La bufala della “Arsu Systems” per salvare gli orsi polari

Internet, oh, internet. Croce e delizia di tutti coloro che hanno sufficiente tempo da perdere per navigarci, che si tratti di cercare le ricette di Nonna Papera, o le foto di Al Bano e Romina riunitisi dopo vent’anni.
Come ben saprete, su internet spesso si trovano notizie e informazioni utili ad ampliare la propria cultura, a risolvere problemi quotidiani o a sfatare miti e leggende metropolitane. Altre volte, però, anziché sfatarli, i miti e le leggende, li creano: insomma le bufale sono dietro l’angolo.
Dietro queste bufale è facile che si celino le diaboliche menti del marketing. Il loro obiettivo è rendere virali news/video/immagini per attirare attenzione e infine puntare i riflettori su un prodotto/azienda/iniziativa per facilitarne la visibilità. Non è un’impresa facile. Lo so bene perché era il mio lavoro, e ho familiarità con queste operazioni. Per creare contenuti virali si deve conoscere bene il pubblico a cui si parla (soprattutto quello di internet), prevederne le reazioni, sapere quali tasti si devono andare a premere. Accade allora che queste bufale possono rivelarsi dei miserabili flop, oppure degli autentici successi che la gente ricorderà per anni.
Ma non sono qua per farvi lezioni di marketing, era giusto per introdurre l’argomento odierno. Perché, stavolta, a questa bufala ho creduto anche io. Almeno per mezza giornata.

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Ad attirare prepotentemente l’attenzione su di sé negli ultimi tempi è stata una sedicente azienda svedese, la Arsu Systems, la cui storia è stata costruita talmente bene, ma talmente bene, che ha irretito parecchi polli, tra cui diversi giornalisti e la stessa Greenpeace.
Sul sito ufficiale dell’azienda (a prima vista credibilissimo), il CEO aveva dichiarato come la Arsu avesse adottato, in fatto di rivestimenti isolanti edili, la soluzione eco-friendly per eccellenza, quella definitiva. Al diavolo i materiali sintetici che inquinano, meglio la PELLICCIA DEGLI ORSI POLARI.
La notizia era stata diffusa da così tante fonti e in modo così convincente - creando tra l’altro numerose petizioni -, che quasi nessuno si era accorto che fosse un’idiozia.
Adesso vi posso rassicurare con monolitica certezza: è tutta un’invenzione.
E ve lo posso dire a partire dai dati. Sul sito della Arsu vengono millantati allevamenti intensivi di orsi polari per un totale di 3200 orsi... un dato mitologico, dato che gli orsi polari sono in via d’estinzione!
E’ stato errore mio parlarne su Facebook senza prima essermi accorta di questo, e me ne scuso.

arsuTornando all’impalcatura su cui si è retta l’intera faccenda, chi ha creato questa news virale era certo che avrebbe ottenuto una reazione di indignazione massima totale, e che la bufala si sarebbe espansa con facilità per tutto il web, in più di una lingua. Ma perché ha ricevuto una credibilità così solida? Beh, si è fatto leva sulla triste consapevolezza che dall’uomo ci si può aspettare di tutto, semplicemente. Del resto mangiamo, uccidiamo e diamo la caccia praticamente a qualsiasi cosa, per i motivi più svariati, cosa avrebbe dovuto trattenere migliaia di persone dal pensare che fosse fasulla?
La domanda che tuttavia mi ha martellata per tutto questo tempo è stata: ma a cosa hanno voluto fare pubblicità? A un prodotto? A un’azienda? A un’iniziativa? Non ne venivo a capo. Parlandone su Facebook ho avuto qualche spunto, ma la verità è finalmente venuta a galla giusto in questi giorni.

L’intera iniziativa, costruita a regola d’arte da Ursa Italia e dalla Onlus Italian Climate Network, ha voluto richiamare l’attenzione sul riscaldamento globale e sulla reale prospettiva che gli orsi polari, per questo, moriranno davvero. Una campagna di sensibilizzazione “al contrario”, diciamo, molto forte e diretta.
Eppure sono convinta che moltissime tra le persone che si sono indignate per il sacrificio degli orsi a scopo edile, ora che sanno come stanno le cose continueranno a fare spallucce ugualmente. Che poi, come dicevo su Facebook in questi giorni, la gente decide di scandalizzarsi a targhe alterne: le piace il pollo e le uova, ma quando vede la fine dei pulcini poi gridano alla barbarie. Ma continuano a mangiarli.
Quindi, nella mia visione pessimistica della vita, la campagna degli orsi sarà anche stata d’impatto e avrà colpito la sensibilità di molti, ma probabilmente sarà entrata da un orecchio e uscita dall’altro.

Voi cosa ne pensate? Si doveva arrivare a tanto per cercare di sensibilizzare la gente sull’argomento? Si otterrà qualche risultato, o è stato solo il classico tam-tam destinato a essere dimenticato?
Ditemi cosa ne pensate in un commento qui sotto, o su Facebook!

Alla prossima!

3 Comments

  1. Credo che, come troppo spesso accade, anche questa iniziativa finirà nel dimenticatoio. Sono davvero pochissime le persone che si fanno DAVVERO carico di un’iniziativa, una petizione (quand’anche firmare una petizione significa mettersi l’animo in pace per aver, almeno, apposto una firma), una battaglia. Perché ci vuole davvero molto, molto coraggio a metterci la faccia (e le forze) in prima persona. Nel mio piccolo, quando vedo un’ingiustizia non riesco a stare zitta e quando giocoforza devo farlo, poi ci rimugino per giorni, settimane, mesi. Ma tant’è, siamo tutti esseri umani e non tutti hanno avuto un’adeguata educazione. ;)

    • Ti do ragione su tutta la linea e la penso come te, cara Gloria! Sarei comunque curiosa di vedere i risultati di questa operazione virale…
      Le persone non capiscono che più che firmare petizioni online dovrebbero fare la differenziata, ma è una cosa che non entra in testa, ahimè!

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