giovedì 19 giugno 2014

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei: il test by Il Goloso Mangiar Sano!

Ciao a tutti ragazzi e ragazze!
Oggi sono particolarmente euforica, così, anziché rifilarvi il solito articolo da leggere, ho pensato di aggiungere una chicca alla nostra fortunata serie intitolata "Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei", che attraverso queste settimane ci ha accompagnati e ci ha fatto fare non poche risate. 

La chicca in questione è un simpaticissimo "test a profili" ad opera delle amiche de Il Goloso Mangiar Sano, che hanno avuto la bella pensata di collegare le nostre preferenze alimentari ai fantastici personaggi dei Simpson

A dire la verità, avevo preparato anche io un test divertente e goliardico da offrirvi quest'oggi, ma la tecnologia, come sempre in questi casi, mi ha remato contro e, dopo ben due ore di lavoro, è finito tutto nel niente. Queste sì che sono soddisfazioni! :P 
Poco male, avevo comunque intenzione di segnalare il test creato da Federica ed Elisabetta non appena fosse pronto, e dato che lo è, come potrei non cogliere l'occasione di linkarvelo?

Mi raccomando, fatelo, diffondetelo, condividetelo e, ovviamente, comunicate il tipo di profilo che vi è uscito! Il mio? Ma che domande: Lisa Simpson ;)

Buon test e alla prossima!


mercoledì 18 giugno 2014

Veg*ismo e corsi di cucina: aiutano davvero?

Buongiorno e ben tornati cari fedeli!
L'articolo di oggi vuole offrirvi su un piatto d'argento un gustoso tema, e no, non sto usando metafore culinarie a caso, si parla infatti di corsi di cucina collegati alla scelta alimentare veg*

Fino a nemmeno 10-15 anni fa, il vegetarismo era una corrente alimentare di nicchia, poi, col tempo, si è avuto un boom, mediatico e non. La parola "vegetariano" ha iniziato a prendere confidenza con il vocabolario quotidiano di tutti noi, sono nati ristoranti esclusivamente dedicati a questo tipo di dieta, sono fioriti i brand che propongono prodotti di genere, sia nei GDO che nei negozi biologici (i quali, per inciso, sono un'altra conseguenza della diffusione "verde"). 

E' bastato questo a incentivare molti a compiere il grande passo? Ovviamente no, anzi, molti, ad oggi, sono ancora spaventati da una grande domanda: ma poi cosa mangi? 
Questo quesito emerge indistintamente sia nelle intime conversazioni che l'aspirante veg* intrattiene a tu per tu con il proprio specchio, sia in quelle pubbliche con altre persone che, non conoscendo bene il tema, si preoccupano eccessivamente, scadendo nell'allarmismo

Come spesso ho ribadito, non è facile per tutti prendere confidenza con il nuovo sistema alimentare: molte le rinunce, altrettante le esplorazioni di nuovi cibi, nuovi gusti, nuovi modi di cucinare. Cosa ci si è inventati, dunque, per dare una mano a chi vorrebbe, ma che, per molti motivi, sente di non farcela? I corsi di cucina. 


Ne esistono di ogni tipo, per ogni gusto: si va dai "semplici" corsi di cucina vegetariana (in cui, state attenti, se utilizzano Parmigiano o Grana, non saranno tali!), a quelli vegan, passando per quelli crudisti, quelli paleo (!) e quelli che uniscono il piacere dell'elaborazione culinaria al conoscere le proprietà dei cibi consumati. Da non dimenticare anche i corsi mirati alla pasticceria vegana che, ultimamente, sta avendo parecchio successo (soprattutto perché cerca di coniugare il piacere del dolce alla sua leggerezza). 
Naturalmente, anche la durata e i costi sono vari e cambiano a seconda delle esigenze: ci sono i cosiddetti "workshop" che durano anche una sola giornata (o poche ore), i corsi che richiedono un weekend intero e quelli che invece vanno avanti per mesi

La domanda che mi è venuta da pormi è: questi corsi sono effettivamente un valido aiuto per immettersi sulla carreggiata del vegetarismo? So di persone che, spesso, prese dall'onda dell'entusiasmo si sono gettate anima e corpo in queste esperienze, per poi abbandonare i propri propositi non appena arrivate alla fine del percorso (se non prima). 
E' vero che molti lamentano una scarsa conoscenza della cucina in generale, in particolare veg*, però, a mio avviso, il rischio che si corre è quello di sfornare una serie di "veg* per moda" che non si dedicheranno più a ciò da cui erano partiti non appena ne avranno l'occasione. 

Secondo voi i corsi di cucina sono davvero un aiuto per chi vorrebbe diventare veg* ma non sa da dove iniziare, culinariamente parlando? Voi avete seguito, o tenuto, qualche corso in merito? O se non l'avete fatto ancora, lo fareste in futuro? 
Per quel che mi riguarda, ho imparato da sola, con qualche aiuto dalla rete... i corsi mi hanno sempre incuriosita, ma calibrando ore e costi, non sono mai stata granché invogliata. 
Insomma, fatemi sapere, sono curiosa...

Alla prossima!

martedì 17 giugno 2014

Latte di cocco (e riso) by Alpro

Buongiorno a tutti!
Siamo qui riuniti oggi per la consueta recensione del martedì. Oggi torniamo a parlare del nostro amico Alpro, una vera macchina da guerra dato che, ultimamente, ci sta proprio dando dentro con i nuovi prodotti!
La cosa di cui mi dispiace è constatare come le bevande Alpro siano un po' sparse a casaccio nei GDO; ogni catena, infatti, ne propone alcune a discapito di altre, quindi anche queste recensioni, alla fine, lasciano un po' il tempo che trovano. Però io le scrivo lo stesso, confidando nella vostra voglia di avventura e assumendovi a degli Indiana Jones da supermercato, alla ricerca dell'Alpro perduto! 

Il nuovo nato in casa Alpro è il "Coconut Original", essenzialmente un latte di cocco leggero, arricchito da un po' di latte di riso. In passato avevo già spiegato che Alpro è in realtà Provamel, quindi chi fra voi frequenta i negozi biologici saprà già che l'azienda Alpro ha sul mercato - sotto l'etichetta Provamel - il latte di riso e cocco. Non fatevi trarre in inganno però, questo latte è di cocco e riso! La differenza è che alla base del Coconut Original c'è il cocco, il riso è un "in più". Il latte, oltretutto, è arricchito, come sempre, dalla vitamina B12, dalla vitamina D e dal calcio

Il gusto è leggero, fresco, piacevole, ottimo per dissetarsi in questi mesi di caldo infernale, per colazioni o merende a base di frullati o per la preparazione di creme e dessert. Le calorie, poi, sono davvero un'inezia: 40 a bicchiere! Una coccola dolce, rinfrescante, sana e ipocalorica.
Io l'ho trovato all'Esselunga in offerta lancio, il prezzo è 2,99 € al litro e il packaging è molto particolare, "a punta tagliata" come certi grattacieli, ahah! 

Insomma, Alpro colpisce ancora e non sbaglia mai un colpo (tanto per conservare il complemento oggetto interno). E voi, avete già avuto occasione di provarlo?   

Alla prossima!

L'angolo delle proprietà: guaranà

Buongiorno e buon lunedì!
Non ditemi niente, so che i più attenti fra voi si saranno accorti che manca un articolo (del venerdì, che sorpresa!)... non fateci caso, siate comprensivi, cercherò di recuperare al più presto...
Intanto, per l'Angolo delle Proprietà, oggi parliamo di guaranà. Volevo fare la rima, lo ammetto. Ma cos'è la vita senza un gioco di rime? Ok, ok, la smetto (oh no, ho rimato di nuovo!). 


Dicevo, il guaranà. Un'amica ne è appassionata e mi ha chiesto di parlarne. Io del guaranà non ne sapevo molto, quindi questo post sarà istruttivo tanto per voi quanto per me. Andiamo a vedere chi è e cosa fa, questo guaranà (lo so, fra poco mi ucciderete...)!

Il guaranà, noto in botanica con il nome di Paullinia cupana, è una pianta rampicante di origine amazzonica, precisamente proveniente dal Venezuela e dal Brasile. Per la verità, sembra anche un rampicante piuttosto curioso, in quanto, allo stato naturale, può sia appoggiarsi agli altri alberi (arrivando a toccare anche i 13 metri in altezza) che stare eretta per conto suo. Quando invece viene coltivata a scopo industriale, la pianta viene mantenuta in forma d'arbusto, alto al massimo 2-3 metri. Le sue bacche sono di un rosso intenso (sembrano piccoli pomodori), che dischiudono un interno bianco, sulla cui sommità si trova un'enorme macchia nera. Tale macchia affonderebbe le sue origini in una leggenda, sarebbero infatti gli occhi della bella Cereaporanga, ragazza indios morta a causa di un amore tragico. 

Da sempre considerato dalle tribù amazzoniche come elisir di lunga vita, il guaranà è universalmente famoso per le sue note proprietà stimolanti e tonico-energizzanti, molto simili a quelle della caffeina, però con una differenza: gli effetti durerebbero di più, in quanto la guaranina, che ne è responsabile, verrebbe rilasciata nell'organismo molto più lentamente
Oltre a ciò, il guaranà è di notevole supporto quando si tratta di problemi intestinali e di diete, non a caso è utilizzato come integratore alimentare: placa il senso di fame ed è in grado di far perdere peso

Dato che settimana scorsa abbiamo distrutto il mito del "Frutto della Passione", che di afrodisiaco non ha nulla se non - forse - il nome, ci rifacciamo oggi, sottolineando come il guaranà, proprio grazie ai suoi benefici, non solo alzi la pressione sanguigna, ma aumenti anche il desiderio sessuale
Insomma, se anche la Durex ha rivolto la sua attenzione verso questa pianta tropicale, un motivo ci sarà... 

Come la caffeina, però, è essenziale mettere in evidenza che, nonostante i tanti benefici, anche il guaranà può creare qualche problema, un po' come tutte le sostanze eccitanti. Proprio perché la guaranina agisce sul sistema nervoso e sulla pressione, è bene non eccedere con le dosi, altrimenti le conseguenze potrebbero essere parecchio sconvenienti. 

Bene, fossi in voi considererei l'idea di sostituire il guaranà al caffè (e al frutto della passione), se non altro anche solo per i colori, che mi sembrano parecchio più allegri dei tenebrosi chicchi neri.
E come direbbe la Ferilli, "beato chi se lo fa, il guaranà!"

Alla prossima!

giovedì 12 giugno 2014

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, pt III: i melariani

Buonasera a tutti signore e signori!
E' con la ridarella pronta in pole position che mi accingo a scrivere questo post, perché ormai è diventato una specie di appuntamento fisso del giovedì... e forse i più fedeli avranno già intuito di che cosa si andrà a parlare, unendosi alle mie copiose risa. 

Allora, facciamo una premessa: ho il sospetto che, più che ortoressia, qua si stia sfiorando la follia pura. Voglio dire, se dovessimo accordarci al darwinismo, certi soggetti dovrebbero essere già estinti da tempo, se non altro per lo sfoggio di "intelligenza" e "buon senso" che compiono. Invece no, qua casca l'asino del darwinismo, che non solo si rivela inefficace, ma, anzi, dimostra come più si pecchi di estremismo, più si diventi famosi, chiacchierati e... seguiti! 

Ci siamo già misurati con le correnti alimentari più inusuali, abbiamo infatti imparato a conoscere i paleo, i breathariani (che io chiamo "nientariani"), i freegan e i locavori, e ne siamo usciti carponi per le verità venute a galla. Come ho scritto settimana scorsa, sapevo già che la faccenda non si sarebbe chiusa con l'ultimo post dedicato, no, sapevo che ci saremmo tornati sopra e che, ancora una volta, ci saremmo fatti male. 

Signori e signore, ho il piacere di presentarvi... i melariani.

Ora, se è vero il detto "un nome, un destino", avete già capito tutto. Si, non è una vostra fantasia: i melariani, come da nome, mangiano solo mele. E fin qua non sarei nemmeno troppo sconcertata, ripenso sempre al nostro amico Dan Janssen, che da 25 anni mangia solo pizza
La questione è che non si tratta di molte mele, si tratta di una sola mela al giorno. Niente trucco, niente inganno, avete capito bene, una sola mela al giorno. 

Perché le mele? Se ho ben capito, non c'è una vera spiegazione. Verrebbe da pensare che la mela stia semplicemente antipatica perché rappresenta il peccato originale, o l'azienda di Steve Jobs (che qualcosa di diabolico, in effetti, ce l'ha, soprattutto nei prezzi). Ad un'analisi qualitativamente superiore, invece, considererei come causa scatenante le proprietà della mela, che sono decisamente interessanti. Certo, ok, sono interessanti, ma se la mela va a integrare una dieta più varia e completa

Oltre a questo aspetto, pare che i melariani siano schierati contro le sevizie compiute nei confronti di frutta e verdura. Potremmo definirli dei fruttariani un po' estremi, ma che io sappia i fruttariani risparmiano solo semi e radici, il resto della frutta se la mangiano. Insomma, per farvi capire meglio come stanno le cose, ecco una preziosa testimonianza diretta (fonte).


Sentite, io non lo so dove stiamo andando. C'è qualcosa che non sia stata già inventata, provata e consolidata? E soprattutto, ci sono esponenti di queste fazioni che hanno iniziato tipo a vent'anni e che, ora che ne hanno sessanta, sono ancora in vita? 
In fin dei conti, credo che sia tutta la prosperità di cui disponiamo ora a portarci a queste strambe scelte, se avessimo avuto solo sassi e acqua piovana, col cavolo che saremmo giunti a questi livelli. O forse ci saremmo giunti comunque, visto che sassi e acqua piovana mi sembrano in perfetto stile paleo.

Io, con questo maledetto caldo, sto diventando nientariana, se arrivo a fine mese senza mangiare, né bere nulla, ve lo dico. Se non mi sentite più, beh, significherà che l'esperimento è fallito...

Alla prossima (si spera)! 

mercoledì 11 giugno 2014

A volte ritornano... alla carne

Buongiorno a tutti e buon mercoledì!
Non so dalle vostre parti, ma io sto letteralmente boccheggiando, venderei un rene per avere il clima "caldo ma non troppo" che avevo su in Scozia... non sono più abituata a questo, pietà! 
Comunque, procediamo pure con il nostro articolo del mercoledì, che oggi toccherà un tema particolare: il ritorno alla carne

Quando si diventa vegetariani o vegani per motivi essenzialmente etici (escludendo quelli legati alla salute quindi) ci vuole una certa disciplina, bisogna seguire delle regole, è un dato di fatto. 
Nessuno dice che sia facile, ci siamo passati tutti e quindi sapete di cosa sto parlando. Spesso insisto sul fatto che, una volta abbandonata la carne (come anche il latte, i formaggi e le uova), si debba seguire una dieta bilanciata, il più possibile varia, se necessario è meglio ricorrere a un nutrizionista. Non lo dico perché penso che senza carne si muoia il giorno dopo, ma perché so che molti, moltissimi, non riescono a lasciarsi alle spalle il saporito gusto della carne per sposare quello più pacato delle verdure, dei cereali, della frutta e di tutto ciò che è vegetale.
Ho conosciuto vegetariani (e vegani) spinti da una grandissima forza di volontà che gli impediva di toccare la carne (pur segretamente bramandola) che tuttavia, una volta compiuta la scelta, si sono buttati su latticini, patatine fritte e carboidrati a volontà. Il risultato? Qualcuno di loro è finito al pronto soccorso, altri sono tornati a mangiare carne per carenze di vario tipo. 

Molti vegetariani, col tempo, diventano vegani, altrettanti tornano onnivori
Che sia perché, nonostante l'amore per gli animali, non sono riusciti a stare lontani dalla bistecca, o perché sono incappati in deficit vitaminici e proteici, purtroppo succede.
La motivazione che più di frequente sento è: "stavo perdendo troppo peso". Un po' mi fa sorridere questo, perché come la maggior parte delle donne anche io ho la costante volontà di dimagrire, eppure in tutti questi anni - se non le volte in cui la scelta è stata mia - non ho mai perso mezzo etto a causa del mio vegetarismo/veganismo (purtroppo :P)! 

Non diamo al nostro corpo le colpe per una volontà vacillante; come ho scritto poco sopra, per essere vegetariani/vegani serve disciplina. Ci si deve privare di molte cose, imparare ad apprezzarne altre prima sconosciute, prepararsi a vivere in modo diverso, perché fuori dalle proprie quattro mura si farà più fatica a mangiare rispetto a prima. Tutto questo richiede una volontà di ferro, perché al minimo cedimento si tornerà punto e accapo. 
Oltre alla disciplina, è molto importante imparare. Imparare cosa? A mangiare, a esplorare i cibi, i loro gusti, le loro proprietà, senza timori o pregiudizi
Queste due cose non vanno scisse, devono andare di pari passo e devono crescere con la convinzione, non affievolirsi. Ecco perché quando sento di veg* che sono tornati indietro, irrimediabilmente ci resto male: penso che qualcosa sia andato storto, che la determinazione non sia stata sufficiente e che la pigrizia abbia fatto il resto. 

La vedete anche voi così o siete più indulgenti? Credete che il veg*ismo, indipendentemente da tutto, possa risultare dannoso e che, quindi, il ritorno alla carne possa essere la soluzione?

Alla prossima!

martedì 10 giugno 2014

Recensioni: Smokeyrisella

Buongiorno e ben tornati!
Oggi consueto appuntamento con le recensioni, stavolta dedicato a un prodotto che mi ha sorpresa parecchio e che credo consumerò fino a che non mi uscirà dagli occhi: la Smokeyrisella, nome trandy che si riferisce alla versione affumicata della normale Mozzarisella
Come molti di voi ormai sapranno, la Mozzarisella è una mozzarella completamente vegetale che, per gusto e consistenza, ricorda vagamente la "Pizzottella Prealpi". E' ottenuta da riso integrale germogliato, è priva di lattosio, di soia e quindi è adatta ai vegan e a chiunque abbia intolleranze di questo genere, senza tralasciare i celiaci. Tra l'altro, questa versione ha anche della curcuma fra gli ingredienti, e tutti sappiamo quanto la curcuma sia salutare.

La Smokeyrisella, come ho detto, non è che la sua versione affumicata. Ed è ottima
Non è da molto che sono passata al suo acquisto, diffidente mi fermavo a quella normale, pensando che questa non mi avrebbe soddisfatta. Invece le ho dato una chance e mi ha dischiuso un mondo
In particolare ciò è avvenuto nel momento in cui mi sono comprata una base per pizza (quelle da banco frigo) da farcire: ho voluto provarla con la mozzarisella affumicata e il carpaccio aromatico Mopur
Mioddio! Non potete capire! Buona, deliziosa, superlativa! Sembrava una pizza di quelle da ristorante, con la mozzarella "normale", un sapore così convincente che non saprei descrivervelo altrimenti se non facendovene mangiare una fetta. 

Il costo del prodotto è 4,28 € a salsicciotto, potete consumarla fredda (per esempio nelle insalate) o calda su pizze, bruschette o nella pasta al forno (tanto per fare degli esempi). E' disponibile nei negozi biologici, tra cui Naturasì.

Detto questo, non mi resta che augurarvi buon appetito!
Alla prossima

lunedì 9 giugno 2014

L'angolo delle proprietà: maracuja aka "frutto della passione"

Buongiorno a tutti e buon lunedì!
Come annunciato settimana scorsa, chiudo la sfilata di frutti tropicali con questo post. Dopo l'avocado, il mango e la papaya, non potevo non menzionare anche lei, la maracuja, più comunemente nota come "Frutto della Passione".

il "fiore della Passione"...
A tal proposito occorre subito fare una puntualizzazione: se pensate che questo frutto sia chiamato così in virtù di proprietà tali da accendere le libido spente da tempo, beh, siete fuori strada. L'origine del nome è molto meno romantica di ciò che si può pensare,  infatti ha a che fare con la Passione di Cristo, i cui simboli vengono riconosciuti nella forma del suo fiore: i tre steli identificherebbero i chiodi della crocifissione, gli stami le piaghe di Gesù, i petali le sue vesti.
Insomma, tutt'altro che allegra la faccenda, non trovate? Spero di non aver distrutto nessun mito con questa spiegazione, quand'anche l'avessi fatto, però, non posso farci molto: le cose stanno così!

Ma non disperate, il fatto che questo frutto non vi assicuri performance amorose da 10 e lode non significa che non abbia altre qualità, anzi, vediamole insieme.

Anche la pianta della maracuja, esattamente come le altre di cui abbiamo già parlato, è di origine sudamericana (non si fosse intuito dal nome) e in botanica si chiama Passiflora edulis.
Fiorisce durante i mesi estivi e i suoi frutti sono delle sfere di piccole dimensionidi colore nero-violaceo che, una volta aperte, rivelano una polpa giallo acido, molto morbida (oserei quasi dire "liquida") e molto dolce, all'interno della quale sono presenti piccoli semi scuri assolutamente commestibili.
La caratteristica più apprezzata di questo frutto è, oltre al sapore (perfetto per creare creme, mousse, ripieni e gelati) è il suo profumo, spesso sfruttato in ambito cosmetico (paradisiaca la crema corpo di The Body Shop!).

Appurato che non ha proprietà afrodisiache, quali benefici contiene?

Pur essendo costituita al 73% da acqua, la maracuja non è un frutto particolarmente ipocalorico: ogni 100 grammi si assumono 96 calorie. C'è comunque da precisare che prima di arrivare ad avere 100 grammi di polpa occorrerebbero almeno cinque frutti, quindi ci si può regolare molto facilmente.
La maracuja è ricca di diverse vitamine, come la vitamina A, C, B2, B3 e K. Importante è anche una discreta presenza di betacarotene e sali minerali, quali calcio e magnesio.
Una menzione particolare la merita l'alta percentuale di Omega 6, un acido grasso di origine vegetale che, se ben combinato ed equilibrato con l'Omega 3, dona grandi benefici al nostro organismo.

Alla maracuja sono state riconosciute proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie, oltre che una comprovata azione contro la ritenzione idrica, la cattiva circolazione sanguigna e i disturbi all'apparato digestivo come la gastrite.

Lo so che tutto questo non servirà a restituirvi all'immaginazione quel potente afrodisiaco che vi eravate immaginati, però, dai, meglio che nulla no? Se non l'avete mai provato, vi consiglio di farlo, il frutto della passione vi farà appassionare... a mangiarne uno dietro l'altro!

Alla prossima!

domenica 8 giugno 2014

Cosmesi verde: bio si, bio no?

Ciao a tutti e ben tornati da queste parti!
Il post del venerdì è una sorta di maledizione, non riesco mai a prepararlo per tempo, indipendentemente dal tema! Potrei farlo prima, certo, ma, come per la cucina, amo fare le cose al momento.

Continua il nostro viaggio nella cosmesi cruelty free e nel bio, concentrandoci maggiormente su quest'ultimo aspetto. 
Negli ultimi anni, come sicuramente saprete, si è verificato un vero e proprio boom in ambito make up, soprattutto grazie (o per colpa) di YouTube. Tutorial, recensioni e prestigiose collaborazioni con le aziende più conosciute del settore hanno acceso la passione per il trucco in migliaia di ragazze e donne, sia in veste di seguaci che come star del Tubo. 
Il 2008-2009 sono stati gli anni di nascita di molte youtubers famose, a partire dalla celeberrima Clio Make Up, per poi proseguire con altre seguitissime "guru" quali Giuliana "Make Up Delight", Lolla "MisStrawberryfields" o Carlitadolce. E proprio quest'ultima ha iniziato a tracciare una linea di demarcazione molto evidente rispetto alle sue colleghe: Carlita parla di cosmesi bio. Anzi, non solo ne parla, ma la fa: bilance specifiche e decine di ingredienti naturali/biodegradabili sono il suo inconfondibile segno di riconoscimento.

l'INCI di un ombretto Essence, dal Biodizionario.it
Da quando Carlitadolce si è imposta sulla scena di YouTube, l'attenzione nei confronti dei cosmetici bio si è espansa a macchia d'olio, e i prodotti che prima venivano utilizzati senza porsi la minima domanda sono diventati la discriminante numero uno per una cura della persona più consapevole
Questa è stata sicuramente una svolta degna di nota, non solo perché Carlita ha iniziato a insegnare l'arte di "spignattare" (il fai da te per creme, shampoo, fondotinta, etc), ma anche perché si è dedicata alla spiegazione degli ingredienti potenzialmente dannosi per pelle, salute e ambiente (siliconi, paraffina, petrolati, parabeni e molto altro). 
La questione, nonostante i suoi pregi (e non per colpa di Carlita), è però sfociata rapidamente in una sorta di "ossessione" verso gli INCI, diffondendo un certo "terrorismo psicologico" in merito.

Vengono chiamati "talebani del bio" coloro che sono convinti che anche un singolo ingrediente all'interno di un cosmetico possa compromettere completamente la riuscita "salutare" di quel cosmetico sulla propria persona. Naturalmente più un prodotto è verde, meglio è, ma sono stata testimone in prima persona di alcuni sgradevoli episodi in cui ci si è scagliati brutalmente contro ragazze che, consapevoli o meno, hanno scelto di ricorrere a cosmetici non bio. 
Non bisogna scordare che non sono soltanto i siliconi, i petrolati e i parabeni a scatenare problemi cutanei e reazioni allergiche, anzi, spesso sono proprio alcuni ingredienti naturali a risultare troppo aggressivi per pelle e capelli (e io ne sono un esempio lampante, 9 cose su 10 mi danno reazioni allergiche!). Certo, volendo sbilanciare la situazione tutta a favore dell'ambiente, è ovvio come siano assolutamente preferibili cosmetici dagli ingredienti a impatto zero (e che non siano testati!), però c'è anche da considerare il benessere del proprio corpo.

Come giudicare l'intera faccenda? 
Personalmente, come ormai saprete, io sono una fan del "giusto mezzo" e cerco sempre un buon compromesso, anche se, purtroppo, non sempre è possibile... almeno non per tutti!
E voi cosa ne pensate: bio a tutti i costi o solo quando si riesce? Vi siete mai cimentati col "fai da te" in campo cosmetico? Io poche volte, in effetti preferisco adoperare il frullatore a immersione solo per il cibo! 

Alla prossima!

giovedì 5 giugno 2014

Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, pt II: locavori e freegan

Ciao a tutti, ben tornati da queste parti!
Con l'articolo di qualche tempo fa, "Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei", credevo di aver raccolto in una sola volta tutte le correnti alimentari esistenti... povera illusa! Per quanto cerchi sempre di tenermi aggiornata, non ce n'è, non riesco a stare al passo con i tempi, ma soprattutto con le mode. E quelle alimentari, ormai, sembrano essere più varie e volubili di quelle presentate alla London Fashion Week. 

Qualche tempo dopo aver scritto quel post, per colpa/merito di Instagram, ho scoperto i "paleoseguaci", poi, grazie alle segnalazioni su Facebook, anche quelli che io definisco "nientariani", ossia personaggi che si "nutrono" di luce e di aria, ma che - stranamente - sono ancora in vita.
Mi sono aggirata ancora una volta per i bui meandri della rete e indovinate in cosa mi sono imbattuta stavolta? Nei locavori e nei freegan. Andiamo a conoscere i nostri nuovi amici...

I locavori, chi sono costoro? Se siete familiari con la questione dei "chilometri zero" (anche se qua andiamo oltre) allora avrete già capito come la pensano. I locavori si nutrono soltanto di cibo coltivato localmente, grossomodo nel raggio di 200 km da casa propria; ovviamente non disdegnano il proprio orto e ciò che esso può offrire. 
Come si esprime un'alimentazione simile nel quotidiano? Semplice: siete locavori e abitate a Trento? Scordatevi le arance di Sicilia, per non parlare di tutti quei frutti esotici che da noi non crescono nemmeno sotto tortura. Dato che questa corrente alimentare non è strettamente veg*, e quindi è percorribile anche dagli onnivori, vorrei far riflettere sulla rigidità che viene contestata a vegan e crudisti. Non mi sembra che questa linea sia più accomodante, anche se in favore dell'ambiente e della genuinità! 
Infine, non è che voglia spaccare il capello in quattro, ma... non c'era una parola migliore da usare? "Locavoro" a me rimanda a qualcosa tipo "locuste di Locarno"!
Ma andiamo oltre... 

Veniamo ai freeganIl freeganismo (che io non conoscevo, ma che pare godere di una certa popolarità) è un vero e proprio stile di vita, per certi aspetti assimilabile allo straight edge, in quanto si basa sull'anticonsumismo. I freegan sono sensibili ai problemi sociali, agli sprechi, aiutano i bisognosi, e i loro nemici giurati sono il materialismo e l'avidità. Come si traduce tutto questo in fatti pratici? Nel recuperare gli avanzi di mense, ristoranti e supermercati, in quest'ultimo caso comprando prodotti prossimi alla scadenza che, altrimenti, verrebbero buttati. Non vorrei sbagliarmi, ma a questo punto credo che Real Time abbia dedicato a qualche freegan una serie intera... 

Dopo queste due ultime aggiunte credo che non mi sorprenderò mai più di niente, ma già dopo la "paleo" ero rimasta piuttosto basita. Ma chi sono io per giudicare? Del resto sono proprio io a non mangiare animali per questione etiche (e di salute), se un freegan pensa che mangiare in questo modo possa aiutarlo a combattere il sistema... non sarò certo io a frenarlo! :) 
Non vi nego che, però, qualche riserva continuo ad averla...

Alla prossima! 

mercoledì 4 giugno 2014

"We cook": ecco la superiorità del cervello umano

Buongiorno a tutti e buon mercoledì!
La tematica socio-culturale di oggi tocca delle corde altamente scientifiche, e per questo anche altamente interessanti: si parla di cervello umano

Ci si è spesso chiesti, fin dai primi albori della scienza, in che cosa risiedesse la superiorità dell'uomo rispetto agli altri animali. Un mio vecchio professore sintetizzò la cosa in un modo molto semplice: gli animali sono intelligenti, l'uomo, oltre a questo, ha la ragione. Buon punto, ma non del tutto completo; alle spalle di questa affermazione ci sono infiniti fattori di cui tener (e dover dare) conto. 
Come mai l'uomo, con il suo cervello da 1,5 kg, è stato capace di costruire mezzi per esplorare gli altri pianeti, mentre gli elefanti, con i loro 5 kg di materia cerebrale, non ci sono riusciti? 
E' da qua che parte il coinvolgente discorso che ha tenuto la neuroscienziata Suzana Herculano-Houzel (potete vederlo qui, assieme ai pezzi trascritti in inglese), un'ampia parabola che tocca diversi aspetti e che termina con un risultato familiare a tutti noi: il cibo

La questione è la seguente: il cervello umano, come accennato poco sopra, non è il più grande in natura. In media pesa 1,2 - 1,5 kg, contro i 5 degli elefanti e i 9 delle balene. Eppure noi abbiamo abilità cognitive molto differenti, non solo rispetto a queste due specie, ma anche rispetto a tutte le altre, primati compresi. 
Cosa fa la differenza? L'impressionante quantità di neuroni e le infinite connessioni che riescono a creare tra loro. 
Per questo motivo il nostro cervello consuma quotidianamente, da solo, ben 500 delle 2000 calorie teoricamente raccomandate. Per sostenere un'attività cerebrale tanto intensa occorre un'alimentazione adeguata, che non preveda semplicemente bacche, foglie o erba, ma qualcosa di più complesso e variegato. Ecco cosa si cela dietro la superiorità del cervello dell'uomo, due parole magiche: "we cook", noi cuciniamo. Siamo l'unica specie al mondo che cucina il cibo tenendo conto delle sue proprietà, del suo gusto e dei vari abbinamenti. E' questo che ha fatto sì che il cervello dei nostri antenati evolvesse, si sviluppasse e crescesse in neuroni e connessioni. 

Questo vantaggio sugli altri animali, però, si è trasformato col tempo nella nostra maledizione: l'eccedenza di grassi, di zuccheri e di abitudini errate ci ha fatti sfociare nell'ignobile via dei disordini alimentari, quali l'obesità. Per questo, ironicamente e paradossalmente, ci siamo "involuti" dal punto di vista alimentare, quello che era il problema iniziale, ossia una dieta "basic" che escludeva la cottura, è diventato la soluzione. Questa la conclusione della dottoressa Suzana. Divertente, no? 

Come spezzare questo circolo vizioso? Ah, non ne ho idea! In effetti è piuttosto delicato il discorso, l'uomo è riuscito a ficcarsi da solo in un ginepraio e, al giorno d'oggi, la confusione alimentare è molta. Potremmo dire che siamo stati vittime del nostro stesso processo evolutivo, non abbiamo saputo controllarlo. 
Cosa pensate di tutto ciò e del "ritorno alle origini" come il crudismo, il fruttarismo o la controversa "paleo dieta"? Si esagera o si è nel giusto? 

Alla prossima!

martedì 3 giugno 2014

Recensioni: Ravioriselli by La Spiga Bio


Buongiorno e ben ritrovati! 
Come avevo già anticipato la scorsa settimana, la recensione di oggi sarà dedicata a un altro mio recente acquisto presso Biomì, un acquisto tanto curioso quanto buono: i Ravioriselli de La Spiga Bio

I Ravioriselli sono ravioli vegan, quindi 100% vegetali, e il loro ripieno vanta un abbinamento del tutto nuovo e insolito: anziché ricotta e spinaci, infatti, abbiamo spalmarisella e spinaci
Quando mi avvicino a questi prodotti fuori dall'ordinario, la mia paura è sempre la stessa: incappare in qualche ciofeca immangiabile (come spesso mi è successo). 
Forse in questo periodo sono molto fortunata, forse ho trovato il negozio giusto, o forse, dopo tanti anni, ho finalmente imparato a riconoscere gli acquisti validi da quelli scadenti. 

I Ravioriselli sono una vera bontà, e vengono in aiuto a tutti coloro che, come me, non hanno una grande manualità con la pasta fresca fatta in casa. Del fatto che non contengano alcunché di animale ve ne accorgerete soltanto leggendolo sulla confezione, perché al gusto sono praticamente identici a quelli "normali"
La pasta è a base di un particolare grano antico chiamato "Cappelli", mentre il ripieno non mi ha delusa per nulla. Ho gradito molto l'abbinamento delicato tra la spalmarisella e gli spinaci, esaltato ulteriormente da qualche erbetta aromatica. Li ho preparati con panna di soia e salvia, un condimento piacevole che però non ne avrebbe coperto il gusto, e infatti ha funzionato. Esperimento riuscito!
La confezione contiene 250 gr di prodotto per 4,49€, abbastanza da coprire due porzioni!

Pollice in su per questo prodotto particolare, consigliato a tutti i buongustai come me :)

Alla prossima!

lunedì 2 giugno 2014

L'angolo delle proprietà: papaya

Buongiorno a tutti e buon 2 giugno!
Per il post di oggi ho pensato bene di completare una triade iniziata qualche mese fa: in principio abbiamo parlato dell'avocado, la settimana scorsa del mango e questa settimana tocca alla papaya. Questi tre frutti esotici sono da sempre alla stregua dei tre moschettieri, difficili tenerli separati, nei supermercati come nei discorsi. 
La papaya è un frutto molto particolare, in quanto contiene una serie di elementi così utili al nostro corpo che perfino la scienza non ha potuto ignorarli, tanto da lanciare sul mercato diversi tipi di integratori basati sulla sua versione fermentata. 

Proveniente dal Centro America (anche se c'è chi sostiene arrivi dalla Malesia), la papaya predilige i climi tropicali, per questo motivo viene oggi coltivata non solo nelle sue zone d'origine, ma anche in Asia e in Africa
La pianta, il cui nome scientifico è Carica papaya, consta in un albero dalle dimensioni non troppo imponenti (massimo 10 metri), i cui frutti ricordano per certi versi dei meloni (e possono pesare fino a 9 chili). La loro forma è oblunga, il colore va dal giallo al verde, con qualche sfumatura rossastra; la polpa è di un rosso aranciato, dal gusto dolce e piacevole, mentre il centro è costituito da tante piccole sfere nere (simili a quelle del maracuja) che altro non sono se non i suoi semi
Seppur disponibile tutto l'anno, la papaya, come l'avocado e il mango, è un frutto estivo e consumarlo durante i mesi più caldi assicura un valido apporto di vitamine e sali minerali tale da sostenere l'organismo anche nei momenti più duri.

Costituita in gran parte da acqua, la papaya è consigliata nelle diete, soprattutto perché conta poche calorie e molte fibre. Oltre a essere deliziosa, come dicevo, questo frutto ha anche numerose proprietà. 
Ricca di vitamina A, E e C, di flavonoidi e di sali minerali quali magnesio, potassio e ferro, la papaya aiuta a rinforzare il sistema immunitario, svolge azione antiossidante utile alla rigenerazione cellulare, e pare dia un contribuito tangibile alla lotta contro infezioni e infiammazioni dell'apparato digestivo (germi, vermi, batteri, etc). La peculiarità di questo frutto risiede in un enzima chiamato papaina, il quale ha comportamento simile a quello dei succhi gastrici, giovando perciò alla digestione, in particolare delle proteine. Per questo motivo la papaya viene raccomandata non solo alla fine di ogni pasto, ma anche a tutti coloro che soffrono di problemi digestivi.

Ho già fatto cenno agli integratori a base di papaya fermentata che è possibile acquistare in farmacia. Grazie ai suoi enzimi (potenziati dalla fermentazione), infatti, la papaya aiuta a prevenire e combattere infiammazioni e stress, ma anche malattie neurologiche degenerative, in particolare il Parkinson. 
In ultimo (ma non per questo di minor importanza), è bene porre un accento sui semi: pare che in Giappone, da anni, siano utilizzati per combattere e alleviare le malattie al fegato, con una dose consigliata di un cucchiaino

Bene, anche con la papaya abbiamo terminato! In effetti, proprio come i moschettieri (che alla fine erano 3+1), anche avocado, mango e papaya sono associati a un altro esotico famoso, di cui spesso però ci si scorda: la maracuja, conosciuta anche come "frutto della passione". E settimana prossima ne parleremo ;)

Alla prossima!