“Halal”, cos’è e perché sconvolge l’Occidente

Buongiorno a tutti amici e amiche!
Oggi si fa le persone rigorosamente serie: niente battute, niente ironia, perché l’argomento è delicato, culturale e si potrebbe trascendere in qualsiasi istante, quindi stiamo calmi e prendiamo un bel respiro prima di scrivere qualsiasi cosa.

A quanti di voi è capitato di passare davanti a macellerie islamiche, kebabbari, o negozi etnici, e leggere in vetrina “qui vendiamo carne Halal“, o diciture simili? Immagino a molti. Quanti di voi sanno a cosa si riferisce questa definizione? Magari la maggior parte di voi è già informata, ma posso capire che non tutti sappiano quale sia il significato di “Halal”. Io stessa, fino a quattro anni fa, lo ignoravo. Erano i tempi in cui vivevo a Londra, e spesso nel posto in cui lavoravo entravano clienti che chiedevano se la nostra carne fosse Halal. Io rispondevo di no, perché era la verità, ma la mia risposta non includeva certo una consapevolezza vera e propria.
A quel punto, una sera, andai a farmi un giro su internet per capire cosa fosse questa famosa “Halal meat” che chiedevano in molti, e trovai le mie risposte. Da vegetariana, non fui molto contenta di scoprirlo, e, a quanto pare, non lo erano neppure molte delle associazioni animaliste sparse per il globo.

Premetto che, scrivendo questo articolo, non esprimerò giudizi o opinioni su una cultura che non conosco e su cui potrei perfino dire inesattezze, perciò mi atterrò scrupolosamente a quello che ho letto su internet, a partire da Wikipedia. Ci tengo a spiegare (per quanto posso, perché non è facile fra termini e riti specifici) in cosa consista l’Halal perché penso sia utile per tutti conquistare una consapevolezza in più che ci aiuti a forgiare le nostre coscienze e, in generale, ci aiuti a capire ciò che ci sta intorno.

halalIniziamo con un po’ di linguistica: “Halal” significa letteralmente “permesso”, e per quanto la parola abbracci un significato sicuramente più ampio, in Occidente viene indissolubilmente legata al cibo consentito dalla legge islamica. Il contrario di “Halal” è invece “Haram”, che significa “vietato”. Quindi per la legge islamica i cibi si dividono in Halal e Haram (e fra questi ricordiamo il maiale, che, com’è noto, non viene mangiato).
Quando le macellerie dichiarano di vendere “carne Halal” si riferiscono perciò a un tipo molto specifico di macellazione, una macellazione rituale che ha il compito di rendere altre carni che non siano il maiale consentite. I principi a cui attenersi, però, sono molto severi e devono essere rigorosamente rispettati.
Tra questi troviamo: l’obbligo di pronunciare il nome di Dio prima che avvenga la macellazione; la massima attenzione nel maneggiare la carne macellata per far sì che non venga contaminata da altri cibi che siano Haram; la completa eliminazione del sangue dall’animale, poiché il sangue provocherebbe il deterioramento della carne stessa e renderebbe la carne Haram.

A suscitare però indignazione e polemiche nel mondo occidentale (l’ENPA in Italia ha addirittura promosso una petizione per abolire questa macellazione), è il tipo di trattamento che viene riservato all’animale. Se da una parte, fra i principi di cui sopra, troviamo regole che stabiliscano come il benessere dell’animale debba essere al primo posto (deve essere nutrito e calmato, e il coltello non deve essere affilato davanti ai suoi occhi per non provocargli stress e paura), e come l’atto stesso debba avvenire nel modo più umano possibile (deve essere rapido e indolore, con la recisione istantanea di giugulare, carotide, trachea ed esofago), dall’altra il fatto che lo sgozzamento debba compiersi senza stordire prima l’animale viene vista come una crudele barbarie. Per rispettare i principi dell’Halal, infatti, è assolutamente necessario che l’animale arrivi vivo e cosciente alla macellazione, che altrimenti non sarebbe lecita.
Per quanto venga dichiarato dai macellai islamici che questo genere di pratica (che altro non è se non morte per dissanguamento) sia veloce, indolore e rispettosa nei confronti dell’animale, sono in molti ad affermare l’esatto contrario, ovvero che sia una morte lenta, dolorosa e che condanni l’animale a indicibili sofferenze, tra urla e strazi.

Certo, da vegana mi chiedo cosa ci sia di tanto scandaloso rispetto ai nostrani mattatoi, dove comunque gli animali vengono barbaramente uccisi fra altrettanti lamenti e grida disperate. La differenza tra le due procedure risiede semplicemente nel fatto che, per legge, in Europa, le macellazioni prevedono che l’animale venga prima stordito, e solo dopo ammazzato. Non lo giudico un atto granché compassionevole, ma secondo l’opinione comune e le diverse associazioni, resta una differenza enorme fra il nostro modo di uccidere gli animali e il modo adottato dal mondo islamico. Sgozzamento istantaneo contro sgozzamento post mortem.
Sempre da vegana aborro entrambe le metodologie, e sempre da vegana trovo ci sia una sottile ipocrisia da parte dell’Occidente nell’indignarsi tanto per qualcosa che fa parte della sua consuetudine.

Insomma, questo è quanto. Non mi addentro in spiegazioni più specifiche perché davvero rischierei di dire sciocchezze, però, in generale, le cose stanno così, Halal significa questo.

Voi ne eravate già consapevoli o l’avete scoperto ora, leggendo questo articolo? E cosa ne pensate, in generale?
Come sempre, lasciate un commento qua sotto, su Facebook o Google+!

Alla prossima!

3 thoughts on ““Halal”, cos’è e perché sconvolge l’Occidente

  1. non conoscevo il termine e cosa indicasse. lo scopro ora e credo che non si possa giudicare cosa sia più o meno umano. è una cosa che fa parte di una cultura e di certo noi occidentali non siamo nella posizione di poter giudicare cosa sia meglio per un altro essere vivente

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