Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, pt II: locavori e freegan

Ciao a tutti, ben tornati da queste parti!
Con l’articolo di qualche tempo fa, “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei“, credevo di aver raccolto in una sola volta tutte le correnti alimentari esistenti… povera illusa! Per quanto cerchi sempre di tenermi aggiornata, non ce n’è, non riesco a stare al passo con i tempi, ma soprattutto con le mode. E quelle alimentari, ormai, sembrano essere più varie e volubili di quelle presentate alla London Fashion Week.
Qualche tempo dopo aver scritto quel post, per colpa/merito di Instagram, ho scoperto i “paleoseguaci“, poi, grazie alle segnalazioni su Facebook, anche quelli che io definisco “nientariani“, ossia personaggi che si “nutrono” di luce e di aria, ma che - stranamente - sono ancora in vita.
Mi sono aggirata ancora una volta per i bui meandri della rete e indovinate in cosa mi sono imbattuta stavolta? Nei locavori e nei freegan. Andiamo a conoscere i nostri nuovi amici…
I locavori, chi sono costoro? Se siete familiari con la questione dei “chilometri zero” (anche se qua andiamo oltre) allora avrete già capito come la pensano. I locavori si nutrono soltanto di cibo coltivato localmente, grossomodo nel raggio di 200 km da casa propria; ovviamente non disdegnano il proprio orto e ciò che esso può offrire.
Come si esprime un’alimentazione simile nel quotidiano? Semplice: siete locavori e abitate a Trento? Scordatevi le arance di Sicilia, per non parlare di tutti quei frutti esotici che da noi non crescono nemmeno sotto tortura. Dato che questa corrente alimentare non è strettamente veg*, e quindi è percorribile anche dagli onnivori, vorrei far riflettere sulla rigidità che viene contestata a vegan e crudisti. Non mi sembra che questa linea sia più accomodante, anche se in favore dell’ambiente e della genuinità!
Infine, non è che voglia spaccare il capello in quattro, ma… non c’era una parola migliore da usare? “Locavoro” a me rimanda a qualcosa tipo “locuste di Locarno”!
Ma andiamo oltre…
Veniamo ai freegan. Il freeganismo (che io non conoscevo, ma che pare godere di una certa popolarità) è un vero e proprio stile di vita, per certi aspetti assimilabile allo straight edge, in quanto si basa sull’anticonsumismo. I freegan sono sensibili ai problemi sociali, agli sprechi, aiutano i bisognosi, e i loro nemici giurati sono il materialismo e l’avidità. Come si traduce tutto questo in fatti pratici? Nel recuperare gli avanzi di mense, ristoranti e supermercati, in quest’ultimo caso comprando prodotti prossimi alla scadenza che, altrimenti, verrebbero buttati. Non vorrei sbagliarmi, ma a questo punto credo che Real Time abbia dedicato a qualche freegan una serie intera…
Dopo queste due ultime aggiunte credo che non mi sorprenderò mai più di niente, ma già dopo la “paleo” ero rimasta piuttosto basita. Ma chi sono io per giudicare? Del resto sono proprio io a non mangiare animali per questione etiche (e di salute), se un freegan pensa che mangiare in questo modo possa aiutarlo a combattere il sistema… non sarò certo io a frenarlo! :)
Non vi nego che, però, qualche riserva continuo ad averla…
Alla prossima!

10 thoughts on “Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, pt II: locavori e freegan

  1. Ammetto di aver trattenuto a stento qualche risata, nel leggere questo post. Certo che se la paleodieta resta imbattibile, locavori e freeganiani sono pure loro ben messi! :)
    Più che altro, sembrano esempi di come l’estremizzazione di concetti, magari validi in astratto, possa trasformarsi in scelte oltremodo bizzarre. Invitante l’immagine che accompagna l’articolo: sarà il loro manifesto?

    1. io non voglio sbilanciarmi più di quanto abbia fatto, sono la padrona di casa… diciamo che a me qualsiasi tipo di estremismo non piace :) poi c’è anche chi considera i vegan assurdi, per carità, ma non so, rovistare fra gli avanzi mi sembra un andare oltre… :P
      il manifesto non lo so, ma tutte le immagini che ho cercato li ritraevano vicino ai cassonetti!! O_O

  2. I freegan sembrano un miscuglio tra San Francesco e un gatto randagio! XD Ognuno fa le sue scelte per carità, ma credo sia difficile condurre una vita normale con questi tipi di dieta, sperando che non sia la salute a rimetterci poi. Inoltre fammi capire…dovrei lavarmi i capelli più volte al giorno per non puzzare di spazzatura?? Ebbene si, trovo il collegamento coi capelli anche qui XD.

    1. Ahaha Mary sei troppo giusta! Come dici tu, secondo me la parte più assurda è “condurre una vita normale”! Boh… sono sicura esistano altre correnti, ormai ho capito che sbucano fuori come funghi!

  3. al contrario di gianluca non sono riuscito a trattenerle le risa ahah, jules, continuo ad appassionarmi ai tuoi articoli ahah, okok basta elogi e veniamo al dunque!

    Prima cosa locavori??? Pazzesco come tu riesca ad essere dannatamente attuale, questa mattina, durante la mia ora di treno mi sono imbattuto nell’articolo (scritto a mio avviso in modo molto piacevole) del corriere della sera, da Elena Tebano; questo articolo parla dell’inquinamento apportato dal trasporto dei cibi di importazione riporto giusto due righe “In testa ci sono proprio le ciliege dal Cile, che per arrivare sulle tavole italiane tra dicembre e gennaio (invece che tra maggio e luglio, il periodo in cui maturano in Italia) percorrono quasi 12 mila chilometri. Significa che per ogni chilo di frutta che mangiamo, ne consuiamo circa sette di petrolio e ne immettiamo nell’atmosfera 21,6 di anidride carbonica.”
    Ok sono piu’ di due. Ma la cosa pazzesca è come spesso si inquina anche non sapendolo! Colpa di ignoranza (non nella accezione offensiva) e disinformazione. Quindi capisco i Lacavori (dio che parola orribile), ma insomma, qui c’è da perder la testa..

    Seconda cosa, “freegan”, non conoscevo questo termine. Credo che mesi fa ne ho conosciuti alcuni. Mi ero chiesto “Ma perchè quei ragazzi frugano dai cestini?” eppure non sembravano “barboni” o soggetti a qualche forma di rintontimento…ora so chi erano..e perchè
    Preferisco acquistare l’olio del contadino di fiducia, e, se necessito il mio latte di soia fatto in una grande azienda (come l’alpro) piuttosto che lamentarmi dei fitofarmaci e poi sperare che il pomodoro che buttano nel cassonetto sia ancora buono..
    Va beh, scelte di vita

    Ancora grazie per l’articolo :)

    Ps. non si può allargare questo rettangolo? non riesco a capire quanto scrivo xD non voglio esagerare xD

    1. Si, la questione dei “chilometri zero” la conosco e non nego che comunque abbia i suoi perché, in favore dell’ambiente… però ritengo anche che sia assurdo che, pur vivendo in Italia, se volessi un’arancia e non abitassi in Sicilia, dovrei privarmene! Non so, per quanto nobili gli intenti dietro ogni filosofia alimentare, tutte queste limitazioni le trovo davvero impossibili, alla fine in qualsiasi modo ci si nutra si fa un danno: agli animali, all’ambiente, a noi stessi. Se devo vivere cercando di non inquinare allora me ne vado su un’isola deserta, dove oltre a cibarmi della roba che cresce sugli alberi, non userò elettricità, riscaldamento, etc. Allora tanto vale che ci uccidiamo tutti però! Prima o poi parlerò anche del VEHMT… a cui aderisco fieramente :)
      Per i freegan mi trovi concorde, ma sia che c’è, alla fine la vita è la loro, se loro sono contenti così… amen, in fondo la salute dovrebbe interessare a loro :D Scelte di vita, ma io da un freegan a cena non ci vado :)

      ps: si, si può allargare, basta tirare l’angolo del riquadro in basso a destra ;)

  4. ciao ragazzi, io riciclo spesso il cibo e penso vado al mercato e rovisto nei bidoni dietro i banchetti, non lo faccio perché non ho la possibilità di acquistarli o perché penso di poter scalfire il sistema consumistico, lo faccio per opportunismo, nell immaginario comune rovistare in un bidone è visto/sentito come perdita di dignità, abbassarsi, andare un po oltre…..(oltre a che cosa?) o comunque associato a qualcosa di brutto quasi sconcio, sporco. superata questa visione ti trovi che al mercato sei davanti a un banchetto dove trovi frutta e verdura belle e ordinate e dietro il banchetto, in un bidone, trovo la stessa frutta e verdura forse un po più matura o con qualche punto nero tutta ammassata e vi assicuro che di marcia e immangiabile ce n è poca in confronto a quella buona. quindi salta subito all occhio che c è un gran spreco di cibo, che il cibo viene buttato non perché marcio o pericoloso per la salute ma perché si conserverebbe per poco o non è bello esteticamente ed infine che questo cibo è gratis e devi solo raccoglierlo e naturalmente lavarlo e pulirlo. penso che la maggior parte di chi ricicla lo fa perché trova stupido questo spreco e conveniente riciclarlo visto che non e poi cosi male.
    dal punto di vista politico penso che senza consumismo c è poco da riciclare e di conseguenza non mi sembra che il riciclo del cibo, anche se fatto in massa, possa intaccare le strategie consumistiche. questa pratica pero’ puo sensibilizzare sullo spreco di cibo (facendo vedere come sei bello e sano riciclando e quanta bella verdura ti porti a casa o magari condividendola).

    1. Ciao Luca, grazie per il commento! Caspita, ma allora qualche esponente del “ramo” c’è! Quando scrivo questi articoli mi sembra sempre di parlare di “correnti” molto lontane da noi, e invece ecco che qualcuno ogni tanto sbuca, eheh. Sono contenta che tu ci abbia fornito il tuo punto di vista, alla fine è bene ascoltare sempre entrambe le campane. Per motivi puramente personali non riuscirei a fare quanto dici tu, però sì, immagino che nei retroscena di supermercati e negozi che vendono alimenti ci sia uno spreco non indifferente. Ben venga chi allora “sfida il sistema” e combatte alla sua maniera gli sprechi. Però ho una domanda: come fai a essere sicuro che i prodotti “scartati” da un supermercato non siano pericolosi?

      Grazie per la tua eventuale risposta!

  5. Ciao Jules e a tutti, rispondo in riguardo alla pericolosità del cibo recuperato, preciso che quando riciclo preferisco i mercati questo perchè nei bidoni viene buttata solo frutta e verdura che raramente trovi mischiata con altra spazzatura ( mozziconi, bottiglie ecc..) cmq basta guardare e valutare ricordandosi che nell agricoltura di veleni ne buttano e l unico modo per inghiottirne il meno possibile è lavare e pulire bene il cibo. a priori cmq trovo difficile che della frutta buttata nei bidoni alle 8:00 di mattina (i mercatari appena arrivati di solito fanno la selezione della merce ) e recuperata alle 13:00 (se proprio te la vuoi prendere con calma) possa contaminarsi con qualcosa di veramenta pericoloso. certamente se trovo delle mele con del catrame sopra non le riciclo. Riguardo ai supermercati la situazione è diversa anche se non di molto, la frutta e verdura sono buttati in bidoni (che a differenza di quelli del mercato non vengono lavati tutti i giorni) e i cibi preconfezionati in altri bidoni con ogni sorta di altra spazzatura, la frutta però viene lasciata li per giorni (e non come al mercato che massimo ci può stare 5 ore) stessa cosa i cibi preconfezionati. in questo caso bisogna fare piu attenzione, per la frutta raccoglere solo quella in superficie e non i fondo al bidone (che magari è li da giorni a contatto con altri frutti marci) per i preconfezionati se son li è perchè son scaduti quindi valutare bene il prodotto e la confezione che potrebbe essere rotta (io non li riciclo e faccio prima).
    il riciclo non è solo raccogliere dai bidoni ma anche chiedere al commerciante se a fine mercato a qualcosa che butterà e farsela mettere in una cassetta o andare verso le 19:00 dai panettieri e chiedere il pane che butteranno. all inizio ti sembra di scroccare o di fare l elemosina poi quando vedi che quella roba tanto viene butatta ti senti meno stupido di chi la butta. Chiedendo ti risparmi la paura che il bidone sia contaminato e non devi neanche selezionare il cibo. Per me i problemi principali del riciclo sono che per quanto ai frigor e freezer cmq devi mangiare abbastanza celermente il cibo, non decidi tu esattamente cosa mangiare e ti puo capitare di mangiare per giorni la stessa cosa, ti devi sbattere a lavare,pulire bene e stipare il cibo appena finito di recuperare, per il resto non mi sembra ci sia un incidenza maggiore ad ammalarsi facendo questa pratica o almeno per me e i freegans che conosco.

    saluti luca

    1. Devo dire che leggere la tua testimonianza è molto interessante, perché di freegan non ne ho mai conosciuti e quindi, vedendo la questione da fuori, è difficile capire l’ottica senza che qualcuno - in questo caso tu - ne spieghi le meccaniche… in realtà questa cosa del chiedere a fine giornata era la vedevo fare spesso a Londra, quando vivevo là, soprattutto per aiutare i senzatetto (vedevo decine di baguette regalate alla chiusura delle panetterie), e in effetti avrebbe anche un senso.
      Mi piacerebbe farti altre domande, ma non voglio risultare troppo impicciona :-)
      Grazie comunque per aver lasciato questi commenti!!

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