Hugh Fearnley-Whittingstall, uno chef veg-friendly

Buongiorno!
Oggi è mercoledì e ho deciso che questo giorno sarà dedicato a post di carattere socio-culturale. L’avevo già annunciato domenica che il blog avrebbe seguito una sorta di “scaletta” d’ora in avanti, e infatti è quello che sto facendo… quindi spero che apprezzerete questa nuova organizzazione dei contenuti! Ma non perdiamoci in ciance e iniziamo subito :-)
Ieri mi stavo aggirando in libreria e, fra le nuove uscite del reparto culinario, ho notato un bel librone bianco e verde intitolato “Vegetariano Gourmand” di un certo Hugh Fearnley-Whittingstall.
Ho pensato subito “sarà la solita raccolta di insalate e ricette insipide“, invece mi sono dovuta presto ricredere. Non tanto perché il libro in questione non fosse effettivamente inerente a ricette vegetariane e vegane, piuttosto perché mi sono accorta di come lo spirito con cui è stato redatto fosse profondamente differente rispetto alla norma.
Incuriosita, l’ho aperto e ho letto le prime cinque pagine di premessa, scritte personalmente da Hugh Fearnley-Whittingstall. Scopro che si tratta di uno chef / food writer molto popolare nel Regno Unito (io però non ho mai incrociato i suoi programmi!), uno chef che non è vegetariano, ma che anzi si autodefinisce “carnivoro”. Perché, dunque, un individuo simile dovrebbe scrivere un libro di ricette vegetariane? E’ la domanda che rivolge lui stesso al lettore, evidenziando come, di solito, gli chef (vedi Ramsay) evitino il discorso e, anzi, ce l’abbiano a morte con i vegetariani e la loro scelta alimentare.
Hugh si lancia quindi in un’intelligentissima analisi del caso, premettendo che né lui, né il suo libro vogliono convertire qualcuno, ma semplicemente mettere in luce come il vegetarismo sia una via tanto utile quanto stimolante. Utile perché è salutare, sia per noi che per l’ambiente: mangiare più verdure e meno carne o pesce fa bene al nostro corpo ed è un segno di rispetto verso la natura; stimolante perché, per chi si diletta in cucina, è una sfida alla propria creatività, in quanto creare piatti gustosi con due cubetti di pancetta è un po’ “vincere facile”, mentre farlo senza nessun ingrediente animale è molto più arduo. Hugh sottolinea come molti chef vadano completamente in crisi quando si chiede loro di cucinare senza carne, pesce, burro o uova e non ne comprende il motivo, perché uno chef dovrebbe essere fantasioso e non farsi fermare da questo.
Fra una frecciatina qua e una perla di saggezza là, Hugh Fearnley-Whittingstall dichiara quindi la sua simpatia verso i vegetariani e spera che il suo libro sia d’aiuto non solo a loro, ma anche a quegli onnivori che vogliono “toccare con mano” quanto il vegetarismo sia una strada percorribile e non meno gustosa di quella onnivora.
Premetto che non ho sfogliato le ricette, né comprato il libro (che, nel caso vi interessi, costa 25 euro), ma dopo aver letto tutto questo mi sono sentita in qualche modo confortata dall’esistenza di una persona simile, la cui professione sia peraltro cucinare. E’ davvero raro sentire uno chef parlare in questo modo, soprattutto considerando che è britannico e che non è vegetariano. E’ una tipica prerogativa dei veg* quella di elargire “prediche” a chi mangia carne, insistendo sulla questione ambientale, oltre che su quella animale, perciò mi sono stupita di come questa persona abbia voluto scrivere un libro di ricette verdi per sensibilizzare i più scettici e sperare che il loro consumo di carne e pesce diminuisca!
Insomma, lo ritengo un “testimonial” decisamente attendibile, e spero che moltissime persone vengano colpite dalla sua filosofia e gli diano credito.
Del resto, chi meglio di uno chef potrebbe conoscere meglio la materia?
Mi piacerebbe che anche da noi ci fosse questa apertura mentale, soprattutto fra i cuochi e i food writer… voi cosa ne pensate di questo personaggio? Acquistereste o regalereste il suo libro? Vi siete mai imbattuti in qualche cuoco italiano che la pensi come lui, o soltanto in chi alla parola “non mangio carne e pesce” va in crisi?
Alla prossima!

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