Buon lunedì a tutti!
Stamattina non apriamo con un sondaggio (i sondaggi sono ancora in fase test e sto decidendo come organizzarli e quante volte), ma con uno di quegli articoli a cui appiccico il tag “delucidazioni”. Come evincerete facilmente dal titolo del post, infatti, è tempo di riflessioni e puntini sulle i.
Essere vegani, vegetariani, basare la propria dieta in generale solo sui vegetali è una scelta che, come detto più volte, viene fatta per molteplici ragioni. La più gettonata è sicuramente quella etica, ma negli ultimi anni anche quella salutista sta riscuotendo un certo successo. Ma attenzione, anche fra chi adotta lo stile di vita veg* per etica si possono distinguere livelli differenti: ci sono quelli che mangerebbero anche i copertoni dei tir pur di non toccare un qualche derivato animale; ci sono quelli che non solo mangiano vegan, ma si attengono con disciplina a cibi sani, non raffinati, di stagione e via dicendo; ci sono quelli che cercano di trovare compromessi tra le due cose per non correre il rischio di finire a patire la fame come i protagonisti di The Walking Dead.
Perché alla fine la dieta che uno sceglie di perseguire è influenzata anche da fattori che non sono la sola volontà o i soli ideali: c’è da considerare il luogo in cui si vive (abitare in grandi/piccole città fa la differenza), la propria disponibilità economica (frutta, verdura, prodotti bio e surrogati vari sono costosi ovunque), la società in cui si è immersi (sicuramente essere vegan in Cina è meno possibile che negli USA).
In tutti questi casi, l’imperativo è cercare di non venire a contatto con cibi e prodotti che potrebbero nuocere agli animali, o che in qualche modo ne vedano lo sfruttamento. Non è sempre possibile, certo, ma si fa quel che si può (e di solito ci si riesce). La bussola che governa vegetarismo/veganismo è solo una, ed è la propria coscienza.
E con questa precisazione, ora arriviamo al titolo del post: “vegan” non sempre coincide con “cruelty free”. Prendiamo gli Oreo, che cito solo perché ne abbiamo parlato di recente (potrei parlare di molti altri prodotti). Abbiamo detto che sì, tecnicamente sono “vegan”, perché non contengono uova, latte, burro né qualsiasi altra cosa che ci rimandi al regno animale. Però contengono olio di palma. E l’olio di palma sappiamo bene che, oltre a fare male alla salute, quando non è bio contribuisce alla morte di numerosi scimpanzé, gorilla e altri primati, oltre a danneggiare pesantemente l’ambiente. C’è addirittura chi afferma che anche la coltivazione ecosostenibile sia una fregnaccia. Perciò in questo senso possiamo sì dire che gli Oreo sono vegan, ma non sono “cruelty free” nel senso più letterale del termine.
E questo non vale solo per gli Oreo, sia chiaro, vale per tutti i prodotti che contengono olio di palma (ma anche altri ingredienti di cui magari io non sono a conoscenza, ma per cui vale la stessa storia).
Un caso analogo (seppur all’inverso) potrebbe toccare invece la cosmesi e le famose creme a base di “bava di lumache”. Sono da sempre sospettosa nei confronti di questi prodotti (che non ho mai usato, né mai userò), nonostante venga specificato dappertutto che nella loro produzione alle lumache non venga torta un’antenna. Ammettiamo che sia vero, quindi che il prodotto sia “cruelty free”. Ma sarebbe strettamente “vegan” (ossia in linea col principio di non sfruttare gli animali in nessun senso)? Anche qua, la linea di demarcazione viene tracciata dalla propria coscienza.
A questo punto torniamo a parlare di compromessi. Essere flessibili - fino a un certo limite, chiaramente - è un “pro”, ma a quanti “contro” poi si va incontro? E la nostra coscienza, sotto sotto, cosa ci sussurra?
Vi lascio così, con un finale aperto :) Mi sembrava fosse giusto lanciare uno spunto di riflessione su questo argomento, perché spesso non ci si presta attenzione, o non lo si vuole fare.
Ditemi cosa ne pensate in un commento, su Facebook o dovunque vogliate!
Alla prossima!
Ah, che domandona! Il problema di chi, come me, si trova a desiderare di percorrere la retta via del veganesimo è costellata di impedimenti e di trabocchetti. Fino a poco tempo fa (prima di leggere un tuo articolo) non sapevo che per estrarre l’olio di palma ne facessero le spese gli animali. Leggevo “olio di palma” sulle etichette e pensavo “wow, bene, questo è vegano”, ma non mi ero mai posta il problema che potesse o non essere cruelty-free. Adesso è ancora più difficile diventare vegan, perché significa che se fai la spesa in un supermercato qualsiasi, dovrai leggerti millemila etichette e ad ogni ingrediente che ti sembra vegan dovrai farti mille domande su quanti e quali animali ne avrnno fatto le spese. Mettiamoci anche che il mercato ha tutto l’interesse a screditare l’alimentazione vegetariana e vegan e a promuovere la classica dieta mediterranea (per dirne una) e le difficoltà aumentano ancora di più. Inoltre mi domando: ma se un alimento / vegetale, per essere coltivato, non ha subito trattamenti con antiparassitari e compagnia bella, perché mi costa di più? Non dovrebbe costare di meno proprio perché non sono stati usati accorgimenti chimici? O è sempre il solito “mercato” che mi obbliga a pagare di più per farmi passare la voglia di diventare vegano?
eh già la coscienza e i compromessi. credo che una persona che sceglie di eliminare prodotti che derivano da animali e lo fa per motivi etici cerca di evitare tutti quei prodotti che data la produzione industriale provoca danni agli animali. ad esempio io se avessi la gallinella nel cortile forse qualche volta un’uovo nei dolci ce lo metterei. le uova del contadino che poi la gallina se la mangia invece non le compro. confesso che ogni tanto il miele lo mangio. e anche qui, so chi lo produce e come lo produce, se fosse industriale non lo mangerei. ma ovviamente è un prodotto che comunque sfrutta le api e teoricamente un vegan non lo mangia (che ci sia una definizione anche per i vegani che mangiano il miele? ihihihi scherzo :P).
dall’altro lato ho visto persone che hanno fatto la scelta vegan per motivi di salute e hanno eliminato dalla loro alimentazione prodotti raffinati di ogni tipo salvo poi comprarsi delle scarpe di pelle.
ora io penso che ognuno fa quel che può ma poi in un modo o nell’altro devi raggiungere dei compromessi sulle tue idee alimentari e non, altrimenti davvero diventi un asociale :P se normalmente non usi la margarina e qualcuno fa un dolce apposta per te che la contiene che fai non lo mangi perchè fa male? ci sono cose sulla quale non puoi proprio soprassedere ma altre in cui forse è meglio avere qualche sussurramento dalla coscienza.
Ho un’amica diventata recentemente vegetariana (assieme al fratello :D), ha quattro belle gallinelle in giardino. Le uova le prendono da loro, rispettandole, nutrendole, coccolandole. In questo non ci trovo nulla di male (se piacciono le uova), a meno che appunto non ci si impunti sulla filosofia nuda e cruda e si dica “no” perché dagli animali non si vuole nulla. Però lo troverei sciocco, voglio dire, lo metto sullo stesso piano di chiedere un favore a qualcuno. Tu mi citi il miele (i “vegamielani”? XD) e alle condizioni di cui mi parli, neppure là ci vedo nulla di male. Io nei confronti di miele e lana ho posizioni non proprio vegan, pur non utilizzandoli, è una questione di fermarsi a pensare. Per quel che ho notato, puoi essere vegan per non causare sofferenze agli animali o perché sei totalmente contrario a usare qualsiasi cosa possano produrre, per principio. Ognuno lo fa con ragioni differenti, però ce ne sono alcune che ritengo più sensate di altre, diciamo…
Hai toccato un punto molto interessante, una domanda che va avanti dalla prima community veg* a cui appartenevo: una vecchietta ti fa, senza sapere che sei vegan, dei biscotti al burro, in segno di affetto. Ne mangi almeno uno o rifiuti drasticamente? Molti risposero un “no” categorico :)
Dire di no su uno scenario ipotetico (parlo della vecchietta e dei biscotti ) è facile. poi voglio ben vedere la realtà :P anche essere troppo rigidi a volte è insensato. Alla fine poco da fare, di volta in volta ognuno fa i conti con la sua coscienza e ognuno può arrivare a soluzioni diverse.
concordo perfettamente! Eppure ti dirò, quella domanda innescò parecchie liti nella community che frequentavo… :)
i fondamentalisti ci sono in ogni ambiente :-P