Ciao a tutti amici e amiche, buon giorno dell’ancora (come ho sentito definire il mercoledì una volta in un film, perché è centrale alla settimana)!
L’articolo di oggi ha dell’incredibile, e l’ho trovato per caso aggirandomi sul famoso sito/pagina Facebook “I fucking love science”, un portale dedicato a fatti scientifici curiosi e accattivanti, che non mancano mai di stupire, far sorridere o interessare.
In particolare, quello trovato da me è assurdo e potrebbe solleticare le coscienze di noi vegetariani/vegani e, in generale, di tutti quegli esseri umani che hanno deciso di cibarsi di piante anziché di animali.
Vi ricordate la celebre obiezione in merito alle carote? Per chi non l’avesse presente (ma dubito che qualcuno ne sia all’oscuro) è così riassumibile: anche le carote soffrono, quindi anche voi siete assassini. Di solito chi è veg* (i fruttariani hanno la coscienza pulita invece, dato che le carote sono radici e non le mangiano) replica sostenendo che le piante, a differenza degli animali, non hanno un sistema nervoso tale da permettere loro di percepire la sensazione di paura che invece provano gli animali mandati al macello. E questo è ancora vero, le piante un sistema nervoso simile non ce l’hanno. In compenso, secondo l’articolo di cui sopra, le piante riescono a sentire (nel senso di udire!) il pericolo forte e chiaro e cercano di difendersi come possono, solitamente rilasciando agenti chimici che facciano desistere gli aggressori dal cibarsene.
L’esperimento ha coinvolto l’Arabidopsis thaliana nel suo essere vittima delle fauci di un bruco, animale che, di solito, si ciba volentieri delle sue foglie. La pianta avrebbe sentito le vibrazioni prodotte dalla masticazione del bruco e avrebbe cercato di rispondere all’attacco chimicamente.
Da questo esperimento i ricercatori avrebbero dedotto che sì, in generale le piante sono in grado di sentire, di rendersi conto dei pericoli a cui sono esposte, e cercano di rispondere con il contrattacco chimico. Per esempio, sapevo già che questo discorso vale per la cipolla: il liquido che ci fa piangere è in effetti un metodo di autodifesa, perché in realtà non vorrebbe essere tagliata. E direi che funziona, si rende talmente sgradevole che spesso siamo costretti a rinunciare o riprendere il taglio in diversi momenti!
Questa cosa mi ha sempre fatta riflettere, ecco perché la filosofia fruttariana mi piace molto e vorrei un giorno arrivarci (anche se, ahimé, non è applicabile a 360°, il campo cosmetico risulterebbe a dir poco minato). Anche le piante vivono, seppur in modo silenzioso… voi come vedete questa cosa? L’articolo ha smosso in voi nuovi punti di vista? Riuscireste a essere fruttariani?
Alla prossima!