Buongiorno a tutti e ben tornati da queste parti!
Oggi voglio rendervi partecipi di una riflessione che mi trovavo a fare in questi giorni, perché potrebbe risultare per voi interessante.
Brighton, la città in cui mi trovo attualmente, è una specie di sogno a occhi aperti per noi veg*, perché è vegan friendly in una misura che, fino ad oggi, mi era ignota: è costellata di ristoranti, pasticcerie e caffè vegani, e non solo, anche i posti che non lo sono offrono quasi sempre alternative per vegetariani e vegani.
Insomma, Brighton è una cittadina a dimensione di vegano, di certo lo è molto più della Londra che ricordo io (sono passati ben quattro anni, quindi forse le cose sono cambiate), e lo è sicuramente più di Edimburgo, dove la parola “vegan” sembra essere una semi-sconosciuta. Inutile dire che lo è anche più di Milano (o dell’Italia in generale), che comunque, fra le realtà italiane, è la meno peggio.
Devo dire che questo mi rende molto contenta e me la fa apprezzare in modo particolare, perché so che se mi verrà fame e sono fuori, ho una vasta scelta di posti in cui recarmi per comprare da mangiare.
Tutto questo è meraviglioso, ma, come per tutto, c’è il rovescio della medaglia.
E’ vero che nel momento del bisogno ho tante frecce al mio arco, ma… a quale prezzo? Penso di aver provato la maggioranza dei posti vegan a Brighton (Infinity Foods, Infinity Foods Kitchen, V-Bites, Loving Hut, Angel Food Bakery, Catwalk Cakes), e devo confessare con una certa amarezza che il mio portafogli ne è uscito in lacrime. E non sempre ne è valsa la pena, sono sincera.
Per chi fra voi non mastichi bene la differenza fra la sterlina e l’euro, diciamo che in linea di massima a un prezzo in £ va aggiunto un 20% in più per ottenere il corrispettivo in €. Per farvi capire cosa intendo quando parlo di lacrime, ecco alcuni esempi: un cupcake, in media, costa fra i 2.50 e i 2.85 £; le fette di torta si aggirano tra i 3,70 e i 3.85 £; i tramezzini costano tra i 3.85 e i 4.10 £ e, infine, per i pasti a buffet si superano i 6 £ (per fortuna, in alcuni casi vale la formula “all you can eat”). Allucinanti sono poi i casi in cui, per mangiare burgers che scimmiottano la carne o il pesce, si arrivi ai 7.50 £ a botta.
Ora, io non sono una cima in matematica, ma se aggiungete a questi prezzi il famoso 20% di cui sopra, non c’è da stare allegri.
Certo, qualcuno mi potrebbe venire a dire “forse prezzi simili vengono giustificati da ingredienti di una certa qualità, magari bio“. Non posso parlare per tutti i locali di Brighton, ma posso dirvi che, lavorando nella cucina di uno di questi posti cui faccio riferimento, gli ingredienti utilizzati arrivano dal supermercato, lo stesso dove faccio io la spesa, e di bio non hanno nulla. Anzi, vi dirò di più, se escludiamo Infinity Foods, agli altri posti non interessa nulla degli ingredienti usati, perché fanno tranquillamente ricorso a farina bianca, coloranti alimentari, margarina e chi più ne ha più ne metta. Rispetto ai ristoranti italiani, dove si cerca di coniugare la cucina sana alla filosofia vegan, non si sforzano granché.
E visto che parliamo dell’Italia, per par condicio, la solfa è la stessa anche a casa nostra: se si vuole mangiare in locali specificamente vegan, la maggior parte delle volte il portafogli deve avere la forma di una fisarmonica, e fra le singole pieghe deve ospitare un buon numero di banconote.
Ed ecco la mia riflessione: ho la strana sensazione che il messaggio che passi, in generale, è che se vuoi essere vegano, devi avere i soldi, altrimenti nulla. Ovviamente non mi riferisco al fatto che noi tutti si cucini felicemente a casa nostra, quello è scontato. Là siamo noi a scegliere ingredienti, procedimenti e varianti, e sappiamo bene che preparandoci da soli il nostro cibo risparmiamo un sacco di soldi e siamo sicuri di come lo cuciniamo.
Il problema arriva quando, magari, capita che dobbiamo mangiare fuori, per motivi di studio o di lavoro, e non abbiamo avuto il tempo di preparare nulla. A me fa piacere che ci siano un sacco di posti in cui si può mangiare vegan, però mi rendo conto che ciò che questi locali propongono viene visto come “sfizio” occasionale, non come una filosofia di vita da promuovere. Perché dovrebbe essere quello il fine ultimo, o erro? Espandere il più possibile il “credo”, per far sì che sempre più persone aderiscano.
Non mi sembra che, a questi livelli, i locali vegan differiscano granché dai ristoranti etnici, in cui ci si reca di tanto in tanto per provare l’ebbrezza di qualcosa di diverso. Anzi, vi dirò di più, l’impressione che continuo ad avere (e ne avevo già fatto menzione in passato) è che questo genere di posti porti a “ghettizzarci” fra noi, fallendo nel compito di diffondere il messaggio che ci sta tanto a cuore, cioè che “vegan è la via”.
Un equilibrio maggiore relativo ai prezzi di vendita, secondo me, sarebbe più apprezzabile, sia qua che in Italia, perché da una parte faciliterebbe la vita a chi è già vegano fuori dalle sue quattro mura casalinghe, e dall’altra invoglierebbe chi ancora non lo è a provare un cibo appartenente a una categoria verso la quale si nutrono spesso pregiudizi.
Ma questo non è altro che il mio umile pensiero.
E voi cosa ne pensate della questione “prezzi”? E’ giusto che la cucina vegan si faccia pagare come se fosse qualcosa fuori dall’ordinario, oppure no? Dite la vostra in un commento qua sotto, oppure su Facebook o Google+! ;)
Alla prossima!
Ciao Jules,
é inquietante leggere questo articolo 2 giorni prima della mia partenza per Londra! Comunque temo che valga la solita legge della domanda e dell’offerta..per ora l’essere Veg è una scelta di pochi e quindi rientra nel “privilegio raro”i di mangiare prodotti “particolari”: quindi ad alto costo.
Sono fiducioso che tra 5-10 anni, i prezzi scenderanno..
Spero… :P
Ciao Riccardo ;) perché inquietante? Guarda che Londra alla fine è ben fornita… basta solo cercare bene :) 4 anni fa l’unico negozio vegano era vicino a dove vivevo ed era sfigatissimo… e mi fece passare per seitan una specie di salsiccione simile a quello che compravo al mio cane! Insomma, spero le cose siano cambiate eheh!
Per quel che dici tu, certo, vale, soprattutto in Italia dove la domanda è ancora effettivamente troppo bassa… ma in una città come Brighton dove ci sono tutti questi posti, forse la domanda è un tantino più alta! E allora mi chiedo, perché? Ti assicuro che questi prodotti di particolare non hanno niente… che nessuno mi dica che verdure saltate in padella al curry o involtini primavera sono particolari e valgono 6£ o di più, se no scoppio a ridere :P
Avrei voluto in effetti specificarlo nell’articolo, ma mi sono scordata! Grazie quindi per avermelo ricordato, e buon viaggio! :)
Io credo che i prezzi dei ristoranti vegan siano eccessivamente gonfiati e facciano passare un messaggio completamente distorto, perché in realtà nella vita quotidiana l’alimentazione vegana è molto più economica rispetto a quella onnivora (lo vedo ogni giorno, confrontando i carrelli della spesa mio e di mia mamma, ad esempio). La cosa mi infastidisce parecchio e preferisco di gran lunga, quando mi capita di pranzare o cenare fuori, recarmi in locali non vegan e scegliere qualcosa di vegan dal menu o farmi preparare qualcosa al momento: decisamente più economico e talvolta anche una piacevole sorpresa per il palato! ;)
pienamente d’accordo Francesca! non avrei saputo spiegare meglio il mio punto di vista… :)