Il veganismo come disturbo alimentare: l’ortoressia

Buongiorno a tutti e buon mercoledì!
Senza perderci troppo in chiacchiere ci dedichiamo al tema di oggi, un topic davvero serio e piuttosto delicato.
Mesi e mesi fa, sul web, mi sono imbattuta per caso in alcuni articoli sui problemi alimentari, e fra loro ho trovato una controversa affermazione: il veganismo stesso è classificabile come disturbo dell’alimentazione.
Sono rimasta piuttosto perplessa, perciò ho proseguito con le ricerche, che mi hanno infine condotta a una patologia chiamata ortoressia, ovvero l’attenzione smisurata nei confronti del cibo.
Chi è ortoressico può esserlo a vari livelli, da quelli più blandi e passeggeri a quelli più maniacali e ossessivi. Questi ultimi, soprattutto, possono portare a modificazioni comportamentali e sociali, impedendo di vivere serenamente i rapporti interpersonali con chi circonda il soggetto ortoressico.
Le motivazioni dietro questo genere di psicopatologia possono essere diverse, si va dall’ossessione per le calorie ai fantasmi che minacciano l’autostima, ma le cause di ordine etico sono ugualmente considerate come fattore scatenante. Ed è questo il punto che ci interessa.
Nell’occhio del ciclone, più che i vegetariani (che, come ho detto settimana scorsa, sono ormai socialmente accettabili), ci sono i vegani, i crudisti e i fruttariani, tutte correnti alimentari giudicate dai più “estreme”.
Non sarò io a negare che molti di noi (si, anche io), con gli anni, abbiano sviluppato una maggiore attenzione (forse talvolta troppo sentita) nei confronti del cibo e, soprattutto, degli ingredienti. Come ho scritto anche in diversi post passati, tra cui quello sulla paleodieta, al giorno d’oggi sembra che qualsiasi alimento faccia male, perciò ecco che periodicamente spunta una nuova corrente alimentare da seguire con zelo, pena vari problemi di salute. Ovviamente io sono sempre convinta che la verità stia nel mezzo, soprattutto perché i media si sono molto concentrati sulla questione “bio”, e spesso hanno creato del vero “terrorismo alimentare” fra i meno esperti.
Nonostante questo, però, sono assolutamente certa che vegani, crudisti e fruttariani non siano paragonabili neppure da lontano a chi soffre di seri disturbi alimentari, quali anoressia o bulimia.
Le ragioni che stanno alla base sono molto diverse, non credo si possano mettere sullo stesso piatto della bilancia l’etica e il disagio nei confronti del cibo (sia esso sociale o personale). Non vedo punti di contatto.
In secondo luogo, mi sembra che anche il modo di mangiare sia molto differente; forse è vero che, per esempio, chi è crudista si dedichi più attentamente alla scelta di cosa mangiare, ma non trovo che questa attenzione sia assimilabile a un’ossessione come quella sviluppata nei confronti delle calorie. Anzi, era stata proprio Alanis Morrisette (reduce da anni di disturbi alimentari) a sostenere come il crudismo vegan l’avesse salvata, perché le permetteva di concentrarsi maggiormente sui nutritivi piuttosto che sull’apporto calorico.
Ripeto, non vedo punti di contatto fra chi è convinto che ingerire cibo sia una colpa imperdonabile (spesso rinunciandovi) e chi, invece, cerca di mangiare vegetali concentrando una più sentita cura nella scelta degli alimenti, per bilanciare la dieta in favore della propria salute.
Se poi vogliamo allargare il discorso, allora si sa che il mondo è pieno di ossessioni in qualsiasi ambito, il punto è che generalizzare non è mai una cosa edificante… almeno per quanto mi riguarda!
E voi come vedete la questione? Pensate che i vegan/crudisti/fruttariani abbiano problemi alimentari oppure che sia la solita esagerazione? Come inquadrate il fenomeno e chi ne parla?
Alla prossima!

7 thoughts on “Il veganismo come disturbo alimentare: l’ortoressia

  1. Concordo perfettamente nel distinguere una patologia da una scelta etica. La prima è da curare, e giustamente sono citate anoressia e bulimia, la seconda da comprendere e rispettare nelle motivazioni. Certi articoli e certe classificazioni mi lasciano alquanto scettico.

  2. Da rapporti personali che ho avuto con vegani ( si classificavano per primi in questo modo, per me erano inizialmente solo delle persone come tante) e da una madre con seri disturbi alimentari (anoressia) posso dire che purtroppo ho notato molte affinità comportamentali fra i due casi. Ci sono in entrambi alcuni comportamenti lesivi per sè e per gli altri (sadomasochismo inconscio, controllo dell’ego e del corpo parossistico autogiustificato da tesi apparentemente lecite, volutamente pseudoscientifiche o razionali).
    Se chiedi infatti a mia madre se ha problemi alimentari negherà fino alla morte, lo stesso dicasi di un vegano ortodosso. Altro vizio vegano e anoressico; l’esaltazione mistica da razza superiore: ogni conversazione verte sull’ analisi pedante e critica del comportamento o della visione etica altrui per avvalare e giustificare la propria, che rimane sempre la migliore. Il fatto stesso che spesso i vegani che conosco classifichino le persone a seconda dell’alimentazione o dal tipo di scarpe indossate, o dalle medicine che prendi quando tieni le coliche mi da molto da pensare. Come se la qualità umana e personale fosse determinata esclusivamente dal tipo di rapporto che si ha con il mondo animale, da ciò che s’ ingoia o dal trattamento che hai della tua “macchina corpo” .
    Qui mi fermo perchè chi ci è dentro fino al collo non può negare se stesso e le sue convinzioni, mi pare normale, poi sono nella tana del lupo, pardon del cavolo, le mie sono parole al vento, non sono affatto così, vero?
    Se sei invece un veganoilluminato, è sai benissimo che la tua è una scelta esclusivamente di natura personale, emotiva e perchè no, perversa, se non fai proselitismo, se non spari pippotti esistenziali ogni volta che apri bocca, se non m’ inondi la bacheca di facciabuco con cazzabubbole moraleggianti e vegansalutiste, con immagini di quarti di bue e cozze macinate, se non ti esalti a cena quando muore il matador invece del toro, se non mi vomiti addosso quando addento una coscia di pollo fritta, se nel tuo portafoglio tieni il santino di San Antonio e non di Santo Tofu, batti un colpo e fatti sentire.Ti prego fammi cambiare idea su te stesso senza bisogno di cambiarmi, solo allora ti rispetterò fino in fondo. Amo le persone coerenti e tolleranti, con il senso della misura e dei propri limiti, anche nella lesione. Felici e disturbati.

  3. Caro/a Sora (non mi è ben chiaro il tuo sesso di appartenenza, perdonami), non so bene cosa ti abbia spinto a scrivere questo lungo commento, né quale risultati tu abbia previsto debba ottenere. Posso solo dirti che mi dispiace per due cose: che tua madre sia anoressica, e che tu abbia incontrato i vegani sbagliati, i classici stereotipi di integralisti che poi tutti detestano. Chi ti sta rispondendo è vegana, così come (in parte) il blog su cui sei capitato (l’altra parte è vegetariana), eppure tracce di esaltazione non ce ne sono qua attorno, così come nessuno qua porta l’effige del Santo Tofu nel portafogli (tanto più che a me il tofu fa schifo). Insomma, non siamo tutti uguali. Ci sono gli esaltati, ma ci sono anche le persone dotate di buon senso, come per tutto, direi. Nessuno deve dimostrare niente a nessuno, semmai bisogna cercare di selezionare meglio le persone con cui si ha a che fare, perché sono le persone a fare sempre la differenza. In ogni caso, ritengo ancora che una malattia a tutti gli effetti non possa essere paragonata a una scelta alimentare, sono due cose molto diverse.

    Grazie comunque del commento,
    ciao!

  4. L’ortoressia è un disturbo dell’alimentazione che non stai certo qui tu a mistificare con il fatto che non ne vedi attinenze. illa tua argomentazione è sbilenca in quanto noi nel mondo della medicina non appaiamo vegetariani e ortoressici, ma spesso alcuni vegani nascondono concause dell’ortoressia. è molto semplice e si il legame c’è e molto forte.

    rendersi conto del male è il primo passo verso la cura.

    saluti

    1. Io continuo a vedere il veganismo come una scelta e l’ortoressia come un disturbo, e, perdonami, mi sembra che la differenza sia grande. Che alcuni vegani possano esagerare può anche essere vero, ma il fatto che lo facciano alcuni non rende il veganismo intero un disturbo alimentare paragonabile all’ortoressia, per come la vedo io.

      Saluti a te!

  5. Quindi, anche l’antispecismo sarebbe un disturbo. Quindi sono disturbato. In effetti è vero: mi disturba molto la superficialità del post di Sora. Io non ritengo il veganismo una scelta, ma un obbligo morale.

  6. Si potrebbe essere vegani mangiando una marea di cibo spazzatura, melanzane fritte, patatine fritte, carciofi fritti, pizza con il pomodoro fatta con acqua olio e pomodoro, magari senza lievito ecc e senza farla lunga non ho mai visto mangiare queste cose. Non è collegato all’aspirazione di diventare magri? mah

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