Ciao a tutti e ben ritrovati!
L’articolo di oggi è uno di quelli “socialmente utili”, poiché affronta il vegetarismo da un punto di vista sociale, e questo è sempre un bene. Durante i mesi passati, grazie alla serie “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei“, abbiamo incontrato le più disparate prospettive alimentari, alcune delle quali sicuramente estreme e poco praticabili, altre semplicemente opinabili per più di un motivo. Ciò di cui parliamo in questo post potrebbe forse cadere nella serie poc’anzi citata, ma conserva una certa serietà e non merita la leggerezza riservata a quegli articoli.
Qualche giorno fa la pagina Facebook dei famosi TED Talks (non so se li conoscete, i video sono in inglese e senza sottotitoli, ma di solito i discorsi di chi tiene banco vengono riportati per iscritto sotto al video stesso) ha condiviso un video dove tale Graham Hill (che io ignoro chi sia, se voi lo sapete, illuminatemi…) parla di vegetarismo, in una chiave piuttosto inusuale.
Graham esordisce sul palco chiarendo al pubblico il suo percorso alimentare, nato da una riflessione: perché se so cosa si cela dietro l’industria della carne, non divento vegetariano? Gli allevamenti danneggiano il pianeta, il consumo eccessivo di carne fa male, una bistecca nasconde dell’effettiva ipocrisia: perché amare cani e gatti e restare indifferenti a una mucca? Però diventare vegetariani non è così semplice, dice Graham: vi immaginate il vostro ultimissimo hamburger? No, è qualcosa che non riuscirebbe a fare, né ora, né più in là nel tempo. Così il buon Graham se ne salta fuori con questa idea: posso essere vegetariano dal lunedì al venerdì, e lasciarmi liberi i week end, in cui mangerei senza particolari divieti.
Lui dice che funziona: da quando ha messo in pratica questa scelta si sente meglio nei confronti dell’ambiente, degli animali, della propria salute, ha perfino perso peso. Invita quindi il pubblico a considerare questa idea, perché se tutti fossimo per metà vegetariani, allora anche il consumo di carne sarebbe la metà.
Così si conclude il suo breve intervento su TED.
Quando ho letto il titolo del video, la curiosità era tanta: per quanto l’idea possa essere bislacca, in effetti, potrebbe funzionare. Mi sono venuti subito in mente i flexitariani, di cui avevo parlato tempo addietro. Per quanto non condivida la scelta flexitariana, devo comunque ammettere che, se comparata alla ferma ostinazione del non voler accostarsi al vegetarismo, è una buona soluzione. Questa del “vegetarismo feriale“, come l’ho chiamato io, presenta punti di vantaggio, ma anche di svantaggio. Ad esempio, un onnivoro che voglia provare quest’alimentazione, potrebbe sentirsi eccessivamente “forzato”, al contrario dei flexitariani, che non hanno uno schema settimanale da rispettare. Di contro, un’eccessiva “libertà” alimentare potrebbe rendere vani gli sforzi di tentare un approccio più veg* style, e lasciare l’individuo semplicemente onnivoro (mangiare verdure tutta la settimana per sfondarsi di carne al week end? Mmh…).
Tirando fuori la parte più “integralista” di me, mi viene semplicemente da ridere: anche il vegetarismo è diventato un lavoro! Dal lunedì al venerdì, magari dalle 9 alle 18. Cerco tuttavia di pensare in modo tollerante e vedere del buono in queste alternative, che come risultato finale potrebbero comunque portare la gente ad avvicinarsi maggiormente al vegetarismo/veganismo, a nutrire meno pregiudizi e ad appurare in prima persona che sì, si può vivere senza carne.
Cosa pensare di questo “vegetarismo feriale”? E’ una sciocchezza, oppure potrebbe rivelarsi una scelta vincente? E voi, onnivori che mi leggete, gli dareste una chance?
Qualsiasi sia la vostra risposta, immagino che nessuno di voi voglia iniziare in questo periodo di feste e cenoni… ma sono fiduciosa, credo in voi!
Alla prossima!
Carissima, per quanto questa cosa per certi aspetti mi faccia ridere, approvo l’idea di fondo, soprattutto da quando ho letto che uno studio americano condotto su un campione di 11mila persone (quindi non piccolissimo) ha rivelato che ben il 10% delle persone sono ex vegetariani e solo il 2% sono attualmente veg. Forse in Italia è diverso (?) eppure io conosco tante persone exveg…
Allora che senso ha? 1000 ragioni per essere veg( ed essere veg tutti insieme, perchè la scelta del singolo cambia poco, è solo quando la nostra scelta si somma alla scelta di tante altre persone che si ha un effetto tangibile) e poi o bianco o nero, o non mangi mai carne, caschi il mondo, per nessunissima eccezione la tua bocca ne mangerà, altrimenti vergogna a te, oppure dichiarati onnivoro e consumala tranquillamente 2, 3,4 volte a settimana, tanto sei onnivoro e la dieta vegetariana non faceva per te… Ma un po’ di flessibilità no?
Il mio augurio non è un utopistico “go vegan senza eccezioni”, ma una presa di coscienza collettiva!
Mi fa piacere che il blog non mi segnali più per mail i commenti ai post, mi ero completamente persa il tuo intervento :)
Credo anche io che soluzioni flessibili come questa possano incentivare scelte alimentari più sane. Anche perché, magari uno parte come vegetariano feriale, poi si accorge che ci sta bene e che anche quei due giorni non fanno la differenza, e prima o poi sposa la sceta in toto… chissà!
Come dici tu queste scelte hanno senso se poi fanno la moltitudine. Ebbene, meglio una moltitudine di vegetariani da giorni feriali che una moltitudine di accaniti mangiacarne :)
Certo, io sono per le scelte rigide e disciplinate, ma questo è pur sempre un inizio :P
Grazie per il commento! :)
oggi ho scoperto che sono passata dall’essere onnivora, a flexitariana (oddio che ridere, questa cosa non la conoscevo proprio), all’essere vegetariana feriale e infine vegan :-P secondo me tutto sommato non è una cosa da condannare, ma in alcuni casi può essere una via alternativa a modi più drastici. io non ho mai amato la carne, la classica fettina o similari. le cose lavorate e cotte a lungo tipo stufati e compagnia bella sì mi piacevano molto. a casa se si facevano si facevano il sabato o la domenica giorni in cui solitamente cucina mia padre. piano piano io ho maturato la mia scelta di diventare vegana (dato che durante la settimana cucino io per me è facile!) ma all’inizio non me la sentivo di rifiutare la sua cucina la domenica. poi però mi sono resa conto dell’inutilità della cosa e quindi le domeniche in cui ci sono anch’io sono veg :) se poi lui vuole si mangia anche qualcos’ altro e pace. ogni tanto se ne esce con battute tipo “eh un buon arrosto al forno a legna. ma tanto chi lo mangia? io e il gatto”. secondo me se uno sta maturando la scelta di diventare vegano, all’inizio può essere un’alternativa mangiare qualcosa di animale in momenti di “socialità”. poi arrivi ad un punto in cui ti rendi conto dell’inutilità della cosa e diventa tutto più facile.
Ciao Alice, grazie del commento :)
Sì, alla fine concordo con te su tutta la linea, è un passaggio graduale verso la consapevolezza della propria scelta :) Ahah, il nome “flexitariano” in effetti forse è tra i più ridicoli fra quelli coniati, ormai si mette un’etichetta a tutto! Mi piacerebbe che più persone comunque attuassero questo cambiamento, chissà se ci arriveremo mai!
Ciao! Devo dire che anch’io pratico una cosa simile, non tanto a quella del conferenziante, ma a quella di cui parla Alice, quando si riferisce alle sue fasi di vegetarianesimo. Io mi definisco “vegetariana all’acqua di rose”, ovvero, evito la carne senza troppo sforzo quasi tutto il tempo. Non è uno sforzo, fra le altre cose, perché non mi sono creata quest’obbligo. Ovvero, il sapere che, se voglio, posso mangiarmi del prosciutto, mi rende meno arduo rinunciarci, non so se mi spiego. Anni fa sono stata vegetariana per un paio d’anni e la mia vita si era trasformata in una vignetta di Jacovitti, sapete, no? Spuntavano salami e prosciutti ovunque, ero ossessionata. Un po’ come quando si fa una dieta dimagrante: mangeresti il triplo del normale, se potessi. Siccome non esiste sforzo di volontà che duri così tanto, evidentemente abbandonai il vegetarianesimo rigoroso. Ora, come dicevo, mi trovo bene con questa soluzione intermedia e in effetti mangio carne o pesce max una volta alla settimana, che poi è la quantità raccomandata anche dalla piramide alimentare e grazie alla dieta mediterranea non è così difficile da mettere in pratica. E posso confermare che meno ne mangi, meno ne mangeresti. Praticamente oramai mi limito a un po’ di pollo ogni tanto, qualche raro salume quando vale la pena, pesce, quello sì e ho ormai bandito, sempre senza sforzo, la carne bovina e quella suina non insaccata. Non credo arriverò mai al veganesimo, anche perché non è mai stato il mio obiettivo, ma chi può dirlo?