Pasqua e agnelli, una battaglia senza fine

Buonasera e bentornati su queste pagine!
Come avrete sicuramente notato è già il 12 marzo, e questo significa non solo che il tempo sta volando (ieri era Natale e oggi ci sono già i boccioli sui rami degli alberi), ma anche che la Pasqua si sta avvicinando. Quest’anno cade piuttosto in là rispetto al solito (il 20 aprile), ma le campagne in difesa di agnellini e capretti si sono già attivate per sensibilizzare le persone sul tema ed evitare così l’annuale ecatombe.
una delle campagne più efficaci sul tema
In realtà questo è un circolo vizioso molto difficile da spezzare, primo perché la Pasqua è una tradizione che continuerà a esistere fino alla fine dei tempi, e in quanto tale prevederà sempre la macellazione simbolica ad essa associata; secondo perché la fede cristiana e le sue celebrazioni risultano molto sentite in Italia, più che in tanti altri Paesi, europei e non.
Va da sé come lo sradicare una quercia tanto solida sia impresa non magari impossibile, ma sicuramente ardua.
C’è da dire che, nonostante queste premesse poco incoraggianti, da oltre un decennio numerose associazioni animaliste si prodigano nel cercare di fermare la barbarie in questione, ma se da una parte è stata riscontrata una piccola percentuale di successo (tantissime famiglie hanno ormai rinunciato al capretto/agnellino pasquale), dall’altra c’è ancora molto su cui lavorare.
Ricorrenze quali la Pasqua o il Ringraziamento (che anziché l’agnello vede protagonista il tacchino) di solito richiamano l’attenzione di media, politici e personaggi famosi, i quali si battono per cercare di migliorare la situazione. Oltre a ciò, queste festività scoperchiano tabù, aprono dibattiti e risvegliano quesiti sopiti nelle coscienze della gente.
Una delle argomentazioni più battute si basa infatti sull’analisi oggettiva delle dinamiche: molte persone che festeggiano la Pasqua si dichiarano amanti degli animali, oppure ne posseggono uno (o più d’uno), che nutrono, curano e amano come se fosse un figlio. Eppure il capretto o agnellino del caso non sono altro che animali a loro volta, precisamente cuccioli che verranno strappati alla madre poco dopo la nascita per essere macellati vivi. Nulla di piacevole.
La domanda che si apre è quindi la seguente: perché chi dice di amare sinceramente gli animali dovrebbe volere la morte di migliaia di cuccioli per una tradizione? Perché operare una distinzione così netta tra il proprio cane e un agnellino da latte?

I difensori della tradizione, dalla loro, ribattono che è questione di cultura, una cultura che non può essere rinnegata a causa di semplici animali. Precisano inoltre che il proprio cane è una cosa diversa, che l‘agnello è nato per essere mangiato, il cane no. Ma questi stessi paladini della tradizione inorridiscono quando scoprono che in Cina viene cucinato anche il buon Fido. Come si suole dire, “paese che vai usanza che trovi”, no?

Per fortuna (o purtroppo, dipende da che parte state), le tradizioni col tempo cambiano, se così non fosse saremmo ancora in fila al Colosseo per assistere a energumeni in gonnellino di pelle che se le danno finché uno dei due non tiri le cuoia.
Con questo voglio dire che il potere del cambiamento risiede nelle mani - e ancor di più nella volontà e nella ragione - di chi nota come le cose oggigiorno inizino a stridere.
In un’epoca in cui, anziché scriverci lettere e leggere libri di carta, usiamo Whatsapp e e-reader, mi sembra impopolare scegliere di difendere a tutti i costi una tradizione sanguinaria come quella dell’agnello a Pasqua.
l’on. Michela Vittoria Brambilla appoggia Papa Bergoglio

In Italia, oltre l’ENPA, la LAV e le varie associazioni animaliste coinvolte nella causa, gli agnelli e i capretti hanno dalla loro parte l’onorevole Michela Vittoria Brambilla e la sua LEIDA, oltre che la “new entry” Papa Bergoglio. Non so se qualche suo seguace lo ascolterà, le speranze mie e di tantissimi altri amanti degli animali vanno in questa direzione, ma sappiamo tutti quanto la strada sia ancora lunghissima.

Mi sembra sciocco chiedervelo, se passate da questo sito è forse ovvio che siate dalla parte degli animali, ma lo faccio comunque: voi da che parte state, tradizione o agnellini? Come vedete la questione? Cambieranno le cose prima o poi?
Per quel che mi riguarda, l’unico agnello che vorrei vedere a Pasqua è quello di marzapane!
Alla prossima!

9 thoughts on “Pasqua e agnelli, una battaglia senza fine

  1. Ahah! Pardon me, è che mi hanno sempre portato solo quello di marzapane :D (che comunque già da piccola mi faceva senso mangiare!)

    Grazie del commento Francesca ;)

  2. Nel frattempo, e la notizia è di oggi, si raccolgono le firme in favore del coniglio, per “elevarlo” allo status di animale da affezione.
    Magari il prossimo sarà proprio l’agnello, per ora gli animali restano di serie A e di serie B, e il povero agnello ancora non rientra ancora tra i “privilegiati”.
    Concludo aggiungendo che l’abbacchio pasquale è veramente un’usanza barbara: vegetariani o no, è veramente consigliabile astenersi.

  3. Anche per il coniglio? Ma è meraviglioso! Dopo il cavallo anche il coniglio! :) Che in effetti avrebbe le sue ragioni a essere considerato un animale da compagnia…

    Comunque mi fa piacere constatare come anche chi mangia ancora carne la pensi così su questa ricorrenza… mi rincuora! Grazie!

  4. Il link per la petizione sul coniglio è questo: http://firmiamo.it/coniglioamicomio
    Mi pare di ricordare che il coniglio sia al terzo posto, dopo cane e gatto, tra gli animali da compagnia. La petizione ha quindi sicuramente il suo perché, anche se la strada per arrivare a una legge è ancora lunga.
    Per la questione dell’agnello, ritengo semplicemente che sia un segno di civiltà, quindi condivido il contenuto del post: le tradizioni col tempo possono cambiare.

  5. Difendere le tradizioni acriticamente denota stupidità e un’identità debole. Si dice che le tradizioni siano l’identità di un popolo ma, pradossalmente, è proprio l’identità quella che manca all’individuo che si nasconde dietro di esse per giustificare i propri vizi e la propria crudeltà. Su larga scala non è meglio che un popolo basi la propria identità sulle sue virtù morali piuttosto che su un abbacchio o una corrida?
    Ma si sà, puntare sulla virtù è un cammino faticoso ed incerto mentre continuare a calpestare e ricalpestare le vecchie orme è più facile (anche se la fine inevitabile è quella di restare impantanati).
    Personalmente non ho mai capito l’isteria che si scatena ogni volta che una tradizione viene criticata o messa in forse.
    Insomma, l’albero di Natale è una tradizione, ma anche l’infibulazione lo è. Mi pare ovvio quindi che nessuno sano di mente affermerebbe mai che le tradizioni sono tutte sante e intoccabili. Certe sono belle, gentili, degne di essere preservate, ma altre sono barbariche, nauseanti e talmente stupide da essere imbarazzanti (tipo corride, rodei e insensatezze simili) e queste ultime devono morire, cessare di esistere e noi non dobbiamo piangerle farci prendere dal panico perchè da sempre le tradizioni muoiono e ne nascono altre. L’unico motivo per cui alcune tradizioni palesemente crudeli persistono anche nei paesi più civilizzati è perchè a farne le spese sono gli animali. In pratica la tradizione diventa una scusante per la vigliaccheria e l’abuso.

    In non so più che zona del Perù è tradizione organizzare una corrida dove al toro viene legato sulla groppa un condor… oltre alla crudeltà dell’atto qual è il suo dannatissimo senso?
    Certo siamo umani, non vulcaniani, siamo animati da passioni spesso irrazionali ma che cribbio!!! Tra il vulcaniano e l’acefalo esisterà pure un compromesso accettabile che nel 2014 non preveda più sacrifici di sangue, o no?
    In Spagna, oltre all’oceano di barbarie perpetrate a danno di animali vari, si adagiano dei neonati in fila in terra e li si fa saltare da un adulto per buon augurio… suppongo che il significato recondito sia: se l’uomo non cade spiaccicando i neonati allora saranno di sicuro fortunati… ma io non giurerei sulla fortuna di essere nati da genitori tanto mentecatti da usare i propri figli come fantocci in una festa di paese.

  6. Caro/a Iblis, innanzitutto grazie per essere passato/a e aver condiviso il tuo pensiero :) Mi fa piacere che questi tipi di post facciano nascere dei dibattiti interessanti.
    Per quanto riguarda le tradizioni, la penso esattamente come te. Non conoscevo assolutamente questa corrida con condor annesso, è allucinante e non ne afferro assolutamente il senso. Come anche quella dei neonati, mi sembra poco definirla idiota, pericolosa e molte altre cose. Non so perché gli spagnoli in particolare conservino ancora tutte queste tradizioni crudeli e incoscienti, ne hanno davvero parecchie…

    Come dici anche tu una via di mezzo ci dovrebbe essere, ma purtroppo quando mi imbatto in certe persone (come mi è successo di recente, purtroppo) penso che le speranze per un mondo migliore siano lontane anni, anni e anni luce da ora. Una di queste persone di cui ti parlo dava pesantemente addosso ai veg dicendo che non gliene frega un ca**o degli animali, tanto è inutile, ci sarà sempre chi li ammazzerà, che è il loro destino essere mangiati, perciò non serve che noi ci si preoccupi o ci si impegni, vinceranno sempre loro. Queste affermazioni mi scoraggiano molto a essere sincera e mi fanno capire come ciò che a noi sembra improbabile (cioè difendere le tradizioni a ogni costo) sia per molti qualcosa da non mettere assolutamente in discussione… anche se mi sfugge il perché.

    A proposito di tradizioni per fortuna superate, magari ti interessa questo post che scrissi molto tempo fa, lo trovi qui http://www.guidagalatticapervegetariani.info/2012/09/chiacchiere-mitologia-e-crudelta-sugli.html
    Per certi versi mi sembra che ancora oggi certe cose non siano poi state superate…

  7. Non so perchè nella mia testa do per scontato che si capisca che sono una donna quando Iblis è un nome maschile e quindi non mi presento mai come si conviene.
    Be’, fatto, sono una donna.
    Per quanto riguarda le tradizioni… guarda quella cosa del condor mi ha lasciata basita a fissare lo schermo del pc a bocca a aperta per un bel pezzetto. Ho letto il post che mi hai indicato e mi sono resa conto che esiste una somiglianza straordinaria/spaventosa tra le macchinazioni mentali alla base di certi rituali e quelle alla base delle azioni dei serial killer. Chi spende tanto tempo e fantasia nell’immaginare e progettare come torturare ed uccidere, vive in uno stato di delirio, poco importa che la maggior parte della gente creda che siccome le vittime sono animali non si possano fare paragoni.
    I carnefici, al contrario delle loro vittime, sono tutti uguali. Non esiste una zona del cervello preposta alla violenza verso gli animali ed una diversa preposta a quella verso gli uomini. Le persone che oggi assistono alle corride, per esempio, non differiscono in nulla da quelle che due millenni fa riempivano il colosseo per veder sbranare schiavi e prigionieri o assistere al combattimento mortale di due gladiatori. Semplicemente si adeguno alle convenzioni sociali ma mancano di empatia e nate in un luogo o un’epoca diversa avvallerebbero qualsiasi tipo di crudeltà.
    Se sapessi le cose che ho dovuto sentire io! O_O
    Il “meglio” del repertorio proviene proprio da molti amanti della tauromachia con cui ho avuto il piacere di scannarmi on line. Ma ti giuro, un simile concentrato di scemenza è difficilmente immaginabile.
    Da “i tori non soffrono quando li infilzano perchè sono drogati di adrenalina” a “chi se ne frega se soffrono l’importante è che mi diverto io” è sempre un gran sollazzo scontrarsi con questi mostri della logica.
    Ora, il discorso dell’alimentazione è lungo e complesso, nasciamo e veniamo nutriti in una certa maniera, senza poter scegliere, solo recentemente l’Omsa ha rionosciuto come valida la dieta vegetariana, quasi tutto il nostro sistema economico si basa sullo sfruttamento animale, i mattatoi sono lontani e nascosti, gli animali che mangiamo non li conosciamo davvero… insomma c’è tutto un sistema ideologico dietro il carnismo che non è facile sconfiggere, per nessuno. Posso capire la resistenza psicologica di chi rifiuta di vedere una verità scomoda o non ha il coraggio di mettere in discussione il suo sistema di valori, non significa che lo giustifichi ma posso capirlo. In più io sto ancora lottando, dopo quindici anni, per uscire dal tunnel dei disturbi alimentari perciò più di tanti so quanto possa essere complicato e perverso il rapporto con il cibo e che a volte non basta la buona volontà per cambiare. Difficilmente mi vedrai puntare il dito, quindi, contro chi fatica a cambiare alimentazione.
    Ma quello che non capirò mai e che condanno è l’attegiamento superficiale di chi rifiuta anche solo di prendere in considerazione una possibile alternativa.
    Una persona può avere dei dubbi e perfino dei pregiudizi ma perchè schierarsi apertamente, volontariamente e con soddisfazione dalla parte della morte e della crudeltà? Come si fa ad essere orgogliosi di fare del male e del far parte della fazione di chi NON vuole/cerca/spera di cambiare le cose in meglio?
    E’ la stessa sotira della tradizione, ci si identifica con un sistema e gli attacchi ad esso sono percepiti come attacchi personali. Il sistema è furbo e prospera su questo meccanismo psicologico purtroppo.
    Una volta dopo aver raccontato di quei casi tremendi in cui le mucche non perdono coscienza una volte stordite e vengono fatte a paezzi da vive, mi sono sentita rispondere “gne gne gne tanto io la bistecca la mangio lo stesso”!
    Ma che significa? Hai capito cosa ho detto? Hai visualizzato? Ecco, questo atteggiamento è imperdonabile perchè completamente ottuso!

    Vado che ho scritto un tema! ^^

  8. A questo punto, carA Iblis, bentornata ;)
    Ho apprezzato leggere il tuo “tema”, anche perché mi compiaccio del fatto che ci siano ancora persone che amino usare le parole (cosa abbastanza rara oggigiorno), a maggior ragione se queste parole sono spese per discorsi intelligenti.

    Guarda, proprio in linea col tuo commento, ieri sono capitata su un gruppo Facebook di cui non farò il nome (se no gli faccio pubblicità e non ne ho intenzione), dove con la scusa di fare satira e prendere le cose sul ridere (ma non ho capito bene chi sia a ridere sinceramente…) spalano mer*a addosso a vegetariani, vegani e animalisti, tirando fuori il peggio della nostra categoria. Ci fanno sembrare dei folli a favore di utopie senza senso e ci accusano di sparare una marea di cazzate.
    Ora, io anche prima di aprire questo blog, mi sono sempre informata e ho sempre analizzato sia le tesi onnivore, sia quelle veg. Penso di poter affermare che da entrambe le fazioni si sparino spesso fantasie prive di fondamento, il che mi ha portata a pensare con la mia testa piuttosto che seguire siti a caso che, ovviamente, vogliono solo tirare l’acqua al proprio mulino. Mi rattrista perciò vedere che c’è gente che, solo per “fare branco” e sentirsi forti, voglia ridicolizzare tutti noi. Mi sfugge lo scopo di tutto questo.

    Sì, l’alimentazione è qualcosa di difficile su cui andare a sindacare, sia per abitudine che per tanti altri fattori, ma quando si parla di usanze, tradizioni o semplicemente modi attraverso cui avvengono le dinamiche (l’esempio della mucca che hai fatto va più che bene), anche io mi chiedo come si possa comunque perpetrarle, così, senza farsi due domande. Molte persone non sanno che per fare le pellicce l’animale viene scuoiato vivo, pensano che non soffra, che lo ammazzino prima. Ma quando spieghi loro cosa avviene davvero, se ne fregano. Allo stesso modo ho provato a illuminare tante volte mie amiche sui test dei cosmetici o su come viene prodotta la carne, la risposta è stata “non voglio sapere, non voglio sapere”. Invece dovresti, perché come vogliamo sapere cosa mettono nel Mars prima di mangiarlo, dovremmo sapere anche come la bistecca è arrivata nel piatto.
    Io credo che essere veg o animalisti sia una questione di mera empatia, di capire la sofferenza di un altro essere e pensare “ma se lo facessero a me, io cosa sentirei?”, di immedesimarsi e immaginare quel dolore. E, purtroppo, non tutti sono dotati di empatia. Di questo, ormai, me ne sono fatta una ragione…

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