Gli oli in cucina: vegetali sì, ma che differenza!

Buongiorno a tutti!
La recensione di martedì sui cornetti integrali vegan di Nàttùra mi ha dato lo spunto per scrivere l’articolo di oggi, che spero serva a chi non è pratico di differenze fra ingrediente e ingrediente.

Soprattutto nell’universo vegan, quando un cibo non sfrutta grassi animali quali burro o strutto, vengono impiegati sovente oli vegetali, che vanno a donare morbidezza ed elasticità a qualsiasi cosa venga preparata, che si tratti di torte, biscotti o creme spalmabili (giusto per fare qualche esempio). Però c’è olio e olio, non basta che qualcosa sia vegetale per essere “giusta” e salutare in modo oggettivo. Certo, c’è sempre il discorso delle quantità: nessun olio porta alla morte istantanea, per carità, però, potendo scegliere, alcuni sono preferibili rispetto ad altri.
Qui di seguito ho riportato gli oli più comuni che possono essere trovati tra gli ingredienti dei vari prodotti in cui ci imbattiamo al supermercato. Mi baso molto sulla mia esperienza e sulle informazioni reperite in giro!
Olio d’oliva: l’olio d’oliva, oltre a essere il più pregiato, è di sicuro anche il più pesante. Eppure è il più sano, sotto molti punti di vista. Nei prodotti da forno salati è largamente usato, mentre nei dolci non viene impiegato spessissimo, proprio perché, come la sua consistenza, il gusto è marcato e riconoscibile. L’olio d’oliva (di cui la dicitura EVO sta per “extra vergine d’oliva”) rimane comunque il migliore per condire e cucinare, poiché molto saporito e caratteristico. Per cucinare sì, ma non sempre per friggere: nonostante si presti bene, la sua acidità lo rende a volte di difficile digeribilità, portando a preferire oli più neutri e leggeri.
Olio di semi di girasole: assieme all’olio d’oliva e a quello di palma è l’olio maggiorente utilizzato sul mercato nella produzione di conserve, salse, condimenti e prodotti da forno come biscotti, cracker, croissant e merendine. Dal gusto neutro e non pesante, è indicato quasi in prevalenza per le fritture, che risultano dorate e leggere, mentre è sconsigliato per cucinare sughi o per condire verdure o insalate. Il suo rapporto qualità-uso-prezzo lo rende uno dei protagonisti più in vista della cucina vegan.
Olio di soia: è un olio abbastanza leggero, utilizzato soprattutto per salse e condimenti, nonché come componente per produrre margarine e burri. A volte lo si trova come emulsionante per le creme spalmabili alla nocciola vegan. Ottimo quindi per cucinare e ammorbidire dolci, assolutamente sconsigliato per friggere: risulterebbe addirittura tossico.
Olio di riso: uno degli oli più sani e leggeri, questo olio è molto popolare in Asia, dove viene usato largamente per cucinare. Il suo sapore piacevole e delicato esalta soprattutto i cibi saltati in padella e si presta in egual modo a condimenti di vario genere. Ultimamente si sta espandendo anche in Italia, soprattutto grazie alla popolarità raggiunta dall’azienda del dottor Scotti :)
Olio di palma: a dispetto delle sue note controindicazioni si rivela l’olio più popolare e utilizzato al mondo, perché poco costoso! Lo potete trovare praticamente dappertutto, dalla Nutella alle fette biscottate, senza tralasciare il fatto che nella margarina la dicitura “oli vegetali” si riferisce proprio a lui. L’olio di palma ha due ottimi motivi per essere evitato, uno di ordine salutistico e uno di ordine etico. Il primo riguarda il fatto che, essendo saturo, favorisce l’insorgere di problemi di colesterolo a gogò. Il secondo è che, a causa dell’elevata produzione, molte foreste sono state rase al suolo (e vengono tuttora rase al suolo), un impatto notevole sull’ecosistema, oltre che sul mondo animale: migliaia di oranghi sono rimasti senza più una casa! Insomma, diciamo NO all’olio di palma!
Olio di colza: assieme all’olio di palma andrebbe evitato, più che altro per motivi di salute. Non è un olio pregiato e presenta un alto contenuto di acido oleico, che proprio bene non fa. Basti dire che, in origine, l’olio di colza serviva per accendere le lampade, in seguito fu invece proposto per far carburare i motori. Solo più tardi fu introdotto nell’alimentazione umana, ma con molte riserve. Per fortuna non è tra i più popolari, eppure ogni tanto lo si può trovare tra gli ingredienti dei prodotti (anche in quelli dei surrogati veg*!).
Spero che questo post vi sia stato utile per capirci qualcosa in più, soprattutto in relazione al famigerato olio di palma. Degli amici americani una volta mi hanno chiesto cosa usassi per cucinare (noi italiani siamo sempre molto considerati da questo punto di vista): se devo cucinare sughi, condimenti et similia, l’olio EVO rimane il mio must. Per i dolci, l’olio di semi di girasole a freddo è quello che prediligo, per sapore neutro e leggerezza.
Alla prossima!

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