Jamie Oliver e il “vegetarismo part-time”

In questi ultimi anni i cooking show hanno letteralmente invaso le nostre case, e questo boom ha visto numerosi chef passare dallo status di “cuoco” a quello di “star della televisione” con un certo successo. Pensiamo a figure di punta come quel simpaticone di Gordon Ramsay, o al più nostrano (ma non meno simpatico) Carlo Cracco, o ancora alla raffinata Csaba Dalla Zorza, non solo promotrice dell’eleganza a tavola, ma anche della cucina sana (è una dei pochi “famosi” in Italia ad aderire ai Meatless Mondays).

Jamie OliverFra tutti questi personaggi culinari, come dimenticare il buon Jamie Oliver, lui che forse è stato uno dei primi ad apparire sugli schermi italiani? No, non potevamo certo scordarcelo, e infatti oggi ne andremo a parlare, soprattutto perché da qualche settimana è stato protagonista di una scelta alimentare che, a sentirla nominare, lascia un po’ disorientati, richiedendo una spiegazione. Prima di addentrarci nell’argomento, però, vorrei osservare - e far osservare - come fra Gordon Ramsay, Jamie Oliver, Nigella Lawson e tanti altri chef britannici, il Regno Unito stia cercando di prendersi una certa rivincita in cucina, un mondo che l’ha sempre visto agli ultimi posti, fra derisioni e riserve del caso. Che sia in atto una rivoluzione? E chi lo sa. Mentre plasmiamo i nostri pensieri sulla faccenda, puntiamo i riflettori addosso a Jamie Oliver e vediamo come mai è interessante parlare della sua scelta alimentare.

Food Revolution Jamie OliverChi conosce la figura di Jamie, i suoi programmi e la sua cucina, saprà che oltre a essere un cuoco gioviale e simpatico, ha costruito la sua fama e il suo business su un approccio al cibo il più sano possibile.
In TV, su Food Network, si prodiga in ricette di massimo 15 minuti per insegnare ai britannici (e non solo a loro) a mangiare in modo salutare ma gustoso, senza spenderci troppo tempo; nei suoi ristoranti spesso si privilegiano ricette italiane, che si basano sull’utilizzo di ingredienti semplici e freschi, come verdure, ortaggi e olio EVO; in giro per il paese è spesso promotore nelle scuole di uno stile alimentare corretto per i più piccoli; sul web è sovente impegnato in battaglie e petizioni per combattere la cattiva alimentazione che spadroneggia in UK e che porta una gran percentuale della popolazione a obesità e problemi di salute.

Insomma, Jamie Oliver sembra (ed è) il buon samaritano della cucina, e certamente il suo atteggiamento è molto diverso da quello di Gordon Ramsay, che pur amando il buon cibo, non si è mai dimostrato granché veg-friendly, anzi, ha esplicitamente ammesso in più di un’occasione di essere contro il vegetarismo.
Ed è qua che arriviamo al nocciolo della questione!

Con premesse del genere, era forse ovvio che Jamie Oliver, prima o poi, avrebbe svoltato.
Il primo passo di questa svolta è stato per il cuoco britannico quello che lui stesso ha definito “vegetarismo part-time”. A leggerne le caratteristiche, mi sembra che si tratti di puro flexitarismo, mischiato a “vegetarismo feriale“, argomenti di cui avevamo parlato mesi e mesi fa. Secondo Jamie, infatti, vegetarismo e veganismo (quest’ultimo portato avanti con coscienziosità) sarebbero ottime diete da seguire da un punto di vista prettamente salutistico, e ha rafforzato questa affermazione dicendo che tutti dovrebbero imparare da vegetariani e vegani, che basano la propria dieta sui vegetali anziché sui prodotti di origine animale.

Jamie Oliver VegJamie ha così dichiarato di mangiare vegetariano almeno 2-3 volte a settimana, e, in generale, ogni volta che gliene si presenti l’occasione. Stando alle sue parole, mangiare veg* rappresenterebbe una scelta azzeccata non solo per la propria salute, ma anche dal punto di vista economico, per non parlare di quello creativo. Perché la creatività in cucina è importante e riuscire a rendere irresistibile un piatto di fagioli è una sfida molto stimolante!

Insomma, Mr Oliver, che sarebbe anche autore di un libro di ricette completamente vegetariane (che a quanto ho letto, però, l’emittente di riferimento non vuole portare sul piccolo schermo, a cause di numerose riserve in merito), vorrebbe espandere il veg-verbo, e secondo me potrebbe riuscirci davvero. Trovo che quest’uomo, col suo modo di fare allegro e alla mano, potrebbe dare una gran mano all’espansione di vegetarismo e veganismo, tanto più che per molti è già un modello da seguire.
Riuscirà il nostro eroe nel suo intento? Io glielo auguro vivamente, e, per sostenerlo, vi invito a firmare la sua ultima petizione online per combattere “la mala educación” alimentare.

Cosa pensate del buon Jamie Oliver? Vi piace o non lo avete mai considerato? E cosa pensate della sua scelta, potrebbe davvero spingere le persone a scegliere la via del vegetarismo o del veganismo?
Dite la vostra lasciandomi un commento qui sotto, su Facebook o su Google+!

Alla prossima!

2 thoughts on “Jamie Oliver e il “vegetarismo part-time”

  1. Mi piace molto Jamie, è simpatico, le sue ricette sfiziose e semplici, ho preso spunto da lui tante volte…considerata la sua fama credo che potrebbe contribuire a diffondere la cucina veg e quindi ad avvicinare più persone alla cucina vegana e vegetariana…magari solo part-time, ma già sarebbe un buon risultato ;)

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