Un po’ di etimologia: perché “vegan”?

“Ciao, sono Vercingetorige e sono vegano.”
“Wow, fico. Ma… vegano? Cosa vuol dire?”
“E’ come essere vegetariani, ma in più non mangi latte, formaggi, uov…”
“Frena, quello lo so già. Intendevo: cosa cavolo significa la parola “vegano”?”

Come forse ho detto altre volte, oltre a essere una cosiddetta “grammar nerd”, sono anche molto appassionata di etimologia (ognuno ha le sue croci), tant’è che, mesi fa, avevo affrontato la differenza tra “marmellata” e “confettura”, spiegando il percorso che nei secoli le hanno portate a distinguersi.
La problematica odierna è ben più importante, perché è inerente a una parola che ci riguarda molto da vicino e delinea non solo quello che mangiamo, ma anche il modo in cui viviamo, la nostra filosofia.

Da dove arriva il termine “vegan”? Molti, quando dichiariamo che siamo vegani, fanno le classiche battute “chi siete, gli abitanti della stella Vega?”, oppure “siete i nemici di Mazinga?” (o era Goldrake? Mica mi ricordo…). Le battute lasciano il tempo che trovano (farebbero anche ridere se non fossero vecchie come il cucco :P), però c’è da dire che nessuno di noi sa fornire una spiegazione etimologica che illumini le menti ottenebrate dal dubbio. Aggiungiamoci anche - e questo mi crea una certa irritazione! - che siamo nel 2015 e i dizionari caricati nei computer (parlo per i miei due pc e il mio tablet, rispettivamente: Apple, Windows e Android) ancora sottolineano in rosso le parole “vegan”, “vegani/o/a”. La faccenda mi perplime (ah, anche “perplime” è un errore).

In pochissimi lo sanno (io ne ero a conoscenza, ma anche là fioccavano i “perché?”), ma i vegani possono essere conosciuti anche come “vegetaliani” (sì, con la L), o “vegetariani stretti“. Posso facilmente dedurre perché sia il termine “vegano” a vincere sugli altri, vi immaginate dover dire ogni volta “vegetariani stretti”? E che dire di “vegetaliani”? Lo ammetto, è quest’ultimo a lasciarmi maggiormente disorientata.

Mi sono così lanciata in un appassionante viaggio all’interno delle radici linguistiche del veganismo.
Amanti dell’etimo, mi spiace deludervi, ma non c’è niente di eccitante nella nascita della parola “vegan”. Anzi, ha alle spalle una storia molto semplice.
L’inglese Donald Watson, già appartenente alla Vegetarian Society, a un certo punto si rese conto che essere vegetariani non bastava più. Così si iniziarono a porre i primi paletti: via il latte, il formaggio, le uova. Era ovvio che il nuovo orientamento alimentare necessitasse di una definizione, così nel 1944 Watson coniò il termine “vegan”. Glielo suggerirono i suo stessi seguaci, i quali, dopo diverse proposte ridicole (tra cui ricorderei “dairyban”, “vitan”, “benevore”, “sanivore”, “beaumangeur”… altro che pollotariani), arrivarono a “vegan” prendendo le prime tre lettere e le ultime due di “vegetarian”. Niente di complesso.
La parola fu accettata dall’Oxford English Dictionary e tanti saluti.

Insomma, forse “vegan” per alcuni suona assurdo e un po’ fantascientifico, ma, considerate le alternative, direi che ci è andata di lusso (non riesco a immaginare se fosse passato “beaumangeur”…).
Adesso potrete spiegare a tutti perché vi chiamate vegani! Il prossimo passo sarà farglielo accettare senza fare storie, ahah!

Alla prossima!

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