Buongiorno a tutti!
Ormai è arrivato l’autunno e molti di noi hanno già effettuato il consueto cambio di stagione nell’armadio, altri, quelli che se la prendono un po’ più comoda, lo devono ancora attuare.
Oggi facciamo un po’ i ficcanaso e andiamo a curiosare nel guardaroba dei vegetariani e dei vegani, in quanto una delle domande più frequenti che vengono rivolte a queste due categorie (dopo “ma cosa mangi?” e “da dove le prendi le proteine?”) è: “cosa indossi?“.
Con questo articolo gettiamo luce sulla faccenda, e lo facciamo non solo per gli onnivori (che finalmente potranno trovare le loro risposte), ma anche per i vegetariani stessi. Eh sì, proprio così! Mi è capitato spesso di imbattermi in vegetariani (anche famosi) che indossassero pelle, non per insensibilità, ma per disinformazione. Perciò non indugiamo oltre e affrontiamo l’argomento!
Mio caro veg*,
cosa di solito non indossi (o non dovresti indossare)?
a. Pellicce
Allora ragazzi, qua ci troviamo davanti all’ABC più becero e scontato. Le pellicce, OVVIAMENTE, non compariranno mai nel guardaroba di un vegetariano o di un vegano, anzi, non dovrebbero comparire nemmeno in quello degli onnivori (come difatti sta capitando, ormai la sensibilizzazione è altissima). Le pellicce sono vere e proprie barbarie, e questo i veg* lo sanno, come ormai lo sanno anche gli onnivori. Chi continua a indossare le pelli di altri animali, di solito, o è menefreghista, o è insensibile, oppure ignora le dinamiche di produzione. La maggior parte della gente crede che l’animale venga prima ucciso, poi scuoiato. Non che questo renda la cosa più accettabile, ma diciamo che una persona abituata a mangiare carne tende a considerare normale questa procedura, perché è la stessa che fa sì che la bistecca finisca nel piatto. Il punto è che le cose non stanno così: gli animali sono ancora VIVI quando vengono scuoiati. Respirano, sentono il dolore, lo strazio. Non vengono uccisi prima, perché se fossero morti la loro pelliccia perderebbe morbidezza e non potrebbe più essere asportata, né lavorata. Di solito gli animali da pelliccia vengono intontiti a suon di botte in testa, o di scariche elettriche, ma quando vengono scuoiati sono perfettamente senzienti.
Questo non vale solo per visoni, volpi, foche o martore, ma anche per i conigli, destinati poi all’industria alimentare.
Non accetto nel modo più categorico chi difende la produzione di pellicce, non viviamo nella preistoria, le pelli non sono più l’unico materiale con cui possiamo proteggerci dal freddo, quindi NO alle pellicce.
b. Pelle
La pelle genera confusione nella mente dei vegetariani. Di solito si tende a non considerarla come materiale da bandire, ma essendo un sottoprodotto dell’industria della carne, sì, andrebbe evitata, non solo dai vegani, ma anche dai vegetariani. Del resto non ha senso privarsi della bistecca se poi si indossano mocassini derivanti dalla pelle di una mucca macellata… questa è la regola base, diciamo.
Per quanto riguarda la questione dei capi in pelle acquistati prima della scelta veg*: come scrissi già ai tempi delle Veggie FAQ, è una decisione molto personale. Io, sinceramente, ho scelto di non buttare le scarpe in pelle acquistate quando avevo 14 anni (nel mio caso si tratta dei longevi Dr Martens, che, come saprete, sono anche parecchio costosi), perché avrei creato spreco su spreco (e comunque non avrebbe avuto granché senso). La stessa filosofia è stata adottata da molti altri veg* che ho conosciuto e che conosco. Da quando sono diventata vegetariana, ovviamente, non ho più comprato nulla che fosse di pelle, né scarpe, né borse, né altro.
c. Seta
La seta è un’altra semi-insospettabile. Sappiamo tutti che questo prezioso tessuto (e i suoi derivati) viene prodotto dai bachi, che vengono allevati a questo scopo. Oltre alla questione dello sfruttamento, si aggiunge un altro fatto spiacevole: i bachi, terminata la produzione della seta, vengono uccisi, solitamente bruciati. So che esiste un tipo di seta indiana cruelty free per la cui produzione i bachi vengono lasciati in libertà, ma so anche che parecchi vegani si schierano anche contro questo procedimento, proprio per una questione di sfruttamento.
Un buon veg* dovrebbe essere cosciente di tutto ciò, e operare le proprie scelte tenendo conto di queste dinamiche.
d. Piumini (imbottiti con piume d’oca)
Che si tratti di giacconi o di piumoni per il letto, le piume d’oca vanno evitate. Le povere oche sono alcuni tra gli animali che se la passano peggio, in generale. Non solo devono subire l’ignobile tortura del foie gras, ma anche quella inerente allo spiumaggio. Solitamente l’operazione, che è dolorosa, non prevede anestesia, le piume vengono semplicemente strappate (il discorso è lo stesso delle pellicce, l’animale deve essere vivo perché l’estrazione sia più semplice) e poi, una volta che l’animale è “nudo”, viene cosparso di disinfettante (che brucia). Questa procedura, oltre che essere fortemente invasiva, causa una sofferenza tale da spingere le oche alla morte. Per questo motivo la pratica è stata vietata in tutta la Comunità Europea e negli Stati Uniti, tuttavia fuori dalla loro giurisdizione, è ancora possibile imbattervisi. Quindi occhio ai prodotti che acquistate!
e. Pelle di rettili
Per la pelle dei rettili (coccodrilli e serpenti vari) vale lo stesso discorso delle pellicce. Assolutamente da evitare, assicuratevi sempre che borse e scarpe che ne richiamino la trama siano in realtà di materiale sintetico!
f. Lana
Ho lasciato per ultima la lana perché, in effetti, è forse quella meno problematica. I vegani rinnegano i capi in lana perché l’idea, in generale, è quella di non avere nulla a che fare con lo sfruttamento degli animali, nel modo più assoluto. Questo, almeno nella maggioranza dei casi, non significa che la tosatura comporti per forza la sofferenza o la morte della pecora (ci andrebbero a perdere anche gli allevatori se a ogni tosatura provocassero un’ecatombe), anzi, talvolta la pratica può perfino contribuire al benessere dell’animale (dipende sempre dai posti, naturalmente). Ecco il motivo per cui i vegetariani, a differenza dei vegani, mantengono posizioni più “morbide”, e qualche maglione di lana, ogni tanto, lo comprano. Certo, si può vivere benissimo senza lana (io per esempio sono allergica e la evito come la peste fin da quando ero bambina), ma diciamo che rispetto alle pellicce o alle piume il discorso più essere affrontato con più tolleranza. Poi, naturalmente, è tutto personale!
Insomma, questo è quanto. So che sembrerà una lista che costringe a molte privazioni, ma posso assicurarvi che non è così. Spesso veniamo tacciati di incoerenza e ipocrisia, perché magari stiamo attenti a tutte queste cose, ma poi non ci assicuriamo che i vestiti che acquistiamo non arrivino da aziende che sfruttano il lavoro minorile da qualche parte nel mondo. Credo che, come sempre, si debba stare attenti su molti fronti, è giusto impegnarsi il più che si può, ma penso anche che non si possa essere infallibili a 360° e qualche pezzo lo si perde inevitabilmente per strada… nessuno vieta di provarci, comunque!
Esistono molti negozi online che vendono alternative cruelty free ed equosolidali assolutamente abbordabili, quindi le risorse non mancano di certo.
Se volete aggiungere qualcosa alla lista di cui non ero a conoscenza, o che ho dimenticato, lasciate pure un commento qua sotto, su Facebook o su Google+!
Sperando di esservi stata utile, come al solito, vi saluto!
Alla prossima!
One thought on “L’armadio di un vegetariano: no a pelle, lana, seta e piume d’oca!”