mercoledì 23 aprile 2014

I vegetariani? Si ammalano, come e più degli onnivori.

Buon mercoledì cari vegetariani galattici!
Oggi, per il nostro tema "sociale" settimanale, vi propongo un articolo inerente una certa confusione che si sta innescando da qualche tempo circa l'essere veg*

E' risaputo in ogni angolo del globo che mangiare frutta e verdura in opportune quantità risulti più salutare del consumare carne, oserei dire un dato di fatto.
A sovvertire queste consolidate verità ecco arrivare una serie di articoli decisamente bizzarri, di cui fa parte anche quello di cui andrò a parlarvi, che ho trovato in modo assolutamente casuale in rete proprio ieri. L'articolo in questione mette al centro della propria "indagine" lo stile di vita dei vegetariani, sottolineando come la loro presunta immunità a malattie di ogni sorta e il loro lifestyle salutare non siano altro che favolette della buonanotte. 

Per l'articolo non è così...
A sostenere questa tesi ci sarebbero degli studi svolti dalla Medical University di Graz, in Austria, i quali proverebbero che sì, i vegetariani in linea di massima non bevono, non fumano, svolgono più attività fisica e hanno in generale uno status socio-economico più elevato, ma escludendo tutto ciò presenterebbero un'incidenza più alta di allergie, malattie cardiache e - udite udite - tumori
Il campione su cui sono state compiute queste ricerche contava 1.320 individui, di cui circa un terzo era vegetariano, un terzo mangiava poca carne e il restante terzo ne mangiava una quantità più ricca. 
Alla luce di tutto ciò una sola domanda avanza prepotente: com'è possibile?

Secondo me dietro questo studio c'è qualcosa che non viene considerato
Non lo dico perché non riesco ad accettare una "scomoda verità", quanto perché questi studi sono stati svolti probabilmente su un campione di persone non troppo attente alla propria dieta (vi ricordate del nostro amico Dan Janssen?). Non parlo ovviamente di tutti i 330 personaggi coinvolti, ma di quella che forse è stata la maggioranza. 

Questo non è certamente un problema che riguarda la sola Austria, vegetariani (o vegani) che rinunciano alla carne buttandosi su pizze, dolci, patatine fritte e qualsiasi altra cosa non sia carne ne è pieno il mondo, Italia compresa. 
Credo che nel momento in cui si smetta di mangiare carne e pesce si debba compiere un percorso alimentare personale che, oltre ad abbracciare la vita degli animali, debba in primis abbracciare la nostra salute. Non basta essere vegetariani per essere salutisti, ed è qua che volevo arrivare. 

Mi sembra chiaro che articoli come questi lasciano il tempo che trovano e cercano in qualche modo di "screditare" una corrente alimentare che sta diventando sempre più popolare. 
Il punto non è "sono vegetariano = sono invincibile", basterebbe soffermarsi a pensare che se una persona non mangia carne ma mangia 20 Mars al giorno, è improbabile che le sue arterie non contengano una discreta percentuale di grassi e zuccheri. 
Tutto questo per dire che è facile prendere 330 individui che non mangiano carne ma mangiano male e che, dai test, risulteranno essere più predisposti a certe malattie (senza contare la genetica e molti altri fattori). 
Ciò che si dovrebbe evitare, semmai, sarebbe diffondere questi risultati spacciandoli per verità assolute scientifiche, in modo da evitare allarmismi in quei soggetti già poco convinti delle loro decisioni o da creare altri pregiudizi in chi da sempre è contro il vegetarismo. 

Perché se l'Austria propone 330 vegetariani esposti al cancro, l'India ne vanta oltre un miliardo dalla bassissima, quasi nulla, incidenza di questa orrenda malattia
Che ne dite? 

Insomma, come giudicate questi articoli che stanno circolando per la rete da un po' di settimane? Verità o bugia? E voi che tipi di veg* siete, attenti e salutisti o più "basta che non sia carne è ok"? :)

Alla prossima!

martedì 22 aprile 2014

Recensioni: biscotti digestive Spigarello by Campiello

Buongiorno a tutti cari amici e amiche!
Dopo una serie di recensioni dedicate a prodotti specificamente bio, torno oggi a parlarvi di qualcosa alla portata di tutti, perché reperibile nei normali supermercati a un prezzo decisamente accessibile. 

Conosciamo tutti i biscotti digestive, una tipologia che arriva dal mondo anglosassone e che non solo è molto popolare per accompagnare l'ora del tè, ma che sta anche alla base di alcune ricette famose quali la cheese cake. Sappiamo tuttavia che i digestive - originali o meno - non sono proprio leggeri, né tanto meno vegan, in quanto contengono sopra ogni cosa una copiosa quantità di burro. 
E' qua che entrano in azione i biscotti digestive Spigarello, i quali sono privi sia di burro che di uova, quindi perfetti per chi è intollerante, per chi vuole stare a dieta (ogni biscotto conta 30 calorie) e per chi segue un'alimentazione vegan. Sono un'ottima fonte di fibre, in quanto fatti con farina integrale, e lo zucchero impiegato nell'impasto è di canna. 
Sono molto leggeri e li ho trovati ottimi sia per una colazione/spuntino non troppo impegnativi, sia per la preparazione di cheesecake o torte allo yogurt vegan. 

Per comprarli non serve andare in un supermercato bio, io li ho trovati sia all'Esselunga che al Pam, quindi sospetto abbiano una buona distribuzione in tutti i GDO
Il prezzo cambia a seconda del punto vendita e delle offerte, ogni pacco contiene due "rotoli" di biscotti per un costo che si aggira tra i 2,20 e i 2,50 €.

Consigliatissimi e promossi!

Alla prossima!

lunedì 21 aprile 2014

Ricette: biscotti vegan con farina di riso

Buongiorno e buona Pasquetta a tutti!
Spero abbiate trascorso una serena Pasqua e spero l'abbiate fatto in modo totalmente crueltyfree

Oggi è lunedì e come sapete di solito il lunedì parliamo delle proprietà dei cibi.
Oggi però non è solo lunedì, non è solo Pasquetta, no, oggi è anche il 100° post di Guida Galattica per Vegetariani, un traguardo importante per il blog e per me :)
Per festeggiare con voi l'occasione e ringraziarvi delle centinaia di visite che mi regalate ogni giorno e settimana, condivido con voi una ricetta tutta mia a cui sono arrivata solo dopo averla brevettata decine di volte (non scherzo)!

Biscotti vegan con farina di riso



In questa occasione io ne ho fatti di tre tipi: all'aroma di mandorla con mandorle (i miei preferiti), all'aroma di arancia con semi di papavero, al caffè con gocce di cioccolato. Voi potete usare l'aroma e gli ingredienti che più vi piacciono, come il cacao in polvere, la granella di nocciole, i pistacchi, la cannella... sta a voi! Qualsiasi cosa scegliate, però, ecco cosa serve per realizzarli!

>> Ingredienti (per 25 biscotti): 

- 1 cucchiaio di fecola di patate (o amido di mais)
- 2 cucchiai di latte di soia (o acqua, o uno e uno)
- un pizzico di bicarbonato
- 45 grammi di zucchero
- 125 gr di farina di riso
- 1 cucchiaio di margarina vegetale o burro di soia oppure 40 ml di olio di girasole
- 1 cucchiaino raso di curcuma (se usate il cacao o il caffè potete farne a meno, è solo per il colore)
- aroma alle mandorle / aroma all’arancia / 2 cucchiai di caffè
- mandorle in scaglie (o granella), semi di papavero, gocce di cioccolato
- farina 00 e acqua q.b.

>> Procedimento:

In una ciotola iniziate con l’amalgamare la fecola di patate con i 2 cucchiai di latte di soia e il pizzico di bicarbonato. Una volta ottenuto un composto liscio, aggiungete lo zucchero, seguito dalla curcuma (se volete i biscotti "giallo uovo") e dall’aroma che avete scelto (mandorle, arancia, caffè). A questo punto incorporate la farina di riso e le "guarnizioni" scelte (mandorle, semi di papavero, gocce di cioccolato), continuando a mescolare con la frusta. Infine aggiungete il cucchiaio di margarina, quindi iniziate a lavorare l’impasto con le mani. Se vi accorgete che è troppo secco o troppo molle, aiutatevi rispettivamente con un po’ d’acqua fredda o un po’ di farina 00.
Mettete l’impasto per 10 minuti nel freezer, quindi estraetelo, stendetelo e iniziate a fare i biscotti. Infornate per circa 20 minuti a 180°C.

Che dire, ancora grazie e... buon appetito!


Alla prossima!

sabato 19 aprile 2014

Veg* d'eccezione: Jared Leto

Buongiorno!
Per la nostra rubrica di vegetariani e vegani d'eccezione oggi saranno molto contente le visitatrici, perché si parla di un gran bel pezzo di figliolo, uno di quelli che fin dai suoi albori ha sempre fatto sognare il pubblico femminile: Jared Leto

Jared Leto
Quegli occhioni azzurri, quella barbetta accattivante, quel viso da "bravo-ragazzo-ma-nemmeno-troppo" sono già motivi per farsi affascinare dall'artista americano, se poi ci aggiungiamo che è vegano convinto da 20 anni allora siamo davanti al partito perfetto. 
Sembra incredibile come il bel Jared sia arrivato all'età di 43 anni sembrando ancora un trentenne. Il suo segreto? Il tofu, almeno secondo quanto dichiarato scherzosamente qua e là. 

nei panni di Harry Goldfarb
Jared Leto, classe 1971, originario della Lousiana, capisce di voler intraprendere la strada cinematografica nel 1995 con il suo primo film, Gli anni dei ricordi. Sempre nei primi anni 90 arrivano le conferme come attore, partecipando a film famosi quali Ragazze Interrotte, Fight Club e Panic Room, anche se probabilmente il suo personaggio più famoso e meglio ricordato appartiene al 2000: l'eroinomane Harry Goldfarb  di Requiem for a Dream, in cui fa coppia con la bella Jennifer Connelly. Sempre nel 2000 interpreta il ruolo di Paul Allen nel controverso American Psycho, al fianco di un giovane (e meraviglioso) Christian Bale. Più di recente l'abbiamo invece apprezzato in Dallas Buyers Club, ruolo che gli ha fruttato l'Oscar, ai danni del povero Leonardo Di Caprio.

Leto sul palco con i 30STM
Ma Jared Leto non limita la sua vena creativa al cinema, no, vuole esprimersi anche in musica
Così, parallelamente alla sua carriera di attore, nel 1998 fonda assieme al fratello Shannon i 30 Seconds to Mars, delle cui canzoni è cantante, compositore, chitarrista e bassista

Il gruppo viene meglio illuminato dai riflettori nel 2007, con l'esplosione della corrente "emo", a cui dicono appartenga. Lo dico e mi prendo le mie responsabilità: secondo me questa è stata sempre una baggianata! Ho vissuto la musica dei 30STM come rock o, al più, alternative rock, non certo come emo, un'etichetta che nemmeno Leto ha mai apprezzato molto ("Non chiamatemi emo, per favore!"). 
In realtà, come molto spesso accade per quelle band che sono in attività da parecchi anni, la musica del gruppo di Leto cambia sfumature di album in album, passando da brani più orecchiabili ad altri che sposano maggiormente una linea progressive-rock, senza nascondere un certo richiamo a band quali i Pink Floyd. Leto e i suoi compagni non hanno mai nascosto contaminazioni con l'elettronica o la dark wave, ma nemmeno con il metal e il grunge. Se volete appurare con le vostre orecchie come suonano i 30 Seconds to Mars, vi consiglio di ascoltare A beautiful lie, This is war o la famosa The Kill (Bury me)

Spostandoci sul fronte alimentare ed etico, come ho detto Jared è vegan da ben 20 anni e imputa a questo suo stile di vita - nonché allo yoga che pratica con costanza - il suo aspetto sempre giovane e fresco
Ciò che l'ha portato sulla strada del veganesimo sono stati una serie di documentari sull'industria della carne, da cui si è sentito toccato. Durante le interviste è facile parlare di cibo con Leto, non solo perché in molti dei suoi ruoli è stato costretto a perdere e prendere peso (in modo anche notevole), ma anche perché pare che durante le interviste tenda a mangiare, con conseguenti domande che portano a conoscere le sue opinioni in merito alla questione "cibo". 
Caratterizzato da un gran senso dello humor (aveva dichiarato alla PETA di "sacrificare il tofu" prima di ogni show come rito propiziatorio), non beve, è ghiotto di Tofutti Cuties (gelati a base di tofu) e di pancakes vegan, con i quali aveva annunciato avrebbe festeggiato il suo Oscar. 
Leto è un profondo amante dell'ambiente, abbastanza da passeggiare senza iPod per ascoltare i suoni della natura e da avere come "pet" un lupo di nome Judas. In libertà sulle colline, ovviamente!

Jared, se i vegan arrivano agli over 40 come te, dovrebbero metterci tutti la firma! :P 

Alla prossima!

giovedì 17 aprile 2014

National Vegetarian Week, la settimana degli aspiranti vegetariani

Ben tornati cari amici ascoltatori! 
Ho definito il giovedì come il giorno del "post a tema libero" e infatti, se avrete notato, parlo un po' di fatti a caso! Oggi scrivo questo breve articolo per segnalarvi un'iniziativa che si tiene ogni anno nel Regno Unito, ma che si può riproporre praticamente ovunque.  


Si tratta della National Vegetarian Week (dal 19 al 25 maggio) promossa dalla Vegetarian Society, la famosa organizzazione che spesso approva i prodotti comunemente commercializzati nei supermercati del Regno Unito apponendo la caratteristica "V" verde sui vari packaging. Quest'anno lo sponsor ufficiale di questa iniziativa sarà Tesco, la catena di supermarket presente sia nel Regno Unito che in Irlanda. 
Onestamente non so se in Italia esista una cosa del genere, se esiste è di nicchia e non è certamente sponsorizzata come accade oltremanica, dove l'evento è di stampo nazionale

Perché vivere 7 giorni da vegetariani? Ecco tre buoni motivi:

- Per la propria salute. E' risaputo e mi piace ribadirlo ogni volta che posso: mangiare più frutta e verdura e meno carne aiuta uno stile di vita sano, equilibrato, povero di grassi saturi e ricco di vitamine, minerali e tanti nutritivi che regalano energia e salute al nostro organismo.

- Per gli animali e l'ambiente. Rinunciare alla carne (e al pesce...) è una scelta che giova non solo a noi stessi, ma anche al nostro pianeta, rispettando gli animali e la natura. 

- Per una nuova sfida alimentare. E' molto facile cucinare usando uova, burro, pancetta, prosciutto e compagnia cantante. La vera sfida è ottenere un piatto delizioso senza i cubetti di cotto, oppure un dolce superlativo senza uova o burro. Molti pensano sia impossibile, ma solo perché non hanno mai toccato con mano!

Cimentatevi per soli 7 giorni con il vegetarismo: se vi piacerà potrete continuare con questo stile di vita, se non vi piace tornerete a quello precedente. Insomma, "soddisfatti o rimborsati".

Volete saperne di più? Avete in mente qualcuno a cui proporre questa sfida?
Visitate il sito dedicato all'iniziativa, www.nationalvegetarianweek.org, troverete tutte le informazioni per prepararvi al meglio!

Alla prossima!

mercoledì 16 aprile 2014

Gli animalisti? Un branco di esaltati.

Buona metà di settimana a tutti cari seguaci verdi!
Siamo qui riuniti oggi per affrontare un tema sociale quanto mai bollente di questi tempi, ovvero lo spirito animalista

Ultimamente, anche grazie all'on. Michela Brambilla, in Italia gli atti legali in tutela dei nostri amici animali stanno aumentando e, com'è prevedibile, aumentano anche le polemiche nei confronti degli animalisti, anche perché l'attenzione mediatica è ben rivolta verso di loro. 
Le battaglie per concedere al mondo animale maggiore rispetto e considerazione non si esauriscono mai, ed ecco che la signora Brambilla si trova a portarne avanti diverse, tutte in contemporanea: ha firmato la legge che vieta luoghi di tortura come Green Hill, sta armeggiando per chiudere i delfinari, per fermare i circhi che sfruttano gli animali, per sottrarre il cavallo ai mattatoi e, di recente, si sta battendo per sensibilizzare gli italiani sulla strage degli agnellini a Pasqua. 

Proprio in queste settimane l'OIPA è stata autrice di una campagna pubblicitaria intitolata "M'ama / Mi mangia" in cui si pone l'accento sulla differenza tracciata dalle persone tra animali da compagnia e da macello. Il succo del discorso è che i secondi soffrono come i primi, quindi l'obiettivo finale è far prendere coscienza alla gente che il dolore è uguale per tutti e che il potere di cambiare le cose è proprio nelle sue mani. 
La comunicazione è stata poi potenziata da una manifestazione avvenuta sabato 12 aprile in piazza San Babila, a Milano, a cui ha partecipato Michela Brambilla in persona. Nel corso di tale manifestazione si è celebrato il funerale dell'agnello, con tanto di piccola bara bianca e la Morte che suonava il violino. L'avvenimento è stato ripreso dai media e diffuso sia su internet che dai telegiornali nazionali. Questo ha scatenato diverse reazioni da parte della pubblica opinione. 

l'on. Brambilla e il funerale dell'agnello
Per alcuni l'evento è stato azzeccato e di grande impatto, indiscutibilmente utile affinché gli italiani aprano gli occhi e si scrollino le tradizioni di dosso. Per altri, invece, la cosa è stata vista come un "calcare la mano", con la conseguenza inevitabile di spingere l'audience nella direzione opposta e considerare gli animalisti come degli invasati senza ragione che si interessano molto agli animali, ma non ai propri simili. 
Nel nostro Paese in particolare si tende a vedere questo genere di eventi come un'imposizione forzata dei propri ideali su tradizioni e abitudini alimentari, piuttosto che come occasioni per farsi due domande e riflettere su ciò che è giusto e ciò che non lo è. 

Sono la prima a dire che, a volte, gli attivisti esagerano e arrivano a compiere gesti molto forti o di dubbia moralità (come imbrattare monumenti di vernici et similia), ma etichettarli a priori come esaltati che pur di salvare una formica sarebbero disposti a squartare bambini, mi sembra esagerato. 
In sincerità non riesce a essermi chiaro il perché non appena si cerchi di difendere la vita di un animale si tiri subito in ballo quella dell'uomo, quasi a voler bilanciare dei sensi di colpa. Ho letto diversi commenti che invitavano a preoccuparsi più per i bambini che muoiono di fame, piuttosto che degli agnelli.
Sono convinta che chiunque abbia della sensibilità, sappia anche dove e come indirizzarla. 
Preoccuparsi per gli animali non esclude il preoccuparsi per la propria specie e non capisco da dove derivi la convinzione del contrario. Siamo esseri umani, ci viviamo con le altre creature, e anche se siamo convinti che il mondo sia nostro, non è così. E questa è una verità che, a mio parere, evidentemente a molti non piace. 

Voi come la vedete? Gli animalisti agiscono sempre in modo appropriato o ci hanno messo del loro affinché l'opinione pubblica li ritenga eccessivi? E cosa ne pensate del binomio "amo gli animali / odio le persone" di cui spesso vengono accusati? 

Alla prossima!

martedì 15 aprile 2014

Recensioni: Fioretto di Riso by Vegandelice

Ciao a tutti!
Eccoci oggi con una recensione di un prodotto che sto praticamente comprando ogni settimana (e che non basta mai...), il Fioretto di Riso bio di Vegandelice, un'ottima alternativa a formaggio.


Il salsicciotto in questione pesa 200 gr e costa su 4,28 €, ma spesso lo trovo in sconto da Biomì a 3,64. Per la quantità che offre il prezzo è in effetti alto, ma si sa, con gli alimenti bio è così, più che la quantità se ne paga la qualità e il processo di lavorazione. E' rilevante sottolineare come la farina da cui viene ottenuto il formaggio è di riso integrale

Il Fioretto di Riso, a mio parere, ha due tipi di sapori, a seconda di come lo si consumi, se freddo o caldo: freddo mi ricorda molto la famosa Pizzottella Prealpi, la classica mozzarella priva di acqua, adatta per i piatti che devono "fondere"; caldo mi ha ricordato invece la crescenza
In entrambi i casi è comunque molto gradevole e leggero, può essere usato per la preparazione di piatti freddi ma anche - o soprattutto - per i piatti caldi, quali pizze, focacce, piadine etc.
Dato che è ottenuto dal riso e non dalla classica soia è indicato non solo per chi soffre di intolleranze al lattosio, ma anche per chi è allergico alla soia. 
Della stessa linea esiste anche il Fioretto di Riso spalmabile (simile alla Robiola) e le due Mozzarisella, in versione normale e affumicata, anche loro adatte sia per piatti freddi che caldi. 

Per quanto concerne la reperibilità, come ho detto, io lo compro da Biomì, ma si può trovare anche in altri negozi biologici, se non addirittura online. Basta cercare un po' con Google e sono diversi i siti che lo vendono. 

L'unica nota negativa che mi sento di sollevare è che, davvero, dura troppo poco, al massimo un paio di utilizzi...! Diciamo pure che 100 gr in più non guasterebbero, soprattutto per chi, come me, ama i formaggi. Speriamo che, crescendo in popolarità, ne producano versioni un po' più corpose, ecco!

Il mio verdetto è quindi un bel pollice in su, il Fioretto viene promosso a pieni voti! 

Alla prossima!

lunedì 14 aprile 2014

L'angolo delle proprietà: curcuma

Buon lunedì a tutti! 
Visto che settimana scorsa abbiamo parlato dei cosiddetti "superfoods", vorrei iniziare questa parlando proprio di uno di loro, una spezia per la precisione, la curcuma
Potrebbe essere che molta gente ancora storca il naso quando si fa il nome di questa spezia, ma la sua popolarità è in costante ascesa e se prima si faticava a trovarla al supermercato, ora è disponibile praticamente ovunque. 
La curcuma è un'erba perenne della famiglia delle Zingiberacee (la stessa dello zenzero) e arriva dall'Asia sud-orientale (India e Malesia), dove è molto usata sia in cucina che nella medicina ayurvedica. Nonostante le moltissime specie di curcuma, quella cui ci si riferisce di solito con questo nome è la curcuma longa, che, dato il suo caratteristico colore giallo acceso, viene anche soprannominata "zafferano delle Indie".
Pur venendo coltivata anche in Africa, l'India è il principale produttore di curcuma al mondo, con il  maggior picco produttivo nello stato dell'Andhra Pradesh.

In cucina la curcuma è molto utilizzata e uno dei suoi impieghi più famosi è la composizione del curry (che infatti è giallo intenso). Oltre a questo viene usata da sola per insaporire qualsiasi tipo di piatto, anche se si sposa in particolare con le verdure. Viene inoltre usata anche come colorante alimentare naturale, proprio per il suo intenso colore giallo. Nelle ricette vegan è indicata per sostituire il classico colore dato dalle uova in preparazioni quali creme per dolci, pasta frolla, biscotti, crepes e così via. 

Dal punto di vista delle proprietà la curcuma è, come dicevo, un superfood, ma anche un vero e proprio farmaco naturale, tanto che anche in India se ne sfruttano le numerose proprietà nella medicina tradizionale, confermate anche dalla medicina ufficiale. 
Questa spezia ha i riflettori puntati su di sé in particolare per un motivo: sarebbe uno degli anticancro più potenti al mondo. Pare che secondo l'opinione comune degli studiosi - che hanno constato la bassissima incidenza dei tumori proprio in India - la curcuma sia in grado di bloccare l'enzima ritenuto responsabile dell'insorgenza dei tumori, in particolare di quello al colon, al fegato, ai polmoni e ai reni grazie alla sua funzione depurativa. 
La curcuma ha un alto potere digestivo e antiossidante, oltre a venire impiegata come antiinfiammatorio e cicatrizzante nel trattamento di ferite e punture d'insetti. 

La dose ideale, per godere di tutti i benefici di questa pianta, sarebbero due cucchiaini al giorno aggiunti a pietanze, salse o quant'altro, ma l'assorbimento è facilitato e rafforzato in particolare da olio, pepe nero e tè verde

Io ormai cerco di inserirla un po' dappertutto, anche perché il suo colore è davvero bellissimo, ve la consiglio!

Alla prossima!

sabato 12 aprile 2014

Ricette: torta fredda allo yogurt "sapore di bosco"

Buongiorno a tutti!
Come dico sempre, questo blog non raccoglie ricette e il motivo principale è che, pur amando cucinare, spesso faccio le cose a occhio, perciò non voglio far rischiare pasticci a chi mi segue... 
Per il mio compleanno mi sono autoprodotta una torta che ha riscosso molto successo sia su Facebook che su Instagram (@theveggiegalaxy): una simil cheesecake che però segue il filone delle torte allo yogurt della Cameo. Spulciando qua e là ho confrontato diverse ricette "normali" e ho fatto le opportune sostituzioni per rendere vegan la mia. Ecco ciò che ne è uscito! 


La ricetta si compone di 3 step: base, crema e coulis
Prima di iniziare è necessaria una teglia a cerniera del diametro di 24 cm imburrata (usate la margarina) e foderata di carta forno.

>> Ingredienti
  • Base
- 280 gr frollini vegan (io ho usato i Digestive Spigarello)
- 140 gr margarina (Vallè con Omega 3 e il 30% di grassi in meno)
- 2 cucchiai zucchero di canna
  • Crema
- 50 ml latte di soia (+ una quantità supplementare in caso di bisogno)
- 3 cucchiaini agar agar
- 700 gr yogurt di soia ai frutti di bosco
- 1-2 cucchiai confettura di frutti di bosco
  • Coulis
- 250 gr fragole
- 1/2 bicchierino succo di limone
- 2 cucchiai zucchero di canna

>> Procedimento
  • Base: con l'aiuto di un mixer tritate tutti i biscotti finché non saranno ridotti in polvere; nel mentre fate sciogliere completamente la margarina. In una ciotola capiente unite i biscotti tritati allo zucchero di canna, infine aggiungete la margarina fusa. Mescolate e amalgamate il tutto. Versate il composto nella teglia e con il dorso di un cucchiaio aiutatevi a spargerlo e ad appiattirlo affinché ricopra tutta la superficie in modo uniforme. Mettete la teglia in freezer per 15 minuti
  • Crema: in una pentola di medie dimensioni versate il latte e scaldatelo finché non sarà ben caldo. Aggiungete l'agar agar mescolando continuamente, stando attenti ai grumi, che sono facilissimi. Vi consiglio di tenere da parte un altro po' di latte già caldo, perché nel caso in cui la polvere dovesse assorbire troppo liquido dovrete aggiungerne dell'altro, ed è meglio che sia già alla giusta temperatura. Una volta sciolta l'agar agar, unite lo yogurt e la marmellata; quando il composto sarà liscio e uniforme spegnete il fuoco. A questo punto saranno passati i 15 minuti, estraete la teglia dal freezer e versateci la crema. Attendete che si raffreddi un po', poi rimettetela nel congelatore fino a quando la crema non si sarà visibilmente rassodata. 
  • Coulis: tagliate le fragole a pezzetti, quindi frullatele (in un mixer o frullatore a immersione) finché non avrete ottenuto una crema liscia e omogenea. Aggiungete il mezzo bicchierino di succo di limone e riprendete a frullare. Setacciate il composto ottenuto con un colino in modo da eliminare i semini delle fragole ed isolare la sola purea, quindi aggiungete lo zucchero. Mescolate ancora una volta e la vostra coulis è pronta! 
  • Quando vedrete che la crema della torta sarà ben soda, estraete la teglia dal freezer e ricoprite la torta con la coulis alle fragole, dopodiché rimettetela nel freezer per almeno 4 ore. In ogni caso, prima di slacciare la cerniera della teglia, controllate che la torta si sia ben solidificata!
>> Risposte a possibili domande...

- L'agar agar è necessaria, altrimenti la crema allo yogurt non si terrà in piedi senza gelificante! Dato che non è una cheesecake e lo yogurt non ha la stessa consistenza del formaggio, la gelatina serve per tenere insieme il tutto! Se non siete vegetariani potete usare la colla di pesce, che però richiede una procedura diversa (necessita dell'acqua fredda per sciogliersi, non calda).
- Potete usare qualsiasi gusto di yogurt, anche quello bianco. In questo caso sarebbe opportuno aggiungere dello zucchero q.b. per alleggerire il sapore acidulo e renderlo più dolce.
- Potete guarnire la torta con sciroppo di frutta (io ho usato quello ai frutti rossi) e, se siete fortunati nel trovarla, con panna di soia da montare


Se avete domande lasciate pure un commento qua sotto.
Buon appetito!

venerdì 11 aprile 2014

Veg* d'eccezione: Paola Maugeri

Ciao a tutti e bentornati da queste parti!
Il post di questo venerdì è incentrato su una figura musicale italiana un po' particolare, perché anziché stare sul palco sta "dietro le quinte", per così dire. Chiunque sia un affezionato della cara Virgin Radio avrà ascoltato almeno una volta la voce di Paola Maugeri raccontare la vita e i successi di qualche rockstar scapestrata. Quello che però non è noto a tutti è che dietro la voce e la preparazione di Paola si nasconde un fervente animo ambientalista e vegano, un animo che la accompagna fin dai suoi primi anni di vita. 

Paola Maugeri
Classe 1971, catanese doc, Paola Maugeri si è trasferita molto presto a Milano, dove ha poi intrapreso la carriera di veejay e di giornalista musicale. E' diventata vegetariana a soli 12 anni, per poi intraprendere la strada vegan durante la prima adolescenza
Da sempre attenta all'ecologia, all'ambiente e a tutto quello che richieda una particolare sensibilità sociale, Paola dichiara con fermezza che la rivoluzione più efficace, quella che cambierà il mondo, è anche la più semplice, perché è quella che parte dal proprio piatto
Ha un bimbo di sei anni, Timo, vegan anche lui, con il quale vive praticamente tutte le esperienze eco/veg in cui si butta: dalla coltivazione dei propri ortaggi sul terrazzo della casa milanese, al tentativo di vita a impatto zero, per non parlare del collaudo delle ricette e della permanenza di tre mesi l'anno in Svezia, paese che Paola considera - come tutto il nord Europa - molto all'avanguardia quando si tratta di vegan lifestyle et similia. 

"La mia vita a impatto zero" - Mondadori
Il suo coinvolgimento nelle faccende inerenti l'ambiente e l'alimentazione cruelty free l'ha portata a ricoprire il ruolo di ambasciatrice per l'Italia nel vertice sull'ambiente di Copenaghen, evento che l'ha guidata verso nuove prese di coscienza e l'ha poi spinta a vivere assieme alla sua famiglia (suo padre e suo figlio) un intero anno a impatto zero. Questa esperienza è stata poi riportata nel libro edito da Mondadori "La mia vita a impatto zero" (disponibile online e in libreria), in cui vengono messe in luce le soddisfazioni, ma anche le difficoltà, che questo stile di vita comporta. 

"Las Vegans" - Mondadori
Più di recente, sempre pubblicato da Mondadori, la nostra siciliana ha rilasciato un secondo libro intitolato "Las Vegans" che ha per tema la rivoluzione vegana
In questo volume sono raccolte una serie di ricette vegan che hanno lo scopo di dimostrare ai vegani, ma soprattutto a coloro che non lo sono, che mangiare secondo le regole di questo regime alimentare è possibile ed è più facile di ciò che si crede, infatti non è previsto l'impiego di chissà quali alimenti costosi o introvabili. La particolarità aggiunta è che ogni ricetta si accompagna a un ricordo/aneddoto musicale della Maugeri, che è poi legato a una canzone
Insomma, un'unione magica di cibo, etica e musica

Per Paola lo stile di vita vegan è un po' come il rock: sono entrambi controcorrente e non si piegano a ciò che sceglie la massa, ecco perché si scontrano spesso con le opinioni accettate dal senso comune. E come darle torto? 

Certo, non avevo mai pensato che il vegan fosse rock... sarà per questo che molte rockstar, e musicisti in generale, sposano il veg*-lifestyle? :)

Alla prossima!

giovedì 10 aprile 2014

I "superfoods": quali sono e cosa fanno

Bentornati cari amici!
L'articolo di oggi è dedicato a dei cibi particolari di cui, nonostante la notorietà degli ultimi anni, si sa ancora poco: si tratta dei cosiddetti "superfoods" o, in italiano, "super alimenti". 

Chi è crudista (o anche "solo" salutista) sicuramente conosce già l'argomento, perché i superfoods sono molto popolari in questo tipo di dieta, ma chi mangia in modo "abitudinario" può non essere così ferrato quando si tocca la questione. 

Cosa sono i superfoods? 
I superfoods sono cibi di origine assolutamente naturale, ricchi di sostanze importanti per il nostro organismo e, quindi, di altrettante essenziali proprietà. Si mangiano crudi (quando è possibile), ad esempio frullati o come aggiunta ad altri piatti, affinché tutti i nutrienti in essi contenuti agiscano in modo efficace sulla nostra salute. 

Esistono diverse categorie di superfoods, ma non per tutte sono stati riconosciuti degli effettivi benefici. Come per ogni cosa divenuta "moda" (e i superfoods sono diventati un vero e proprio trend nel corso degli ultimi anni) ci sono verità e bugie, ma in linea di massima gli esperti hanno dichiarato che sì, i superfoods hanno davvero proprietà benefiche e perciò sono davvero "super", soprattutto quando si parla di prevenzione dei tumori. 

I superfoods possono essere più comuni di ciò che pensiamo (basti pensare all'avocado, al cavolo, alla quinoa, all'aglio), tuttavia se dovessimo stilare una "top 10" dei più importanti ecco quali troveremmo:

- mirtilli: potenti antitumorali e antiossidanti, rallentano l'invecchiamento, rinforzano la memoria
- bacche di goji: antitumorali, energizzanti, rallentano l'invecchiamento, consigliate agli sportivi
- bacche di acai: antiossidanti, abbassano il colesterolo, combattono i germi, depurano il fegato
- spirulina: ricca di proteine, ferro, vitamina A, C, E e omega-3, potenzia il sistema immunitario
- semi di chia: ricchi di proteine, omega-3, fibre, calcio, grassi buoni, aiutano la rapida perdita di peso
- olio di cocco: rinforza il sistema immunitario, controlla i grassi e gli zuccheri nel sangue, ha proprietà anti-virali, anti-batteriche e anti-fungine
- maca: altamente energizzante, stimola fisico e mente, ricca di proteine, sali minerali e fibre
- cacao grezzo: ricco di ferro, magnesio, fibre, vitamina C, aumenta i livelli di serotonina
- semi di lino: ricchi di omega-3, controllano il colesterolo, prevengono malattie cardiovascolari e osteoporosi
- curcuma: blocca l'enzima responsabile del cancro, antiossidante, svolge azione antinfiammatoria, antisettica, antidolorifica

Ovviamente questi sono solo alcuni fra i superfoods che ci ha donato Madre Natura, ne esistono moltissimi altri che se integrati opportunamente nella nostra dieta ci faranno vivere indubbiamente meglio e, chissà, magari ci allungheranno la vita! ;)

Alla prossima!

mercoledì 9 aprile 2014

Valsoia

Buongiorno a tutti e ben ritrovati su queste pagine!
Dai commenti alla recensione di settimana scorsa dedicata al formaggio spalmabile Valsoia era nata un'analisi sui pro e i contro di questa marca e avevo annunciato che avrei ripreso il discorso in un post a parte, perciò eccoci qua. 


Secondo alcuni consumatori molti prodotti proposti dal brand italiano sono piuttosto validi, secondo altri invece lo sono meno (e io sono tra questi). 
Credo davvero di aver provato di tutto di Valsoia: il latte, il tofu, i gelati, i burgers, le cotolette, i budini, gli yogurt, la panna per cucinare, la crema alle nocciole, gli snack, i biscotti e perfino l'ignominioso formaggio spalmabile. 
Non è che tutti questi prodotti siano da buttare, ma in generale Valsoia al mio palato raggiunge a malapena il 6 politico. Trovo buoni gli snack e i budini al cioccolato ad esempio, ma i recenti frollini e il formaggio mi hanno fatto precipitare Valsoia in un baratro nero e profondo. 
E' vero che i gusti son gusti, ma ciò che ritengo essere un'aggravante a carico di questa marca è come in qualcosa come più di 15 anni non solo non abbiano mai migliorato le formule dei prodotti esistenti, ma si permettano di fare cappellate ingloriose come quella del formaggio.

Correva la metà degli anni 90 quando in televisione fummo deliziati per la prima volta dall'allegra e soave musichetta del pianoforte Valsoia, e tutti pensavamo "ma cos'è sta roba?".
La soia ai tempi non era granché in voga, quindi Valsoia si pose come prima azienda italiana sul mercato, forse non la prima in termini di esistenza, ma sicuramente la prima a sponsorizzare i prodotti in televisione, sfidando gli scetticismi e i pregiudizi della gente. 

Durante gli anni poi si sono aperte diverse polemiche su più fronti. 
Ad un'attenta analisi dei prodotti condotta da Greenpeace nel 2002 erano emerse tracce di soia OGM nei prodotti di questo brand, a dispetto di quanto veniva dichiarato dall'azienda stessa. 
Un'altra polemica coinvolgeva la produzione dei gelati, affidata alla terribile Nestlè, nonché il cacao impiegato nelle ricette, a quanto pare proveniente dallo sfruttamento dei lavoratori (minorenni e non) del terzo mondo.

Questo almeno è quello che circola su internet, ma per quel che mi riguarda io non compro Valsoia per via dell'OGM o della Nestlè (anche se, qualora veri, sarebbero fattori importanti di cui tener conto), ma semplicemente perché la qualità dei suoi prodotti non incontra le mie (forse pretenziose?) aspettative. 

Quello che infatti non mi spiego è: ok, negli anni 90 eravate i leader di settore, ma oggi ci sono moltissimi competitor di ottima qualità nei GDO, quali Alpro e Sojasun, giusto per citarne un paio validi. Perché non cercate di migliorarvi e raggiungere dei livelli superiori? Non dico su tutta la linea (so che molti apprezzano i surgelati), ma quanto meno per il latte e i prodotti alternativi quali il formaggio. 
Ovviamente Valsoia punta a un target che si accontenta dei prodotti da GDO e non mira certo ai patiti dei prodotti bio che si recano in supermercati specializzati, ma perché chi non abita in grandi città dovrebbe cuccarsi prodotti di qualità mediocre? 
Il prezzo basso non dovrebbe essere l'unico plus su cui puntare, sarebbe semmai apprezzabile avere un prodotto buono e che sia accessibile a tutti. 
Non mi interessa chi abbia prodotto il formaggio o i frollini: fanno schifo, comunque la si giri. 

Voi cosa ne pensate di questa marca tutta italiana? Cosa salvate e cosa buttate giù dalla torre? E cosa ne pensate delle polemiche, dicerie o verità? Attendo i vostri commenti!

Alla prossima!

martedì 8 aprile 2014

Recensioni: crema spalmabile alle nocciole Slurp by Ki

Buongiorno! 
Oggi è il mio compleanno (d'ora in poi saranno sempre 25 gli anni, per me!) e quindi mi sembrava doveroso festeggiare con la recensione di un prodotto goloso, buonissimo e rigorosamente cioccolatoso: la crema alle nocciole e cacao Slurp di Ki

L'ho provata un po' per curiosità e un po' perché cercavo alternative non costosissime alla celeberrima Nutella (di cui non vado pazza, ma una volta ogni tanto ci sta, diciamocelo!). 
Ho comprato in passato la crema alle nocciole di Valsoia, ma oltre a non essere presente in tutti i supermercati, il gusto, pur non essendo affatto male, non mi appagava del tutto. 

Così sono andata da Biomì, e per la modica cifra di 3,30 € mi sono portata a casa questo barattolino, la cui composizione mi ha anche sorpresa: non c'è latte di soia, ma farina di soia! L'unico liquido presente è l'olio vegetale, prevalentemente di girasole e solo in piccolissima parte di palma. 

Mai nome fu più appropriato, "slurp" è proprio ciò che direte dopo il primo assaggio! Io l'ho trovata ottima, dolce al punto giusto e davvero golosa. Forse la consistenza, soprattutto se al caldo, tende leggermente verso il liquido, ma nulla di grave, si può sempre conservare in frigo se si vuole. Io la sto tenendo nella credenza e comunque la texture è rimasta su un Nutella-style apprezzabile.

Per coloro che vogliono gustarsi appieno il gusto del cacao più selvaggio esiste anche la versione "dark" fondente, venduta sempre allo stesso prezzo

Che dire, pollice in su per questo prodotto! 

Alla prossima!

lunedì 7 aprile 2014

L'angolo delle proprietà: banana

Buongiorno a tutti!
Iniziamo la settimana con un tocco di colore nel nostro Angolo delle Proprietà, un bel giallo acceso che ci porti un po' di allegria in questa primavera appena cominciata, parliamo infatti di banane!
Vi dirò, a me la frutta piace praticamente tutta, ma confesso che il mio frutto preferito è proprio la banana, senza andare a scomodare roba esotica o inusuale. La adoro perché credo sia un po' come le patate, in qualsiasi modo la si consumi resta sempre buonissima! E' sostanziosa se mangiata da sola, se frullata, se gustata essiccata, evita spesso l'aggiunta dello zucchero nelle ricette e se ne può ricavare addirittura dell'ottimo gelato vegan. Un piccolo gioiello!

Ma come tutto il cibo che ci ha donato Madre Natura la banana non è solo buona, ma anche utile al nostro organismo, vediamo l'identikit della nostra amica gialla.

Inutile descrivere una banana, è un frutto talmente comune che è impossibile che qualcuno non lo conosca; sappiamo tutti che deriva dalla pianta del banano e che cresce nei famosissimi caschi resi popolari da un noto marchio a bollino blu!
Una piccola curiosità che ho trovato in giro è che il genere di classificazione del banano prende il nome di Musa, infatti le qualità di banane più conosciute si chiamano Musa SapientiumMusa Cavendishii e Musa Paradisiaca... che poesia, non me l'aspettavo!

Quando si parla di banane si pensa inevitabilmente al potassio, soprattutto quando ci addentriamo nell'ambito sportivo. Il potassio è un grandissimo alleato del sistema cardiovascolare e la banana ne è davvero ricca; ecco il motivo per cui questo frutto viene consigliato a chi pratica un'intensa attività sportiva, soprattutto nuoto. Una buona dose di potassio, infatti, previene l'insorgere di crampi durante e dopo lo sforzo fisico. Oltre al potassio la banana contiene rame, calcio, fosforo, zinco e ferro, quest'ultimo particolarmente di rilievo in caso di anemia

Un'altra cosa che salta subito alla mente quando si dice "banana" sono le calorie; è risaputo come questo frutto possa sostituire un pasto, perciò viene sconsigliata nelle diete e, in generale, a chiunque voglia mantenere un basso profilo alimentare, mentre invece è ideale per chi pratica sport. Le calorie di una banana oscillano fra 100 e 200 (a seconda della dimensione del frutto), ma non sono solo loro a renderla un pasto appropriato per gli sportivi.
Importanti sono anche i carboidrati, gli zuccheri, l'amido e perfino una parte minore di proteine (appena l'1%, ma meglio di nulla!) contenuti in essa. Per quanto riguarda le vitamine, ecco una bella forchettata di B1, B2, B6, vitamina C ed E, tutte utili per una notevole sferzata di energie!

Menzione a parte la merita l'amminoacido triptofano, il quale, metabolizzato, si trasforma in serotonina che, come abbiamo visto nel caso del cacao, produce benessere e rilassatezza in quanto "ormone della felicità".
Una precisazione sullo zucchero: quando si tratta di fare uno spuntino sano la banana è sempre preferibile a qualsiasi snack industriale. Il fruttosio, lo zucchero della frutta, viene infatti metabolizzato in maniera molto meno impattante rispetto agli zuccheri raffinati contenuti in snack e merendine, quindi è una scelta più sana.

Insomma, battutine a parte, ci rendiamo facilmente conto di come ci sia un perché reale dietro l'affermazione che vede la banana come "l'unico frutto dell'amor"!

Alla prossima!

venerdì 4 aprile 2014

Veg* d'eccezione: Jonathan Safran Foer

Buongiorno a tutti! 
Oggi per questa rubrica ci allontaniamo dal mondo musicale e ci addentriamo invece in un altro campo a me caro, quello della letteratura. 
Sono in molti gli scrittori ad aver sposato la scelta vegetariana, ma ce n'è uno in particolare che merita attenzione: Jonathan Safran Foer

J. S. Foer, classe 1977, americano, è un autore molto interessante perché non si limita alla sola narrativa, ma anche alla saggistica. Personalmente ritengo che scriva molto bene e che tocchi temi originali in modo delicato, a tal punto che da ben due romanzi sui tre pubblicati sono stati tratti dei film, "Ogni cosa è illuminata" e "Molto forte, incredibilmente vicino". I pochi romanzi sono comunque compensati da una prolifica produzione di racconti e di saggi e, proprio fra questi ultimi, quello su cui ci concentreremo è intitolato "Se niente importa", completamente dedicato alle verità che si celano dietro l'industria della carne

Foer è diventato vegan dopo la nascita di suo figlio, ed è una persona attenta all'ambiente e agli animali. Già nell'autobiografico "Ogni cosa è illuminata" avevamo potuto apprezzare le sue peripezie alimentari in Ucraina, Paese in cui la parola "vegetariano" sembrava essere sinonimo di malattia o stranezza. Nel film Foer, interpretato da un perfetto Elijah Wood, era stato protagonista di diverse scene comiche che derivavano proprio dal suo credo alimentare. Come dimenticare questo splendido spezzone?


Ma Jonathan è ovviamente più di questo. 
da notare la somiglianza con E. Wood...
Per tre lunghi anni si è dedicato a meticolose ricerche (con tanto di incursioni) e alla raccolta di dati inerenti gli allevamenti intensivi, l'impatto ambientale di questi su scala mondiale, le sofferenze che gli animali sono costretti a patire nell'industria della carne, del latte e delle uova. 
Foer non si è risparmiato, né ci ha risparmiato nulla, il tutto è raccontato con lucidità e oggettività, cercando di tenersi il più lontano possibile dalla mancanza di imparzialità sull'argomento. 
Sono molte le domande da cui è partito per sviluppare questa laboriosa indagine, ad esempio il rapporto fra l'essere umano e gli animali, la provenienza della carne che ci si trova nel piatto, il risvolto economico che comporta questo tipo di industria. 
L'autore ha così vivisezionato una realtà che in molti ignorano o vogliono ignorare, ha voluto aprire gli occhi senza risultare invadente o provocatorio, ma semplicemente riportando ciò che quotidianamente accade dentro i mattatoi, in modo che il libro fosse rivolto a tutti (onnivori e vegetariani). 
Al centro di "Se niente importa" non c'è solo l'etica, ma anche l'alimentazione in senso stretto. Foer infatti afferma di essere passato dal vegetarismo al vegan dopo essere diventato padre: se prima era importante nutrire se stesso, è diventato ancora più significativo sapere come nutrire il proprio figlio, una consapevolezza che coinvolge in primis la salute, oltre agli animali e all'ambiente. 

Secondo l'opinione pubblica chiunque legga questo libro non può non sentirsi toccato, o quanto meno porsi due domande su come giri l'industria alimentare attorno a noi. 
A quanto riportato, l'attrice Natalie Portman ha dichiarato che "Se niente importa" l'ha trasformata da vegetariana a vegana convinta

Il libro in Italia è pubblicato da Guanda ed è disponibile in versione cartacea presso qualsiasi libreria, oppure online in formato e-book.

Perché "se niente importa, non c'è niente da salvare".

giovedì 3 aprile 2014

Gelatina vegetale? Esiste, si chiama agar-agar

Buongiorno a tutti! 
Quando siamo alle prese con qualche ricetta che richieda un gelificante, che si tratti di budini, di aspic o del semplice strato aggiuntivo per "lucidare" le crostate, ci scontriamo sempre con la spinosa questione della colla di pesce (e, più in generale, della gelatina alimentare). 

Come spiegato in qualche post fa, chi è veg*, al contrario di ciò che si crede, non mangia pesce, quindi non mangia nemmeno ciò che contiene colla di pesce (anche se ormai non deriva più dal pesce...). Inoltre, spesso si pensa che la gelatina impiegata in cucina sia vegetale... errato! E' di origine animale
Che fare allora?
Beh, se siete al ristorante vi sconsiglio di ordinare panna cotta, budini o crostate, se invece comprate preparati in polvere per uno di questi dolci vi suggerisco di leggere la lista degli ingredienti, perché è facile che compaia colla di pesce o gelatina alimentare. 

In realtà esiste una valida alternativa vegetale alla gelatina comune, solo che in Italia è poco usata: si chiama agar-agar. E' molto famosa all'estero, la si trova tranquillamente vicino alla colla di pesce nel reparto dei prodotti per dolci, tuttavia qua è ancora abbastanza sconosciuta e solo di recente ha iniziato a fare la comparsa nei GDO. 

L'agar-agar è un gelificante naturale e viene ricavata da differenti tipologie di alghe rosse
E' facilmente digeribile perché contiene galattosio, non lattosio; il suo apporto calorico è quasi nullo in quanto viene assorbita solo in parte dal nostro organismo; è adatta per i diabetici, poiché non contiene zucchero, né ne ha bisogno per gelificare. 

E' sicuramente disponibile in tutti i negozi biologici, mentre nei supermercati non è ancora facilmente reperibile, anche se io l'ho trovata settimana scorsa all'Esselunga ad un prezzo (che non ricordo quale fosse) non alto, anzi. 

Spero che questo post sia stato utile a tutti coloro che ignoravano l'esistenza dell'agar-agar e si disperavano perché non vedevano alternative alla colla di pesce. :)

Alla prossima!

mercoledì 2 aprile 2014

Il "bio"? Una moda tra pro e contro

Ciao a tutti e bentornati da queste parti!
Chi è già vegetariano, vegano o ambientalista avrà ormai da tempo familiarità con il tema di oggi, ossia i cosiddetti prodotti "bio", dove la parola in questione indicherebbe "biologico". Le cose stanno diversamente per chi invece non si è mai accostato a questo tipo di alimenti, che negli ultimi anni stanno crescendo in popolarità, disponibilità e vendite. 

Fino a una decina d'anni fa il "bio" non dico non esistesse, ma era molto di nicchia. Quando si parlava di "bio" si rimaneva straniti, vuoi per mancanza di informazioni in merito, vuoi per scarsa sponsorizzazione del genere stesso. 
Fino a cinque anni fa, invece, se si volevano le carote o la carne biologiche ci si doveva recare da Naturasì, o in qualsiasi negozio di alimentari specializzato in questa categoria di cibi.
Oggi le cose sono ulteriormente cambiate, l'informazione viaggia più veloce e si espande a macchia d'olio, perciò quello che prima era di pochi, adesso è di tutti: è sufficiente andare al supermercato di fiducia (che può essere l'Esselunga, il Carrefour, la Coop, come anche il Lidl o il Penny Market) per acquistare tutti i prodotti bio che si vogliono. 

Il consumatore medio che va a fare la spesa, quando si dice "bio", sa davvero di cosa si parla? 

Come dicevo prima, "bio" sta per "biologico". Ma cosa significa? 
Nel caso dei vegetali, significa che l'agricoltura da cui essi provengono utilizza metodi e tecniche il più naturali possibili: no ai pesticidi, no all'OGM, no a qualsiasi tipo di trattamento che possa rendere nocive frutta e verdura, o alterarne le proprietà e il gusto.
Nel caso della carne, del latte e delle uova, significa che gli allevamenti dovrebbero garantire maggior benessere fisico e psicologico all'animale, minor stress nei suoi riguardi e mangimi che siano di prima qualità anziché infima (ad esempio la famosa soia OGM), in modo da rendere migliore il prodotto finale.
In generale, qualsiasi cibo riporti sull'etichetta il marchio "bio" dovrebbe essere stato sottoposto a controlli ancora più rigorosi della norma sulla qualità, e quindi contenere ingredienti di prima scelta e non trattati, per non parlare della nulla presenza di conservanti, coloranti e aromi artificiali. 
Tutto questo viene semplicemente tradotto in un prezzo molto più alto rispetto ai prodotti "normali" che troviamo su scaffali e banconi al supermercato. 

Eppure molte persone ignorano tutto questo e comprano "bio" perché è "la moda alimentare del momento", non perché siano realmente consapevoli di ciò che stanno acquistando. 

In Italia la questione è molto sentita, sia in fatto di cibo che di cosmesi, ma, come dicevo, spesso si tratta più di una tendenza che di un consumo critico, una tendenza che, tra l'altro, non tutti possono permettersi. Visti i tempi di crisi, una persona con un budget limitato per la propria spesa difficilmente preferirà spendere una cifra importante per un singolo prodotto quando, con diversi euro in meno, può portarsene a casa tre. Come se non bastasse, si devono tenere gli occhi aperti!  
Proprio sfruttando questa moda del "bio", consci di poter vendere a un prezzo maggiore, alcuni produttori hanno falsificato le etichette dei propri alimenti, spacciandoli per bio, quando in realtà erano addirittura OGM. Per fortuna in breve tempo sono stati smascherati, ma questo dovrebbe insegnarci che comprare a occhi chiusi, senza prima informarci, può portar danni (al portafogli e alla salute). 

Un fatto positivo che personalmente ho riscontrato è che, essendo il "bio" considerato sinonimo di "sano" e spesso di "vegetariano", in molti supermercati i reparti per chi non mangia carne si sono ampliati e oggi la scelta è maggiore rispetto a qualche anno fa. 

E voi come vedete il "bio"? Una moda o un consumo critico utile all'ecosostenibilità

Alla prossima!

martedì 1 aprile 2014

Recensioni: formaggio spalmabile by Valsoia

Ciao a tutti!
Recensione odierna dedicata a... rullo di tamburi! Beh, è inutile cercare la suspense, tanto lo leggete già dal titolo: si parla del nuovo formaggio "Philadelphia style" di Valsoia


Fin da quando ho aperto questo blog mi sono sempre dichiarata contro Valsoia. Non tanto per le polemiche inerenti la provenienza della soia che utilizza (si è sempre parlato di OGM), semplicemente, parlando più "terra terra", è sempre stato il gusto dei suoi prodotti a lasciarmi perplessa
Ne ho provati davvero tanti, dal latte ai budini, la crema di nocciole e gli snack, ma nessuno di loro mi ha mai fatto gridare al miracolo, ecco. Ma magari di questo ne parlerò a largo raggio in un post a parte.

Proseguendo con il formaggio in questione, confesso di averlo comprato mesi fa, carica di grandi speranze: era la prima volta che vedevo una cosa del genere nel classico banco frigo dei formaggi, quindi avevo deciso di dargli una chance. Lì per lì non ero rimasta soddisfatta e avevo cercato di dimenticare in fretta la parentesi; recentemente, però, ho voluto tentare un esperimento con dei cupcakes vegan e ho pensato che, magari, se opportunamente amalgamato con lo zucchero e l'amido, la situazione sarebbe migliorata. No, zero. 

Ho trovato lo spalmabile Valsoia eccessivamente... alla soia! Un po' come tutto il resto dei suoi prodotti. La questione è che mentre le altre marche che ho provato si sono comunque ingegnate a coprire il tipico aroma e cercare di smorzarlo con altri ingredienti, a Valsoia non importa nulla. Diciamo che per apprezzare i cibi di questo brand deve piacere molto il sapore della soia
Oltre al sapore, la consistenza di questo formaggio è oltremodo morbida, a me non è piaciuta per nulla. Ritengo che un formaggio, per quanto spalmabile, debba avere consistenza, non liquefarsi sulla fetta del pane se lo si lascia là tre minuti d'orologio. 
Insomma, per me è un pollice verso, ma come sempre tengo a specificare che si tratta della mia opinione e delle mie papille gustative, magari a voi piacerà!

Il costo non è certo proibitivo o esagerato, si aggira intorno ai 2,89 € (cambia da supermercato a supermercato, ma siam sempre lì), perciò se volete provare in prima persona questo prodotto l'ostacolo non è certo il prezzo, a maggior ragione se amate questa marca.

Alla prossima!