venerdì 28 febbraio 2014

Veg* d'eccezione: Lea Michele

Buonasera amici e amiche! 
Oggi è venerdì, e come dicevano i Cure "Friday I'm in love"! Mi sembra giusto aprire con una citazione musicale un post altrettanto musicale, siamo giunti infatti al consueto appuntamento con i "Veg* d'eccezione" dal mondo della musica. 

Mentre sceglievo il personaggio protagonista del post di oggi, mi sono effettivamente accorta di aver sempre parlato di artisti di un certo spessore e importanza, per di più tutti di sesso maschile...
E' certamente molto interessante prendere in esame figure importanti quali Morrissey o Battiato, ma poi mi sono detta "perché non portare una ventata di leggerezza per una volta?", così ho scelto lei. 
So che non tutti la ameranno, e so che nel tempo qualche pezzo di coerenza l'ha perso per strada, ma secondo me, vista la sua giovane età e la sua popolarità del momento, potrebbe essere carino tirarla in ballo: Lea Michele

Lea Michele
E' praticamente impossibile ignorare chi sia Lea Michele, perché, indipendentemente da Glee, la ragazza sta facendo molto parlare di sé negli ultimi mesi, sia sul fronte artistico (sta esordendo ora con l'album solista "Louder"), che su quello privato (l'inaspettata morte di Cory Monteith, fidanzato e co-star in Glee). 
Lea, nota ai più per il ruolo della tanto brillante quanto competitiva Rachel Berry nella serie musicale Glee, è una forza della natura e un vero talento musicale. Il serial di cui è protagonista potrà piacere come anche no (io stessa ho visto anni fa solo la prima stagione), ma non si può negare la bravura, la tecnica e la capacità interpretativa che caratterizzano questa giovane artista. Del resto Glee non è il punto di partenza della carriera di Lea, semmai è stato un trampolino di lancio internazionale per mettere a frutto i tanti anni di esperienza maturata a suon di musical nella sfavillante Broadway

la campagna per la PETA nel 2008
Se Lea Michele compare in questa rubrica però, non è solo perché è una bravissima cantante, ma anche  - o soprattutto - perché è una persona molto impegnata nel sociale
Attivissima sostenitrice dei diritti degli omosessuali e dei diritti umani in generale, è stata vegetariana, vegana, poi vegetariana e infine di nuovo vegana, il tutto in simbiosi con Cory Monteith, il che testimonia ulteriormente quanto fossero affiatati come coppia. 
La cantante si è dimostrata così contenta della sua scelta che ha deciso di dedicarle due/tre capitoli all'interno del suo libro, "Brunette Ambition", ammettendo un certo divertimento nella stesura degli stessi. 

Lea testimonial PETA
Veg* (mai definizione fu più appropriata a questo punto!) per devozione verso gli animali, è stata in più occasioni testimonial per la PETA: nel 2008 per abolire i cavalli come traino per le carrozze, e nel 2010 contro le pellicce. Proprio nel 2010 la PETA ha deciso di onorarla per l'impegno dedicato alla causa animalista. 

L'unica cosa che in realtà mi ha perplessa è stato vedere come una persona tanto coinvolta dalle problematiche sugli animali abbia recentemente firmato un contratto come testimonial per L'Oreal, da sempre invischiata nei test cosmetici sugli animali... 
Lungi da me giudicarla, alla fine nessuno di noi "comuni mortali" sa cosa ci sia dietro questi accordi commerciali da migliaia di dollari, ma non nego di essere rimasta sorpresa.

Comunque, la nostra Lea è di certo una ragazza sensibile e di buon cuore, ora sta attraversando un periodo che vede la sua vita tesa fra successo e dolore, ma sono sicura che riuscirà a ritrovare un suo equilibrio... per ora io ve la faccio ritrovare ai tempi del primo Glee, lascio quindi il microfono a Rachel e alla sua "Don't rain on my parade"!


Alla prossima!

giovedì 27 febbraio 2014

Sushi vegetariano pt III - i piatti caldi

Buonasera a tutti e bentornati da queste parti!
Visto che le trilogie sono ormai un vero e proprio trend, potevo mai risparmiare Guida Galattica per Vegetariani dall'averne una? Ovviamente no, così, a distanza di quasi due anni, completo la serie di post dedicata al ristorante giapponese, parlando dei famosissimi piatti caldi

Dovete sapere che al ristorante giapponese non esiste solo il sushi! Ci sono altre pietanze interessanti che non contengono pesce o carne e che, anziché essere crude, sono cotte. Certo, non sono tantissime, ma meglio che riso e verdure ogni santa volta, no? 

E' bene precisare che la maggior parte dei sedicenti ristoranti giapponesi di ora sono un ibrido fra la cucina giapponese e quella cinese. Grazie a questa "fusione" è possibile trovare anche proposte che non appartengono al Giappone, come ad esempio involtini primavera e ravioli al vapore. Personalmente vivo con serenità questa "invasione di campo", poiché offre una maggiore possibilità di scelta ai veg*, dato che di base è piuttosto limitata.

il tipico aspetto degli udon
Tornando ai piatti giapponesi, un must da assaggiare almeno una volta nella vita sono gli udon. Cosa sono? Gli udon sono spaghettoni di grano tenero, di colore bianco, dotati di un'estrema elasticità e di uno spessore che ricorda quello dei nostri bucatini.
Gli udon vengono preparati in diversi modi, i più famosi al ristorante sono i tempura udon (in brodo, con frittura abbinata), i katsudon (in brodo, con spinaci, gamberi e uovo in camicia) e gli yaki udon (saltati, con verdure, uovo fritto e gamberi). Posso già sentire le vostre obiezioni: "come fanno a essere veg*, ci sono i gamberi!". Sì, ci sono i gamberi. E vi dirò di più, quello che credevo essere un innocuo brodo vegetale, ho scoperto contenere polvere di tonno, motivo per cui tempura udon e katsudon li scartiamo subito. Per quanto riguarda gli yaki udon, invece, ecco il trucco: basta comunicare al cameriere che volete una versione senza gamberi e senza scaglie di tonno e verrete accontentati!
yaki udon in azione!
Gli yaki udon sono davvero buoni e, tolto il pesce, rimangono spaghettoni saltati e insaporiti con salsa di soia, zucchine, carote e germogli. Se siete vegani chiedete che venga omesso anche l'uovo fritto, il quale ho notato non viene aggiunto sempre, ma in molti ristoranti si. Una delle cose che apprezzo in assoluto dell'efficienza orientale nella ristorazione è che, a differenza di molti posti italiani, sono sempre pronti ad soddisfare le richieste del cliente, difatti molto raramente mi sono sentita dire "no".
Quindi non abbiate paura e chiedete!
Comunque nessuno vi impedisce di cucinare i tempura udon o i katsudon da soli a casa, in versione veg*: nei negozi etnici orientali infatti è possibile acquistarli d'importazione a prezzo bassissimo. Una volta nella vostra cucina sarà sufficiente controllare le ricette su internet e sostituire il famigerato brodo di pesce con uno vegetale. Et voilà!

i soba noodles
Lo stesso discorso degli yaki udon si può applicare anche ai soba, spaghetti sottilissimi di colore scuro, poiché fatti di grano saraceno (in alcuni ristoranti è proposta anche la versione al tè verde). Fateveli portare freddi, anche qui specificando al momento dell'ordinazione che optate per la versione "vegetariana", così vi sarà cucinata quella.

In generale il mio consiglio è quello di evitare qualsiasi piatto caldo contenente brodo, che siano udon, soba o il famoso misoshiro (la zuppa di miso). Un tempo credevo infatti che il brodo utilizzato fosse di origine vegetale, salvo poi scoprire che non lo era. Quindi, se proprio volete provare questi spaghetti in brodo, torno a consigliarvi la preparazione fai da te, almeno andate sul sicuro!

togliendo i gamberi, ecco una bella tempura!
Spostandoci sul fronte dei "secondi", un altro piatto che io personalmente adoro (ma è meglio avere uno stomaco che tolleri bene i fritti) è la tempura, la quale di solito consiste in un ampio range di verdure pastellate e poi fritte senza pietà. Fra queste le più comuni sono la zucca, i fiori di zucca, la carota, i fagiolini, la zucchina e la melanzana, ma ci sono ristoranti che osano un po' di più e propongono funghi o soba. Di norma la tempura comprende anche un paio di gamberi, ma anche in questo caso vale lo stesso discorso della richiesta specifica in fase di ordinazione.
Anche la tempura è ormai un piatto giapponese molto in voga, infatti è possibile riprodurla a casa abbastanza facilmente. Il segreto sta nella pastella, che per quanto costituita solo da farina, acqua ghiacciata e sale, non è affatto semplice da ottenere! Se non avrà la giusta consistenza, una volta in padella si sfalderà e a voi non resteranno che verdure sbrindellate, ma questa è un'altra storia...

Bene, ho finito. Che fame!
Mi rendo conto di aver scritto un papiro lunghissimo, ma anche stavolta spero di avervi dato dritte e dissolto dubbi, eheh.

Alla prossima, sayonara!

(link al post sul veggie sushi!)

mercoledì 26 febbraio 2014

Dan Janssen, l'uomo che visse di pizza

Buonasera a tutti e buon mercoledì, cari amici ascoltatori!
So che alcuni attendono frementi il post del mercoledì, me lo hanno confessato in gran segreto... 
Allora non facciamoli aspettare oltre e lanciamoci a capofitto nell'argomento odierno! 

Grazie alla pagina Facebook di un famoso show culinario statunitense (trasmesso anche nel Regno Unito), sono incappata in un articolo tanto curioso quanto incredibile.

Ecco il nostro pizzomane, non se la passa troppo male!
Un uomo di nome Dan Janssen, 38 anni e forma smagliante, vivrebbe da oltre 25 dannati anni mangiando solo... pizza. Sì, avete capito bene, pizza. Ma non di diversi tipi eh, no, sempre la stessa! Pomodoro, mozzarella e origano. L'unica variante che parrebbe donare un po' di brio alla dieta del nostro amico Dan è rappresentata dai diversi ristoranti in cui consuma l'alimento in questione. 

Tutto ciò ha sicuramente del fantasmagorico: com'è possibile mangiare da oltre 25 anni la stessa cosa a colazione, pranzo e cena? E soprattutto, com'è possibile seguire una "dieta" simile ed essere ancora vivi, o per lo meno, senza carenze che risultino fatali all'organismo?
Su quest'ultimo punto c'è da essere sinceri, come direbbero gli americani, "hands down": Dan è affetto da diabete. Tuttavia, la malattia non solo non lo fa desistere dal perseverare nel suo atipico stile alimentare, ma non lo spinge neppure a volerlo migliorare, chessò, cedendo il passo a un po' di frutta e verdura. 

toh, una pizza...
Giusto per rincarare la dose e sconvolgerci ulteriormente, Dan ammette di essere vegetariano per etica e di aver cominciato proprio per questo motivo a nutrirsi solo ed esclusivamente di pizza. La domanda sorge spontanea: perché non si è dato alle verdure piuttosto che alla pizza? 
A quanto pare la causa sarebbe da ricercare in traumi infantili legati al mondo delle verdure (funghi avvelenati e rigide punizioni corporali) che lo avrebbero indotto a odiarle ferocemente, preferendo invece la "strada dei carboidrati". 

Nonostante medici e specialisti di vario genere lo abbiano spesso ammonito, ma altrettanto spesso incoraggiato a continuare per la sua strada, Dan sta bene. Certo, sta bene se escludiamo il suo diabete: non è grasso, non è gravemente malato, non ha il colesterolo alto e si vanta di essere sempre pieno di energie. 
Dice che odia cucinare, perché non è possibile spendere tutto quel tempo ai fornelli per poi far sparire velocemente il risultato di tanta fatica; professa amore verso i conservanti e conclude che no, non ha intenzione di cambiare la sua dieta per nulla al mondo
L'unico rammarico che lo tocca per via di cotanta limitazione alimentare è non riuscire a portare a cena in qualche bel posto la sua fidanzata, vegetariana anche lei, che però non lo stressa granché sulla questione. 

Insomma, mi chiedo io, ma come si fa
Dan è sicuramente un caso limite, ma come lui ne esistono molti altri simili, tutti classificabili come "disordini alimentari". 
E' facile diventare preda di questi sconvolgimenti, soprattutto quando si diventa vegetariani. Molte persone, infatti, quando smettono di mangiare carne aumentano esponenzialmente il consumo dei carboidrati, con il risultato finale di causare al proprio corpo reazioni allergiche o scompensi violenti, che possono portare anche a conseguenze serie (arrivando addirittura a circoli viziosi di ordine psicologico). 
Non sembra essere il caso di Dan per fortuna, anche se ho i miei dubbi che una persona possa andare avanti fino alla morte mangiando sempre e solo la stessa cosa

Questo articolo potrà averci strappato un sorriso o qualche commento ironico, ma tenetelo a mente come monito per non commettere lo stesso errore! Altrimenti, è il caso di dirlo, che pizza!

Alla prossima! 

martedì 25 febbraio 2014

Recensioni: Patè vegetale Allos

Buonasera a tutti e ben ritrovati con l'appuntamento dedicato alle recensioni!
Il prodotto di cui voglio parlarvi oggi è un "sempreverde" perché sono davvero tanti anni che lo compro e non riesco a stufarmi di lui nemmeno con tutto l'impegno di cui sono capace... d'altra parte, perché dovrei? Parlo del patè vegetale Allos, acquistabile sia nei vari NaturaSì che in altri negozi di alimentari bio

Avevo già citato questo spalmabile nel post dedicato agli acquisti "coscienziosi" da fare al NaturaSì, ma mi sembrava doveroso tirarlo ancora in ballo sia perché è un prodotto che a mio avviso merita tantissimo, sia perché ultimamente sto stroncando troppi cibi "veg", quindi per par condicio mi sembra carino spendere anche qualche parola positiva, ogni tanto...

Insomma, in cosa consiste questo paté vegetale?
Avete presente il caro, vecchio Spuntì, che fa tanto anni 90? Ecco, l'Allos è praticamente la stessa cosa. Si presenta in un packaging identico e la sua formula è abbastanza simile. Viene prodotto in tre versioni: gusto classico (in cui prevale il pomodoro), alle spezie di Provenza e ai funghi Shitake. Ora, io non amo i funghi, perciò non ho mai provato la terza versione, però ho consumato spesso le prime due e posso dirvi che sono buone entrambe, pur preferendo senza dubbio quella alle spezie. 
Se la versione "classica" ha infatti un sapore delicato, che ben si adatta a chi non vuole "osare" troppo, quella speziata è più decisa e coinvolgente

Il paté Allos si presta volentieri come complemento per la preparazione di panini e tramezzini, oppure da solo per farcire stuzzichini da aperitivo, antipasti e crostini

Il costo non è assolutamente proibitivo (spesso è in sconto a 2,50 euro) e lo considero proporzionato alla dose proposta. 

Se qualcuno lo prova lasci pure un commento qua sotto :)

Alla prossima!

lunedì 24 febbraio 2014

L'angolo delle proprietà: spinaci

E' praticamente impossibile scindere gli spinaci dalla storica figura di Braccio di Ferro, che immagino perseguiti anche voi fin da quando eravate bambini. Si, abbiamo tutti in mente il nostro marinaio animato che, in situazioni di difficoltà, aspirava dai famosi barattoli di latta abbondanti quantità di spinaci, per poi acquisire forza e muscoli che gli permettessero di sconfiggere i suoi nemici. Perché si sa, i muscoli necessitano di ferro... ma siamo sicuri che gli spinaci siano l'alimento giusto?
Originari del continente asiatico, gli spinaci (spinacia oleracea) si presentano come mazzetti verdi dalle foglie carnose e croccanti. Dato che sono ricchi di clorofilla, il loro colore è di un bel verde scuro, mentre il sapore è abbastanza neutro, cosa che li rende perfetti come ripieno da unire ad altri ingredienti.

C'è da essere sinceri: gli spinaci sono innegabilmente l'ortaggio con la più alta concentrazione di ferro. Urge però una precisazione: il ferro contenuto in 100 grammi di spinaci (che dovrebbe aggirarsi tra i 3,5 e i 3 mg) non è paragonabile a quello di 100 grammi di carne, ma nemmeno a quello di 100 grammi di lenticchie. La falsa credenza per cui se si vuole fare il pieno di ferro si deve ricorrere agli spinaci è con tutta probabilità da associare proprio a Braccio di Ferro, ma la verità è che il nostro organismo trattiene molto poco del ferro che ci viene dato da questa pianta erbacea. Contiamo poi che per assumerlo davvero dovremmo consumare gli spinaci crudi, ma la maggioranza della gente preferisce bollirli, aggiungerli alle minestre o trasformarli in ripieno per ravioli e torte salate. Insomma, sono sicuramente buoni e versatili, ma di ferro ne portiamo a casa molto poco. 

Quello del bollire gli spinaci non è poi il solo errore che viene commesso. Ecco quindi tre consigli per consumare in modo efficace questo vegetale:

a. mangiate gli spinaci crudi, per esempio nei frullati o nelle insalate: bollirli gli fa perdere oltre il 50% delle proprietà
b. non uniteli a formaggi o latticini, come invece succede il 90% delle volte: il calcio di questi alimenti neutralizza l'assunzione del ferro
c. una spruzzata di succo di limone fresco aiuta l'assorbimento del ferro da parte dell'organismo

Il ferro non è ovviamente l'unica proprietà interessante da associare agli spinaci. Per esempio si è scoperto recentemente che racchiudono numerosi benefici relativi alla vista, grazie alla luteina che dal sangue si depositerebbe negli occhi. Vitamine contenute in importanti quantità sono poi la A e la C, per non parlare di rame, zinco e potassio. Infine, grazie all'alta percentuale di minerali, gli spinaci risultano essere utili soprattutto al cuore, e in generale a tutti i muscoli: svolgono infatti funzione tonificante, ecco perché Braccio di Ferro li amava... altro che ferro dunque

Insomma, spero di aver sfatato qualche leggenda e aver fatto un po' di luce sui nostri beniamini verdi... e che, in tutto ciò, Braccio di Ferro non mi odi!

Alla prossima!

venerdì 21 febbraio 2014

Veg* d'eccezione: Franco Battiato

Buongiorno a tutti!
In questi giorni non sono stata a casa ed è per questo che non sono riuscita a postare a dovere... ma rimedio subito (e baro di nuovo retrodatando il post, ihih), vogliate scusarmi!

Torniamo oggi al nostro piccolo spazio sui veg* d'eccezione e, anche stavolta, scelgo di rimanere nel mondo della musica, soprattutto perché le scelte alimentari di questo artista si sono spesso ripercosse sui contenuti dei suoi (già insoliti) testi e sulle tematiche dei suoi album. Di chi parlo? Di un cantautore tutto italiano, siciliano per la precisione, che in molti battezzano - a ragione - "il Maestro": Franco Battiato

Il caro Battiato è un artista molto sui generis nel panorama della musica italiana, sia per l'eclettismo della sua musica, sia per i suoi controversi testi, spesso a prima vista incomprensibili ma sempre ricchi di significati nascosti. Chi non lo ricorda ai tempi in cui si cimentava in improbabili balletti sulle note di "Centro di Gravità", piuttosto che per le bellissime parole de "La Cura"? Battiato rimane quindi uno dei pochissimi artisti italiani con una personalità atipica, se vogliamo "strana", ma di certo ben definita e amata da tutti i suoi seguaci.

Classe 1945, Battiato è sempre stato una persona dotata di una raffinatissima intelligenza, di un'ampia cultura e di una grande sensibilità, anche se non ha mai risparmiato critiche aspre e pungenti relative a certi personaggi pubblici, alla politica, ai politici e a temi di varia natura. In musica si è spesso dedicato a numerose collaborazioni con altrettanto numerosi artisti, mentre al di fuori di questo ambito ha coltivato progetti al cinema (come regista), in pittura e perfino in politica. 
Il Maestro è un uomo e un musicista decisamente complesso e questo si è sempre colto anche dai testi delle sue canzoni, che durante la sua carriera hanno abbracciato molti dei suoi interessi, quali il misticismo, l'esoterismo, la filosofia e, ovviamente, il rispetto per la natura e gli animali.
Non è mai stato un mistero, infatti, che il cantautore fosse vegetariano, nonché amante della natura e dei suoi equilibri, anzi, ha sempre portato avanti le sue ideologie facendole spesso sconfinare nella sua musica e difendendole da chi, nel tempo, le ha criticate. 

Battiato ha dichiarato diverse volte come la sua riluttanza per la carne sia iniziata già da ragazzino, preferendo però il pesce, in accordo alla tradizione culinaria siciliana. Questo fino all'età della ragione, quando il proprio corpo gli "ordinò" di abbandonare sia la carne che il pesce, cosa che fece. Da allora si è sentito più sereno, più in pace con se stesso e maggiormente in armonia con la natura, un atteggiamento che lo ha avvicinato poi alla religione buddista. 
Oltre ad aver bandito carne e pesce dalla propria dieta, pare abbia smesso di bere, di fumare e di consumare caffè, insomma, un cambiamento radicale di abitudini, che lo ha portato anche ad anni di fanatismo macrobiotico (da cui poi è uscito, normalizzandosi). 
E' carino segnalare anche come Battiato, nel suo "rifugio" siciliano, a Milo, coltivi il suo personalissimo orto che, a detta dei suoi amici, offre pomodori prelibati...

Per quanto riguarda la musica mi sembra quasi superfluo parlarne, credo che il Maestro sia ampiamente famoso e noto a tutti, come anche le sue canzoni e i suoi album. Se però, stranamente, non conoscete la sua musica, vi consiglio di cercarvi "La Cura", perché è uno dei pezzi più belli della musica nostrana, ma se siete curiosi di ascoltare i brani in cui la sua veg-philosophy si è concentrata maggiormente, allora date un ascolto a "Sarcofagia", contenuto in "Ferro Battuto" (2001), oppure a "L'era del cinghiale bianco", album in cui, dal sottobosco lirico, emerge il rapporto con una natura religiosamente da rispettare.

Alla prossima!

giovedì 20 febbraio 2014

Il Goloso Mangiar Sano, ricette gustose, sane e... tutte italiane!

Ciao a tutti e ben ritrovati!
Quest'oggi si va di articolo libero: il giovedì infatti non avrà tema, deciderò sul momento quale sarà l'argomento del giorno... come adesso! Siete pronti? Iniziamo!


Qualche tempo fa avevo parlato della serie "Raw. Vegan. Not gross", rubrica culinaria a tema crudista/vegan tenuta da Laura Miller per il canale americano Tastemade. Per quanto interessante e ricca di spunti, mi rendo conto che magari non tutti riuscirebbero a seguirla, un po' per una questione di lingua (i video sono in inglese e non sottotitolati), un po' perché spessissimo vengono utilizzati ingredienti poco reperibili in Italia - o se reperibili molto costosi, tipo lo sciroppo d'acero - e un po' perché il crudismo non è una branca alimentare granché popolare da queste parti.

Per questo mi sento di segnalarvi un canale YouTube tutto italiano tenuto da due sorelle bravissime, Elisabetta e Federica, che si occupa di cucina sana, gustosa ma quasi sempre vegetariana o vegan
Si chiama Il Goloso Mangiar Sano e il suo scopo, come dichiarato esplicitamente dalle sue ideatrici, è quello di riuscire a preparare piatti appetitosi senza tuttavia ricorrere a ingredienti "facilmente saporiti" quali burro, strutto e grassi vari. 

Perché seguire questo canale in un momento come quello attuale, in cui se si accende la tv il 90% della gente è impegnata a cucinare e se si apre YouTube un altro 90% fa la stessa cosa (quando non si occupa di make up)? La domanda si ispessisce soprattutto se consideriamo che la maggioranza delle persone, quando ha bisogno di una ricetta online, va dritta su Giallo Zafferano.
La mia personalissima risposta è questa: il 180% di cui parlavo poco sopra (inclusa la signora Peronaci, che comunque mi sta molto simpatica) quando è ai fornelli impiega generose quantità di burro, olio, uova e, naturalmente, carne e pesce. Va da sé come, oltre a non sposarsi con la filosofia veg*, le ricette proposte in questi casi, per quanto buone, siano sempre ricche di grassi e calorie e ci facciano sentire un po' in colpa...

E' qua che arriva in nostro soccorso Il Goloso Mangiar Sano, la cui caratteristica principale è la quasi totale mancanza di ingredienti grassi, calorici e di difficile digeribilità, oltre che di carne e pesce
Elisabetta, la nostra cuoca, è giovane, preparatissima e anche molto simpatica e chiara nelle spiegazioni. Difficile non riuscire a seguire i passaggi nei suoi video! 
Tutti i piatti proposti - dolci o salati - sono a base di cibi provenienti da agricoltura biologica e molto facili da trovare in giro. Non si hanno scuse per non cimentarsi con le ricette che vengono suggerite nei video, quindi! 
Oltre a tutto questo, un altro dei motivi per cui seguo con piacere questo canale, e per cui lo caldeggio a voi, è che cerca di far perdere le "brutte abitudini" in favore di una nuova, superiore qualità alimentare. 
Alcuni esempi riguardano l'utilizzo del sale, che viene diminuito privilegiando spezie ed erbe aromatiche, la cottura al forno da preferire alla frittura o l'impiego di latte vegetale (se non addirittura dell'acqua) per rendere più leggeri dolci e pastelle varie. 

Io, che sono intollerante al latte, al burro e ai latticini come il diavolo all'acqua santa, trovo in questo canale un valido alleato nella preparazione di piatti che non mi facciano rimpiangere ingredienti e procedure tradizionali che, ora come ora, non potrei più sposare. 

Insomma, cosa state aspettando? Fate un salto sul canale YouTube di Elisabetta e Federica, visitate il loro sito e iscrivetevi alla loro pagina Facebook per rimanere sempre aggiornati sulle loro ricette!
Ma soprattutto, scaricate l'e-book de Il Goloso Mangiar Sano dalla pagina Facebook, tante belle idee vi attendono! :)

Anche per oggi passo e chiudo, 
alla prossima!

(PS: nel caso siate golosi e/o appassionati di cake design, le due ragazze hanno anche un canale dedicato ai dolci chiamato Il dolce lo porto io, vi consiglio anche quello!)

mercoledì 19 febbraio 2014

Hugh Fearnley-Whittingstall, uno chef veg-friendly

Buongiorno! 
Oggi è mercoledì e ho deciso che questo giorno sarà dedicato a post di carattere socio-culturale. L'avevo già annunciato domenica che il blog avrebbe seguito una sorta di "scaletta" d'ora in avanti, e infatti è quello che sto facendo... quindi spero che apprezzerete questa nuova organizzazione dei contenuti! Ma non perdiamoci in ciance e iniziamo subito :-)

Ieri mi stavo aggirando in libreria e, fra le nuove uscite del reparto culinario, ho notato un bel librone bianco e verde intitolato "Vegetariano Gourmand" di un certo Hugh Fearnley-Whittingstall
Ho pensato subito "sarà la solita raccolta di insalate e ricette insipide", invece mi sono dovuta presto ricredere. Non tanto perché il libro in questione non fosse effettivamente inerente ricette vegetariane e vegane, piuttosto perché mi sono accorta di come lo spirito con cui è stato redatto fosse profondamente differente rispetto alla norma. 

Incuriosita l'ho aperto e ho letto le prime cinque pagine di premessa, scritte personalmente da Hugh Fearnley-Whittingstall. Scopro che si tratta di uno chef / food writer molto popolare nel Regno Unito (io però non ho mai incrociato i suoi programmi!), uno chef che non è vegetariano, ma che anzi si autodefinisce "carnivoro". Perché, dunque, un individuo simile dovrebbe scrivere un libro di ricette vegetariane? E' la domanda che rivolge lui stesso al lettore, evidenziando come, di solito, gli chef (vedi Ramsay) evitino il discorso e anzi ce l'abbiano a morte con i vegetariani e la loro scelta alimentare. 
Hugh si lancia quindi in un'intelligentissima analisi del caso, premettendo che né lui, né il suo libro vogliono convertire qualcuno, ma semplicemente mettere in luce come il vegetarismo sia una via tanto utile quanto stimolante. Utile perché è salutare sia per noi che per l'ambiente: mangiare più verdure e meno carne o pesce fa bene al nostro corpo ed è un segno di rispetto verso la natura; stimolante perché, per chi si diletta in cucina, è una sfida alla propria creatività, in quanto creare piatti gustosi con due cubetti di pancetta è un po' "vincere facile", mentre farlo senza nessun ingrediente animale è molto più arduo. Hugh sottolinea come molti chef vadano completamente in crisi quando si chiede loro di cucinare senza carne, pesce, burro o uova e non ne comprende il motivo, perché uno chef dovrebbe essere fantasioso e non farsi fermare da questo!

Fra una frecciatina qua e una perla di saggezza là, Hugh Fearnley-Whittingstall dichiara quindi la sua simpatia verso i vegetariani e spera che il suo libro sia d'aiuto non solo a loro, ma anche a quegli onnivori che vogliono "toccare con mano" quanto il vegetarismo sia una strada percorribile e non meno gustosa di quella onnivora. 

Premetto che non ho sfogliato le ricette, né comprato il libro (che, nel caso vi interessi, costa 25 euro), ma dopo aver letto tutto questo mi sono sentita in qualche modo confortata dall'esistenza di una persona simile, la cui professione sia peraltro cucinare. E' davvero raro sentire uno chef parlare in questo modo, soprattutto considerando che è britannico e che non è vegetariano. E' una tipica prerogativa dei veg* quella di elargire "prediche" a chi mangia carne, insistendo sulla questione ambientale, oltre che su quella animale, perciò mi sono stupita tanto di come questa persona abbia voluto scrivere un libro di ricette verdi per sensibilizzare i più scettici e sperare che il loro consumo di carne e pesce diminuisca! 
Insomma, lo ritengo un "testimonial" decisamente attendibile e spero che moltissime persone vengano colpite dalla sua filosofia e gli diano credito. 
Del resto, chi meglio di uno chef potrebbe conoscere meglio la materia? 

Mi piacerebbe che anche da noi ci fosse questa apertura mentale, soprattutto fra i cuochi e i food writer... voi cosa ne pensate di questo personaggio? Acquistereste o regalereste il suo libro? Vi siete mai imbattuti in qualche cuoco italiano che la pensi come lui, o soltanto in chi alla parola "non mangio carne e pesce" va in crisi? 

Alla prossima!

martedì 18 febbraio 2014

Recensioni: ragù di soia by Natura Nuova Bio

Rieccoci con l'atteso momento delle recensioni, che presto avrà una voce nel menu in alto, così potrete trovarle più agevolmente! Inoltre, l'appuntamento con le recensioni sarà fisso al martedì, quindi... stay tuned!

Oggi voglio parlarvi di un prodotto che si può facilmente trovare al supermercato, nel solito reparto frigo accanto a tortellini e rotoli di pasta sfoglia: il ragù di soia di Natura Nuova Bio
Pur non mancandomi la carne, uno dei piatti (forse l'unico) di cui sento più la nostalgia è il ragù alla bolognese, da abbinare a lasagne o tagliatelle. Finché sono stata in Scozia ho consumato vagonate di Quorn Mince (la "carne" trita), ma qua in Italia, com'è noto, il Quorn non esiste... ecco quindi che mi viene in soccorso Natura Nuova Bio con la sua vaschetta di sugo alla soia, sufficiente per condire circa due piatti di pasta
Sull'etichetta viene esaltato l'apporto proteico, fantastico! Ma il gusto? Ecco la mia opinione.

La questione è questa: io apprezzo gli sforzi di Natura Nuova Bio, credo sia la marca più popolare in Italia quando si tratta di bio-prodotti da frigo nei GDO, e questo merito certo non glielo tolgo.
Il problema di questo brand, come praticamente di un buon 70% di altri marchi italiani (mal comune, mezzo gaudio), è che pare che il gusto, quello gratificante, se lo siano dimenticati in cantina. Non parlo solo del ragù in questione, ma anche delle crocchette, delle polpette, del cous cous etc. 
Però, visto che stiamo parlando del sugo, è doveroso menzionare il suo di problema: non sa di nulla, o per lo meno non sa di ragù! E' dolciastro e stomachevole e la cosa peggiore è che di soia tritata ce n'è dentro davvero pochissima, tanto da risultare invisibile.  
Considerando il costo totalmente sproporzionato rispetto alla quantità (2,89 euro, praticamente 3), lo trovo avvilente, quasi una beffa. Mangiare bio, vegetariano o vegano non significa mangiare insapore o, addirittura, male. Le papille gustative le abbiamo ancora, non è che scegliendo di rinunciare alla carne abbiamo detto "si al polistirolo". Ecco perché quando tentiamo di convincere amici e parenti che la nostra scelta è giusta spesso veniamo derisi! Sì, perché questo è il classico prodotto che, se fatto assaggiare alla mamma, al papà o alla nonna che osteggiano la nostra scelta, li farà esclamare: ma chi te l'ha fatto fare? 

E poi basta con questa scusa del bio che costa tanto, io non vedo una qualità superiore che giustifichi tutti questi euro per pochi grammi di prodotto. Il Quorn (ma anche il ragù di soia di Alpro) costa molto meno e quando lo si mangia si è felici, perfino quando si è onnivori! 
Infine, se devo spaccare il capello in quattro, per i fatti miei so cucinare molto meglio (con ingredienti freschi) di questi preparati ipercostosi, e se non mi credete vi rimando a questo post.

Mi spiace, pollice verso per questo prodotto, risparmiate i soldi. 
Suggerisco a Natura Nuova Bio di migliorare la ricetta, mi propongo in prima persona per farlo al posto loro! 

Alla prossima!

lunedì 17 febbraio 2014

L'Angolo delle Proprietà: cavolo nero (e cavoli)

Buongiorno a tutti e tutte! 
Mi piace annunciare che il blog avrà una scaletta per poi partire in ritardo... perdonatemi! Per ovviare a questa mia mancanza barerò: cambierò la data all'articolo! :P


Il post di oggi (che dovrebbe essere del lunedì in realtà...) sarà davvero un post... del cavolo!
Infatti è dedicato a una verdura davvero piena di virtù, dalla quale ultimamente sono piuttosto ossessionata: il cavolo nero. A dire la verità le proprietà del cavolo nero sono comuni a tutte le varietà di cavolo esistenti, quindi anche se io per simpatia parlerò di lui (che è un po' meno famoso degli altri), voi tenete pure in conto che lo stesso discorso vale anche per le altre specie!

Il cavolo è un cibo molto controverso nel panorama verde, poiché è sì ricco di proprietà, ma è anche odiato per il suo gusto non proprio superlativo, nonché per l'odore molesto che emana in fase di cottura e di conservazione. Mi spiace per voi, ma devo proprio dirlo: chi non lo ama... non capisce un cavolo! :-)
Penso, e mi auguro, che tutti conoscano le tante varietà di cavolo esistenti: cavolo bianco, cavolo verde, cavolo rosso, cavolo viola, cavolo cappuccino, cavoletti di Bruxelles... ce n'è per ogni gusto, ma soprattutto per ogni colore! 

Il cavolo nero, il cui nome scientifico è Brassica oleracea L. varietà acephala, è anche chiamato "cavolo toscano", in quanto originario della Toscana.  
Se avete in mente l'aspetto di un qualsiasi cavolo, penserete che anche stavolta ci si trovi davanti a una bella palla di colore verde (anzi, nero). E invece no. Il cavolo toscano (la cui varietà è chiamata "acephala", cioè "senza testa") rispetto ai suoi fratelli ha la particolarità di essere privo della sfera centrale, presentandosi invece sotto forma di grandi foglie scurissime, spesse e piene di bolle. Queste, similmente alle cima di rapa, sono riunite in mazzi dal gambo piuttosto robusto, e infatti per tagliarlo ci vuole una certa pressione!
Il gusto è neutro da crudo, mentre sprigiona il classico, pregnante sapore quando lo si cuoce.

Essendo il cavolo nero un vegetale invernale (proprio come i suoi simili), le sue proprietà sono strettamente correlate a questa stagione, nella quale, si sa, i malanni sono dietro l'angolo e quindi un aiutino per prevenirli non si nega mai.
Grazie alle tante vitamine che racchiude (vitamina A, B1, B2, C, ferro, calcio e potassio su tutte), il cavolo nero potenzia fortemente il nostro sistema immunitario e ci viene in soccorso quando si tratta di combattere stati influenzali, debolezze stagionali e anemie. Altra funzione utilissima è quella antiossidante, che, come ormai saprete, combatte i radicali liberi e quindi l'invecchiamento delle cellule.
Infine, come è ormai noto e appurato, tutti i cavoli sono potentissimi antitumorali e il loro consumo costante di certo aiuta nella prevenzione di questa orribile malattia che, oggigiorno, miete sempre più vittime.

Quindi, che siano i vostri bambini o che siate voi stessi... basta capricci! I cavoli fanno bene alla nostra salute ed esistono mille e un modi per cucinarli! Nello specifico, il cavolo nero può essere aggiunto ai frullati, oppure può essere bollito, saltato in padella, aggiunto alle vostre farfrittate e perfino gratinato al forno. Certo, crudo è meglio, ma capisco che non tutti siano disposti a misurarsi con questa impresa... eccheccavolo! :-)

Alla prossima!

domenica 16 febbraio 2014

Vegetariani e analisi del sangue

Buonasera a tutti e buona domenica!
Da domani il blog avrà una struttura più precisa, una scaletta settimanale diciamo, perciò questo sarà l'ultimo post un po' improvvisato, scelto sull'onda del momento :)

Premettendo che io non sono un medico, che non ho competenze mediche di nessuna natura e che parlo semplicemente per esperienza, snocciolo quest'oggi un argomento che spesso salta fuori quando si parla di vegetarismo o veganismo: le analisi del sangue

Come ho già avuto modo di scrivere in passato, oggigiorno molte persone scelgono di diventare vegetariane o vegane già in adolescenza, ma anche in pre-adolescenza. Mi metto quindi nei panni di un genitore "tradizionalista" che, scosso da una scelta che giudica "estrema", si preoccupa per il figlio o la figlia, spingendolo/a quindi a sottoporsi a periodiche analisi del sangue, giusto per accortezza. 
Oltre a questa casistica, c'è da dire che numerosi sono anche i veg* ormai adulti che eseguono le analisi del sangue con una frequenza maggiore rispetto alla media. 

La domanda che quindi sorge è: ma i vegetariani/vegani devono fare le analisi del sangue più spesso di chi mangia carne? 

Partendo dal fatto che sarebbe cosa buona e giusta controllare il proprio sangue almeno una volta l'anno, indipendentemente dal regime alimentare che si segue, la risposta è ni
Lasciate che mi spieghi meglio... 
Spesso chi diventa veg* commette l'iniziale errore di privarsi della carne (e/o dei derivati animali) dalla sera alla mattina. Questo è sbagliato, perché non possiamo costringere il nostro corpo a passare da un estremo all'altro. Il risultato sarebbe creare degli scompensi all'interno del nostro organismo, scompensi che, talvolta, potrebbero rivelarsi anche gravi e portare a svenimenti o a carenze immediate. 
Conviene invece attuare il cambiamento in maniera graduale, consultando il proprio medico, prendendo appuntamento con un nutrizionista e sottoponendosi alle analisi del sangue
In questo modo, con il medico, si valuterà la situazione di partenza, prestando attenzione a eventuali predisposizioni quali l'anemia o alla mancanza di vitamine specifiche (sto facendo esempi a caso).
Questo per quanto riguarda la fase preliminare

Dopo che si è eliminata la carne dalla propria dieta, non è d'obbligo, ma per stare (e far stare) più tranquilli, ripetere le analisi dopo 8-10 mesi non farebbe male, ma è appunto uno scrupolo, non una necessità
Visto che in ballo c'è la nostra salute (prima ancora che i nostri ideali etici e salutistici), è sempre meglio un'accortezza in più che in meno, ricordatelo
Ovviamente il tutto è molto soggettivo, per queste cose non ci sono regole prestabilite, si deve sempre agire ascoltando molto attentamente il proprio corpo e i segnali che ci dà. Se non si notano anomalie da allarme, il canonico controllo annuale del sangue è sufficiente ad assicurarci che stiamo andando bene. 
Io ad esempio, dopo essere diventata vegetariana, ho fatto le prime analisi dopo un anno, non le ho eseguite prima perché il mio corpo non mi dava nessun tipo di segnale strano... ed erano perfette! 

La chiave migliore per farci sentire sicuri - e per far stare sicuri anche i familiari che si preoccupano per noi - è mangiare bene, sano e soprattutto in modo bilanciato e responsabile. Per questo ventilo tanto la questione del nutrizionista, soprattutto se si hanno 13-14 anni e si è ancora in fase di sviluppo. 

Le analisi del sangue, quindi, non sono un test assolutamente necessario da ripetere con frequenza se non si mangia carne, semplicemente - soprattutto i primi tempi - sono un modo per essere certi che si stia agendo nel rispetto del proprio corpo!

Spero come sempre di esservi stata utile e aver chiarito qualche dubbio!
Alla prossima!

venerdì 14 febbraio 2014

Veg* d'eccezione: Jón "Jónsi" Þór Birgisson

Ciao a tutti e buon S. Valentino, nel caso lo festeggiate!
Io non ci penso più da quando avevo circa 16 anni, ma capisco che ci siano tante altre anime romantiche là fuori pronte a celebrare la ricorrenza a suon di spumante, rose e cioccolatini... eheh. 
Torniamo oggi a un tipo di post che, come si sarà evinto, mi sta particolarmente a cuore, poiché permette di unire la curiosità veg* alla musica. Non so se la cosa tocchi solo me, ma quando sento personaggi molto in vista (soprattutto musicisti) che seguono il regime alimentare vegetariano, vegano o crudista, mi illumino! Mi piace vedere come questi "vip" affrontino la propria scelta alimentare, se hanno le stesse difficoltà di noi comuni mortali o se hanno sposato questa scelta per le stesse ragioni... e mi piace come tutto ciò trovi spazio nella loro musica

Oggi il protagonista di questo "spotlight" è Jón "Jónsi" Þór Birgisson (un nome per il quale sono ricorsa al copia-incolla...) meglio conosciuto come cantante e chitarrista della band islandese Sigur Rós
Ah, i Sigur Rós... uno dei gruppi più criptici, mistici e intriganti dell'ultimo ventennio, con le loro melodie oniriche, senza tempo, dai sapori artici. Se esiste una lingua elfica nel nostro mondo è di certo quella islandese, che è precisamente l'idioma (o almeno uno dei tre) in cui il buon Jónsi scrive i suoi testi, motivo per cui le canzoni restano spesso un vero e proprio mistero. Ma andiamo con ordine.

Classe 1975, Jónsi passa dall'anonimato alle luci della ribalta nel 1994, anno in cui assieme ai suoi compagni forma i Sigur Rós. La band, che ha per madrina Björk, si impone rapidamente nel panorama musicale, prima islandese, poi internazionale, guadagnando consensi e fan praticamente in ogni parte del mondo
Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti e i Sigur Rós, con all'attivo ben sette album in studio e uno in sede live, sono ora riconosciuti come una delle band più originali e interessanti del nostro tempo. I loro live sono quasi sempre accompagnati da decine di musicisti che suonano ogni genere di strumento, mentre caratteristiche di punta di Jónsi sul palco sono l'insolito modo di suonare la chitarra (con un archetto per violoncello) e l'altrettanto insolito modo di cantare (in falsetto, io all'inizio credevo fosse una donna!). 
Il nostro caro islandese però non è una personalità affascinante soltanto in fatto di musica e strumenti, ma anche - o soprattutto - quando si parla della sua vita privata. Jónsi, che è purtroppo cieco da un occhio, è dichiaratamente omosessuale e, altrettanto dichiaratamente, vegetariano da oltre dieci anni. 

Secondo quanto rilasciato in diverse interviste, Jónsi è diventato vegetariano in età adulta, toccato dalla sorte terribile che spettava agli animali da macello. Per sua stessa ammissione, quando guarda un pezzo di carne vede automaticamente l'animale a cui la carne appartiene, e questo lo fa stare male, motivo per cui ha sempre detto che non uscirebbe mai con qualcuno che mangia carne!
Dopo la parentesi vegetariana è passato al vegan, per poi giungere al crudismo grazie al suo compagno Alex Somers, che è appunto vegan crudista. Dato che i due amano molto cucinare, hanno anche pubblicato un libro di ricette raw
Nonostante Jónsi si definisca un eccellente cuoco, ha dovuto fare un passo indietro tornando al vegetarismo, in quanto la vita da crudista, almeno durante i tour, era impraticabile, al punto da renderlo una sorta di asociale. Ma la sua sensibilità sul tema è comunque intatta, tant'è che quando è invece a casa, a Reykjavík, torna al regime crudista.

Che dire, se non conoscete la band islandese è un vero peccato! Le sonorità proposte arrivano dritte dritte dalle terre del nord, quando si ascolta la musica dei Sigur Rós si ha l'impressione che il vento spiri gelido sulla pelle e che intorno a noi non ci siano altro che boschi ricoperti da candida neve. Spesso sembra di camminare attraverso i sogni, tra le nuvole o addirittura sul fondo di qualche lago.
Se volete un consiglio, vi raccomando l'ascolto di "Ágætis byrjun" e "Takk..." che considero assoluti capolavori di musica contemporanea.

Spero di aver scritto qualcosa di interessante anche stavolta e...
alla prossima!

giovedì 13 febbraio 2014

Stranezze veg*: Karoto, il pela-carote!


Buongiorno a tutti!
In questa grigia, uggiosa e umida giornata, quale argomento migliore di un oggetto simpatico, funzionale e fuori dal comune per rallegrare l'atmosfera? 

Non so voi, ma per me pelare le carote è una sorta di punizione divina. Non si offendano le carote, le amo molto e, se posso, cerco sempre di lavarle bene anziché "sbucciarle", però ci sono casi in cui lo sporco lavoro deve proprio essere fatto. E lo detesto! 
Così, durante uno dei miei giri, mi sono imbattuta in un arnese decisamente insolito, che potrebbe facilitare il compito a tutti coloro che, come me, odiano pulire le carote. Il suo nome? Karoto

L'aggeggio in questione assolve il comunissimo compito di pelare le carote, ma in un modo assolutamente innovativo e simpatico: temperandole. Ebbene sì, amici e amiche, avete capito bene. Karoto non è altro che un temperamatite gigante, in cui, al posto delle matite, vengono inserite le carote: un paio di giri et voilà, ecco che la nostra carota è pronta per essere grattugiata, affettata, tagliata etc etc.
Tra l'altro c'è da precisare che Karoto non pela soltanto le carote, ma tutte quelle verdure/ortaggi di forma cilindrica simili alla carota, che so, zucchine, cetrioli, daikon, varie ed eventuali. 

Come tutti gli oggetti di design per la casa e per la cucina, Karoto ha un prezzo non proprio bassissimo (se lo confrontiamo con altri pela-verdure già in commercio almeno), ma nemmeno troppo proibitivo, 9,90 euro.
Dove comprarlo? Per ora l'ho visto nei Mondadori Multicenter, ma sono certa si trovi anche nei negozi di oggettistica per la casa!

L'unica mia perplessità è: non è che tutte le carote hanno la stessa forma e grandezza... come si comporterà il nostro temperacarote? Sarebbe da provare... se qualcuno lo compra, me lo dica! 

Spero che questo articolo un po' insolito vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito! Del resto, ok essere veg*, ma anche l'occhio vuole la sua parte, no? ;-)

Alla prossima!

domenica 9 febbraio 2014

Farfrittata, cos'è, come si fa!

Buongiorno e buona domenica a tutti! 

Visto che la domenica è dedicata ai pranzi in famiglia, essere veg* mette spesso in crisi i menu (soprattutto quando a cucinare sono ancora le mamme!), quindi oggi parleremo di un piatto sfizioso, proteico e anche facile da cucinare: la farfrittata!

Cos'è la farfrittata? E' una frittata senza uova. "SENZA UOVA?!", direte voi. Ebbene si, senza uova. 
L'ingrediente chiave della frittata vegan per eccellenza è la farina di ceci, utilizzata nel nostro Paese soprattutto in Liguria e in Toscana per la preparazione della famosa farinata. 
Pur essendo una farina non di nicchia, non è tuttavia facilissima da reperire, soprattutto quando i punti vendita sono molto piccoli e non sono localizzati nelle due regioni di cui sopra! 
Alcuni supermercati "ordinari" dove è possibile acquistare la farina di ceci sono l'Esselunga, il Pam, il Simply, il Gigante e il Carrefour, ma c'è da precisare che in tutti questi casi sono quasi sempre i megastore (ossia le succursali "enormi") ad esserne provvisti. Nel caso in cui esista un Naturasì dalle vostre parti, là andate sul sicuro, in quanto la catena bio vende decine di farine diverse, tra cui anche questa. 

Ok, abbiamo la farina di ceci, e ora?
Ora è tutto in discesa! Per ottenere una pastella simile a quella delle uova sbattute, non si deve far altro che unire qualche cucchiaio di farina di ceci a un po' d'acqua (quanto ne basta per ottenere una pastella liscia e senza grumi), mescolare, aggiungere un pizzico di sale, pepe e qualche spezia se gradite, ed è fatta! Io personalmente aggiungo anche qualche sorso di latte di soia, oppure un po' di panna di soia, per dare maggiore compattezza al composto. 
Una volta ottenuta questa base, potete aggiungere qualsiasi verdura desideriate: cipolle, carote, zucchine, spinaci, porri, fiori di zucca, insomma, avete l'imbarazzo della scelta! 
Dopodiché si può passare alla cottura tradizionale in padella, oppure, se preferite mantenervi più leggeri, si può cuocere anche in forno. Et voilà! 
Oltre che essere consumata da sola, potete ricorrere alla farfrittata per farcire tramezzini da portarvi a scuola o al lavoro, per organizzare aperitivi vegan, oppure potete provare a ricavare una versione vegan dei "tamagoyaki", se vi dilettate nella preparazione casalinga del sushi. 
Per i più estremi, abbinatela alla salsa di soia o alla salsa di aceto balsamico!

E voi, avete mai provato la farfrittata? Se si, vi piace? Se no, lo fareste o siete scettici? Fatemi sapere!

Alla prossima!

venerdì 7 febbraio 2014

L'angolo delle proprietà: avocado

E' veramente un'infinità di tempo che non curo più questa rubrica, ma non chiedetemi il motivo, non lo conosco! Decido di riprenderla in grande stile, parlando di un frutto esotico molto apprezzato, sia in campo alimentare che in quello cosmetico: l'avocado!

Se vi è mai capitato di mangiare messicano, non potete non esservi imbattuti nel più famoso derivato del frutto in questione, la Guacamole, che io personalmente considero uno dei piaceri terreni più sublimi che Madre Natura ci abbia donato. La cosa curiosa è che, anche quando lavoravo a Londra (e sì, lavoravo nel ramo!), spesso ho sentito definire la Guacamole come "quella roba verde", perché le persone non sanno davvero con cosa sia fatta
Facciamo un po' di chiarezza allora, e vediamo insieme la carta di identità del nostro amico avocado: da dove viene, quali sono le sue proprietà e i suoi principali utilizzi!

Iniziamo col dire che l'avocado appartiene alla famiglia delle lauracee ed è di origine messicana, come del resto lo è il suo nome, che rimane invariato praticamente in qualsiasi lingua lo si pronunci. 
Prediligendo i climi tropicali (o comunque non troppo freddi), oltre che in Messico, l'avocado viene largamente coltivato negli Stati Uniti e in gran parte del Sud America, per poi essere esportato in tutto il mondo! Infatti non è più una rarità trovarlo al supermercato come un qualsiasi altro frutto "ordinario". 

Esteticamente, a mio modestissimo parere, come molte persone è più bello dentro che fuori! 
I frutti, all'esterno, si presentano a forma di pera, ma alcuni sono neri e bitorzoluti, altri, al contrario, sono di un bel verde scuro e più lisci. Non so se dipenda specificamente da varietà differenti o dai diversi stadi di maturazione, ma a me quelli neri e pieni di "brufoli" fanno paura! 
All'interno, invece, sono caratterizzati da un grosso nocciolo marrone, mentre la polpa è di un verde acido che si inscurisce verso la buccia. La sua consistenza è abbastanza compatta, dalla texture burrosa, mentre il gusto si mantiene sul neutro. Non possiamo dire che l'avocado sia un campione di dolcezza! Eppure, proprio per questa sua caratteristica, è impiegato nella preparazione di salse (come la Guacamole), creme o farciture che si adattano indistintamente a piatti/ingredienti salati o dolci

Ok, quali sono i benefici dell'avocado

Innanzitutto, è pieno di grassi. Si, avete capito bene... ma non allarmatevi, sono grassi buoni! Eh sì, al contrario della maggior parte del cibo che c'è in circolazione, i grassi dell'avocado non sono saturi (come ad esempio quelli del latte), ma insaturi, il che significa che anziché provocare colesterolo cattivo aiutano a ridurlo, anzi, stimolano la produzione di quello buono. Per questo è un buon alleato nella prevenzione dei problemi cardiaci e nel tenere sotto controllo il livello di colesterolo nel sangue. 

L'avocado è ricco di proteine, motivo per cui è molto amato da fruttariani e crudisti. Purtroppo non sono solo le proteine a essere tante, ma anche le calorie! Se ne stimano all'incirca 230 per soli 100 grammi di polpa!

L'avocado contiene tantissima vitamina E, infatti sia l'olio che il burro che ne vengono ricavati vengono impiegati nella produzione di nutrienti maschere per capelli o di corpose creme viso e corpo. In realtà, per avere effetti benefici su pelle e capelli, non serve ricorrere a prodotti cosmetici a base di avocado, consumarlo durante i propri pasti produce già i suoi effetti positivi!

Infine, un'elevata presenza di antiossidanti e Omega 3, rendono questo frutto esotico un'ottima arma per contrastare la presenza di radicali liberi all'interno del nostro organismo. 
Insomma, mica male, non trovate?

Personalmente consumo l'avocado con moderata frequenza: lo aggiungo ai miei frullati (il che li rende belli cremosi), nelle insalate o lo mangio semplicemente da solo. E la Guacamole? Beh, non potrei spifferare nulla, ma per prepararne una da urlo non serve altro che della cipolla rossa, del coriandolo, del succo di lime, del sale e della forza nel ridurre l'avocado in crema, a mano... credetemi, è terapeutico!

Alla prossima!

giovedì 6 febbraio 2014

"Raw. Vegan. Not Gross." e il crudismo (molto in generale)

Buongiorno! 
Incredibilmente oggi, dopo eoni di grigiore e pioggia, il sole è tornato a splendere e questo incide in modo inevitabile sul mio umore... quindi voglio segnalarvi una rubrica culinaria su You Tube che di solito mi rallegra, un po' per quello che viene cucinato e un po' per la conduttrice! 


Sto parlando di "Raw. Vegan. Not Gross.uno spaccato vegan/crudista che il canale You Tube Tastemade dedica ogni settimana a chi non solo non mangia carne, ma soprattutto a coloro che sono dediti al consumo di alimenti crudi (o quasi). La fanciulla che guida questa rubrica e che cucina per il pubblico è Laura Miller, una simpaticissima e bellissima crudista vegan, che non mancherà di lasciarvi perplessi non appena sentirete il suono della sua voce! Vi giuro che, una volta abituati, non ci farete più caso, ma in principio faticherete ad associare la sua bella faccina a un tono vocale tanto grave! :D

Immagino sarete curiosi di sapere chi siano i "folli" che perseguono questa scelta alimentare. Beh, in realtà il numero dei crudisti nel mondo, che ci crediate o no, sta aumentando sempre più! Fra loro possiamo trovare principalmente vegan e fruttariani, ma anche vegetariani e perfino onnivori. Di solito chi segue un regime alimentare crudista consuma cereali, frutta, verdura, semi, noci e germogli (se si è fruttariani semi e germogli vengono però esclusi), rigorosamente non cotti, al più essiccati in un "dehydrator" o "essiccatore" (che potete ammirare in foto). Oltre a ciò, è bene indicare che i crudisti si nutrono di cibi provenienti da agricoltura biologica, mentre evitano qualsiasi cosa possa contenere coloranti, conservanti e grassi ritenuti cancerogeni

Quali sono i benefici che si celano dietro il crudismo? Secondo il principio base di questa dieta il consumo dei cibi crudi è preferibile perché le loro proprietà non vengono alterate dal processo di cottura che, a temperature particolarmente elevate, le renderebbe inefficaci, se non addirittura dannose. E' infatti risaputo che in frutta e verdura sono contenuti così tanti antiossidanti, enzimi, vitamine e potenti sostanze anticancro che è di certo meglio cercare di assumerli quando sono ancora intatti, e non corrotti da cotture varie.  

Tornando a "Raw. Vegan. Not Gross.", Laura Miller propone ogni settimana ricette che prevedono l'uso di acqua o olio di cocco, noci, frutta e verdura, il tutto crudo sì, ma combinato in modo da non far rimpiangere nulla del "normale" cibo cotto. Se volete seguirla è bene che abbiate un buon frullatore/tritatutto, perché se ne fa davvero largo uso! Ovviamente non tutti, invece, posseggono un essiccatore, al suo posto si può tranquillamente usare un forno riscaldato alle temperature da lei indicate. Laura, inoltre, non si limita a cucinare, ma in ogni ricetta mette in evidenza quali proprietà e vitamine sono previste dagli ingredienti da lei usati. Dalla "cheesecake" di bietole alle "chips" di mele, la bella crudista dischiude un mondo di ingredienti, sapori e metodi di preparazione completamente nuovi
Vi consiglio di farvi un giro sul canale... anche perché così allenate l'inglese ;) 

Cliccate QUI per visitare il canale di Tastemade, la rubrica la trovate fra le varie playlist!

Alla prossima!

mercoledì 5 febbraio 2014

Guida Galattica per Vegetariani cambia look!

Ciao a tutti/e! 
Come avrete di certo notato, il blog ha cambiato faccia! :) 
Ebbene si, dopo più di un anno e mezzo ho deciso che Guida Galattica per Vegetariani necessitasse di un restyling, anche perché mi sono sono effettivamente accorta che la lettura in alcune parti era davvero difficoltosa! Ora dovrebbe essere più semplice leggere post e commenti... spero vi piaccia! 

Naturalmente sono ancora sotto "lavori in corso", quindi è possibile che qualcosa cambi ancora o debba essere aggiustata... proverò a sistemare tutto il più in fretta possibile!

Grazie per la pazienza, se vi va, ditemi se vi piace :)
Alla prossima! 

lunedì 3 febbraio 2014

Banksy e il suo "The Sirens of the Lambs"

Chiunque si sia mai imbattuto nella criptica figura di Banksy non può certo dire che questo particolare artista - la cui identità è oscura a tutto il mondo - non impressioni il suo pubblico con trovate spesso strambe, ma di certo impattanti. 

Qualche mese fa, lo scorso ottobre 2013, Banksy ha fatto circolare per diversi giorni una sorta di "installazione ambulante" attraverso le strade di New York, al fine di sensibilizzare la gente in merito alla crudeltà che dilaga negli allevamenti intensivi. Quest'azione artisticamente sovversiva ha preso il nome di "The Sirens of the Lambs", un gioco di parole che si richiama esplicitamente al titolo del famoso film "The Silence of the Lambs" (in italiano "Il Silenzio degli Innocenti"). 
In sostanza, si è trattato di un veicolo atto al trasporto di bestiame contenente però centinaia e centinaia di... peluche di animali "strillanti", il cui passaggio non ha mancato di sorprendere e far riflettere i numerosi passanti, né di far chiacchierare stampa e siti web. 

Ma le parole non rendono sicuramente giustizia a questa sorta di esperimento sociale, perciò vi lascio uno dei tanti video che sono riusciti a immortalare la cosa! 

Veg* d'eccezione: Morrissey

Buongiorno e buon lunedì a tutti!
Come sempre, ricordatevi che oggi è Meatless Monday perciò, anche se non siete vegetariani, provate a partecipare a questa iniziativa evitando ogni genere di carne (si, anche il prosciutto lo è! :P)! Per chi si fosse perso il post sul Meatless Monday, ho messo il link nella parola poco sopra ;)
Ma andiamo oltre!

Avevo già scritto un post del genere in passato e lo avevo dedicato a Moby (che è vegan da innumerevoli anni) proprio in occasione del World Vegan Day. 
Morrissey negli anni 80
Torno quindi con gioia a scrivere ancora di personaggi musicali di spicco coinvolti nella causa vegetariana. No, non sto parlando di Paul McCartney (sarebbe troppo facile, ma sicuramente spenderò qualche parolina anche su di lui in futuro), ma di uno dei miei guru assoluti in musica: Steven Patrick Morrissey, ai più noto solo come Morrissey, fondatore e cantante della band The Smiths

Chiunque sia figlio, reduce o appassionato degli anni 80 non può non conoscere la celebre band inglese che, in pochi anni, ha ispirato e cambiato completamente la scena indie britannica, e non solo. 

Personaggio di grande talento musicale e poetico, Morrissey è considerato un genio quasi all'unanimità da critici e musicisti, e annoverato fra le personalità musicali più influenti di tutti i tempi. 
Inglese, di Manchester, Morrissey è vegetariano fin da quando aveva 11 anni e anche ora che di anni ne ha 55 (portati splendidamente), è sempre più coinvolto dalla causa animalista e vegetariana, non solo al punto di trattare il tema nelle sue canzoni, ma anche da diventare testimonial per la PETA e intraprendere cause legali e polemiche pubbliche contro chiunque si scagli senza troppi complimenti contro questa sua scelta di vita.
A tal proposito c'è da dire che il nostro Morrissey, a dispetto della sua grande sensibilità e apertura mentale, non è certo una persona tranquilla e pacata, anzi potremmo affermare che si tratti senza dubbio di uno di quelli che la mosca, sotto al naso, non se la fa passare certo due volte. Questo lo ha portato ad attirare su di sé numerose antipatie da parte di colleghi musicisti quali Robert Smith, leader dei Cure (anch'egli vegetariano, si dice), che in una sua nota dichiarazione è arrivato a dire "se Morrissey è vegetariano, allora io mangio carne per far dispetto a Morrissey". Del resto non è solo il vegetarismo a contribuire alla figura complessa e difficile di Moz, ma anche la durezza con cui spesso accompagna le proprie pubbliche asserzioni, soprattutto quando si tratta di temi quali la musica (disprezza aspramente l'ambito commerciale), la politica (celebri le sue critiche al thatcherismo e alla monarchia inglese) o la sessualità (si dichiara asessuale).
Il francobollo della Peta con Moz
Per confermare questo bel caratterino, vi dico che Moz ha fatto causa a Gordon Ramsay - da sempre notoriamente insofferente ai vegetariani - e all'emittente Channel 4 poiché era stata usata (senza permesso a quanto pare) una delle canzoni più note degli Smiths come sottofondo per uno dei programmi culinari dello chef scozzese. Morale della favola? Moz si porta a casa oltre 10 mila sterline, donate poi interamente alla PETA.

Se dovessi star qua a parlare della musica degli Smiths e dei testi di Morrissey (che ormai da un bel po' ha intrapreso la carriera solista) penso non mi basterebbe una giornata intera per finire il post, quindi mi concentrerò su quello che ritengo sia l'album-emblema della scelta animalista del nostro amico: Meat is Murder ("la carne è omicidio"). 

Meat is Murder
Corre l'anno 1985 quando gli Smiths rilasciano il loro secondo album, Meat is Murder appunto, un disco carico di delusione, ma anche di feroce critica sociale verso la politica, le violenze domestiche, gli inutili sperperi di soldi, gli opinabili metodi scolastici e, naturalmente, i barbarismi inerenti la macellazione degli animali. Quest'ultimo tema si incarna alla perfezione nella title track, il cui testo è un viaggio toccante e straziante all'interno dei macelli, accompagnato musicalmente da un ritmo lento e doloroso, nonché dai versi sofferenti degli animali condannati. Il brano è un vero e proprio pugno nello stomaco, che non può mancare di toccare chiunque abbia un minimo di sensibilità. 

Insomma, non voglio dilungarmi troppo anche perché, sul serio, ce ne sarebbe da raccontare, ma spero in qualche modo di avervi incuriositi se non conoscevate la poliedrica figura di Mr Morrissey e il suo "spirto guerrier". Se vorrete concedere una chance alla musica intramontabile degli Smiths, vi consiglio di ascoltare (ma soprattutto di leggere i testi!) There is a Light that Never Goes Out, Please Please Please e How Soon is Now? (che ho felicemente tatuata sul mio braccio destro). Per il resto, esiste Wikipedia ;)

Chiudo il post con questa bella immagine di Moz, intento a fare della propaganda veg ;) 
Alla prossima!