Ciao a tutti, again, e bentornati!
La curiosità di cui voglio parlare oggi è legata al mondo dell’arte in combo con lo stile di vita vegetariano/vegano. Non avete idea degli spunti in cui si può incappare navigando in rete, lo stupore è dietro l’angolo!
Come ho scritto altrove sul blog, un veg* che si rispetti non indossa pelle, che sia di mucca, di coccodrillo o di serpente, né possiede qualsiasi tipo di oggetto che derivi da una qualsivoglia crudeltà su animali (per esempio, l’avorio). A smuovere questi fermi propositi ecco arrivare l’utente di un forum americano (di cui non faccio il nome) che dichiara di essere un artista e di aver lasciato il veganismo un anno fa, pur rimanendo vegetariano.
La domanda posta da quest’uomo è: ok, chi è veg* non dovrebbe possedere oggetti che derivino da animali uccisi, ma come stanno le cose quando l’animale in questione muore per cause naturali? L’esempio riportato è stato quello di ossa, teschi, gusci di conchiglie o paguri e stelle marine essiccate dal sole, una collezione che gli servirebbe per schizzi e disegni realistici.
L’uomo ha affermato che non abbandonerà la sua carriera in favore di principi etici simili, tanto più che “essere vegan non significa essere puri” e che questa collezione non potrebbe risultare impattante né per l’ambiente, né per gli animali.
In effetti non ho mai pensato a una cosa del genere. Solitamente siamo portati a considerare la questione cruelty free pensando agli animali che vengono uccisi, ma se spostassimo l’ago verso la morte naturale, sarebbe ugualmente immorale? Soprattutto nel caso delle conchiglie.
Continuando a scartabellare il forum su cui è sorta la discussione, mi sono imbattuta in diversi topic che ne parlavano e i pareri espressi erano discordanti: c’è chi considera le conchiglie come un vero e proprio prodotto animale da rispettare, e chi invece pensa che di animale non ci sia nulla, che siano semplicemente “case” abbandonate dagli animali stessi.
L’unica cosa che pare valga la pena di considerare è la provenienza della conchiglia: se raccolta sulla spiaggia sarebbe “ecocompatibile” e cruelty free, se comprata risulterebbe trattata da agenti chimici e di certo proveniente da qualche atto crudele verso il soggetto.
Insomma, questa cosa della conchiglia mi ha fatta riflettere non poco!
Voi come la pensate a riguardo, le conchiglie e i gusci meritano la V verde o no?
Intanto che ci pensiamo, vi saluto e, come sempre… alla prossima!