempi tangibili: la persona che se l’era presa col microonde mesi fa (altra demonizzazione ridicola) e di cui avevo parlato in un vecchio post, faceva regolarmente colazione con del salutare olio di cocco a freddo spalmato sul pane, pensando che le facesse bene al cervello… contenta lei!
Insomma, come sempre la questione è… il giusto sta nel mezzo ;) un abbraccio!
Ciao. Articolo molto interessante il tuo e, per non sbilanciarti, come pure farei io laddove non ho una conoscenza profonda dell’ argomento, concludi dicendo “la verita’ sta nel mezzo”.
Io personalmente mi sono voluta documentare fino in fondo, ho fatto una ricerca mirata e precisa riguardo questo dilemma: l’ olio di cocco fa male o no ? Ebbene ti invito a leggere questo articolo:
http://www.nutrizionenaturale.org/i-grassi-e-la-salute/rapporto-la-verit%C3%A0-sui-grassi-saturi/
La persona che lo ha redatto on e’ un medico e non divulga le informazioni a scopo di lucro….e’ semplicemente una persona “informata” che si e’ documentata su certi argomenti avendo avuto importanti problemi di salute.
Buona lettura e buona serata a tutti.
M. Teresa