Buon lunedì a tutti!
Torniamo all’Angolo delle Proprietà, la magica rubrica in cui impariamo a conoscere vizi e virtù dei cibi che ci circondano.
L’altro ieri, camminando per strada, mi trovo davanti un fruttivendolo etnico (credo fosse indiano) che fra la merce esposta aveva i cachi, venduti al modico prezzo di… rullo di tamburi… 1.49 £ (= 2,10 €) L’UNO! Mi è venuto un colpo, erano forse d’oro? Certi posti dovrebbero essere denunciati, visto che le loro sono vere e proprie rapine con la licenza! Tralasciando lo sconcerto, da questo episodio economicamente spiacevole mi è venuta l’idea di scrivere un bell’approfondimento sui deliziosi cachi, che sono tipici della stagione che stiamo attraversando.
Partiamo innanzitutto da una curiosità grammaticale: per tutta la vita ho pensato che il singolare di “cachi” fosse l’infelice “caco”, salvo poi scoprire (con un certo sollievo) che invece resta “cachi”. Esplorazioni lessicali a parte, i cachi sono delle vere prelibatezze, e io personalmente ne sono molto ghiotta. Dolcissimi, polposi, morbidi, sono una coccola naturale per il palato, a tal punto che nelle diete vengono severamente proibiti, al pari delle banane e dell’uva. Non si può certo dire che i cachi siano ipocalorici in effetti, ma uno sfizio ce lo potremmo anche togliere ogni tanto, non si può mica sempre e solo soffrire! Sorvolando su zuccheri e calorie, cerchiamo di capire meglio le proprietà di questi frutti particolari.
Credevo che la fama del cachi fosse conosciuta un po’ da tutti, invece ho scoperto con un certo sgomento che alcune persone (come la mia coinquilina americana) ignorano completamente l’esistenza di questo frutto. A scanso di equivoci, facciamo quindi un bel ripasso: il cachi è un frutto rotondo, dalla buccia arancione, le cui dimensioni sono, più o meno, quelle di una mela. La sua consistenza può essere morbida e sugosa, oppure soda e croccante, dipende dalla varietà in cui ci si imbatte (la seconda è comunemente detta “Vaniglia”). La pianta che lo origina, scientificamente nota come Diospyros Kaki, è asiatica, e vanta una delle coltivazioni più antiche di sempre, risalente quasi a duemila anni or sono.
Se vi aspettate dal cachi una composizione che faccia gridare al miracolo per ferro o proteine, vi sbagliate. La sua composizione è riassumibile in “acqua e zucchero”, con una discreta presenza di sali minerali (tra cui spicca il potassio) e alcune vitamine degne di nota come la Vitamina A, la Vitamina E e la Vitamina C. L’alta presenza di betacarotene assicura inoltre un’azione antiossidante di tutto rispetto.
Il cachi è considerato molto energetico, adatto soprattutto agli sportivi, proprio in virtù dei suoi zuccheri, che, ovviamente, non sono gli zuccheri di un Mars; vengono definiti “zuccheri semplici” poiché assorbiti velocemente dal corpo, garantendo così un’energia immediata. Tra gli altri benefici vale la pena ricordare l’azione depurativa nei confronti del fegato, dei reni e del pancreas, nonché quella lassativa, grazie alle fibre in esso contenute.
Insomma, non sarà propriamente ipocalorico, ma i suoi lati positivi li ha. Sarà per questo che il fruttivendolo indiano vendeva i cachi a peso d’oro? Mah!
Mi sa che io, per restare in tema, vado a mangiarmene uno, rigorosamente col cucchiaino!
Alla prossima!