mercoledì 28 novembre 2012

"Abbi Fegato!" - campagna contro il Foie Gras

Amici, amiche e chiunque abbia un minimo di sensibilità: condividete questa campagna che viene promossa dall'ENPA circa il Foie Gras!

Il Foie Gras non è altro se non quello che chiamiamo anche noi esseri umani "fegato grasso", ed è una patologia, non una prelibatezza culinaria. Se a noi viene per un'alimentazione scorretta e ricca di eccessi negativi, alle oche viene imposta secondo la descrizione riportata sul volantino qui sotto. 
Io decisi per etica già quando non ero vegetariana di non mangiare foie gras. Aderite a questa campagna e condividetela sui vostri Twitter, Facebook o blog. E' importante, aiuterete tante belle ochette a non patire più l'inferno per le turbe mentali di qualche gourmet francese.

CAMPAGNA ENPA CONTRO IL FOIE GRAS


venerdì 2 novembre 2012

Sushi vegetariano pt II: tipologie di veg-sushi

In un post di qualche mese fa ho parlato del sushi vegetariano, ma soltanto perché quel giorno ne ho provato un tipo diverso rispetto al solito e perché volevo rendervi partecipi della mia esperienza "innovativa". 

Visto che "sushi vegetariano" è una delle parole chiave più cliccate su questo blog, ho pensato bene di tornare sull'argomento per dare chiarimenti a chi ancora non è pratico della cosa, visto che l'altra volta non l'ho fatto...

Quando ero adolescente io, il sushi era quasi roba da freakkettoni, o quanto meno sicuramente da nippofili e otaku (appassionati di manga, ebbene si, ero una di loro) e infatti i prezzi di un ristorante giapponese rispetto a uno cinese erano parecchio elevati. Poi, con il tempo, il sushi, soprattutto nella Milano da bere - ma non solo -, è diventata una tendenza fashion e adesso sono numerosissimi i locali che fanno del sushi un modo alternativo per gustarsi il classico aperitivo/happy hour, spesso con con la formula rovinosa "all you can eat" (cioè con un prezzo fisso ve magnate tutto quello che volete senza confini). Bello vero? Già, ma il sushi è fatto con il pesce, un vegetariano cosa può mangiare? Non disperate amici verdi, siccome sono buona leggerò io il menu per voi!
Preciso che la mia esperienza si basa su diversi tipi di ristoranti, quindi mi sento piuttosto ferrata! Ovviamente parlerò solo di sushi, non di piatti caldi o antipasti (es. tofu in salse varie o alghe). 

kappamaki
Per quanto riguarda i maki, ossia i rotolini con alga nera fuori e riso dentro, l'alternativa che potete trovare in tutti i ristoranti giapponesi senza richieste specifiche sono i kappamaki, ovvero i rotolini con il cetriolo. Curiosità: "kappa" in giapponese significa "ranocchio", ma non temete, non sono fatti con quello! Semplicemente essendo i cetrioli verdi come i ranocchi, gli hanno dato questo simpatico nome :)
Per tutti gli altri tipi di maki, ad esempio i California roll, potrete semplicemente chiedere di farveli avere senza il pesce, unicamente con l'avocado. A queste richieste di solito non ci sono opposizioni e quindi si mangia senza ostacoli di sorta. Vi assicuro che sono buonissimi!
veggie California roll
Se poi siete particolarmente fortunati e il ristorante in questione dispone di menu vegetariano, beh allora siete a cavallo. Spesso i ristoranti giapponesi si cimentano in versioni di california roll contenenti cetriolo, insalata o avocado - insaporiti da Philadelphia o maionese -, oppure con nigiri composti da riso e verdure varie... crude o parzialmente cotte!

tamagoyaki
Discorso a parte lo meritano i tamagoyaki, ossia le frittatine fredde che possono essere mangiate da sole o a mo' di nigiri: per anni le ho mangiate pensando si trattasse solo di uovo, scoprendo amaramente che invece nel loro impasto è contenuta della polvere di sarde. Stessa cosa anche per gli inarizushi (frittatine calde a "sacchetto" contenenti del riso) e per la famosa zuppa di miso, nel cui brodo sarebbe contenuta delle polvere di pesce.

Inutile dire che potete accompagnare il vostro pasto orientale con dell'ottimo tè verde, che con il freddo imminente non fa mai male :) 

Farò sicuramente anche un terzo capitolo sul ristorante giapponese in verde, mancano i piatti caldi e gli antipasti! Perciò, stay tuned!

Fine del secondo capitolo de "La saga del sushi vegetariano"... spero di aggiungere presto il terzo!

Alla prossima!

giovedì 1 novembre 2012

Veg* d'eccezione: Moby

Oggi non solo è la festa di Ognissanti, non solo è il giorno dopo Halloween ma... è il World Vegan Day! Avete mangiato tante verdure? Vi siete riuniti con i vostri compagni di ventura vegana a celebrare l'evento? Insomma, avete fatto qualcosa? :) 

Guida Galattica per Vegetariani preferisce invece celebrare il World Vegan Day parlando di un artista statunitense ultra-animalista e vegano convinto: Richard Melville Hall, ai più conosciuto sotto lo pseudonimo di Moby
Quando ho aperto il blog avevo dichiarato che non avrei parlato solo di cibo e di topic strettamente veg, ma che mi sarei lanciata anche in argomenti più culturali. Ebbene, quale occasione migliore? Anche perché approfondire il background di un artista non è mai tempo perso e, chissà, magari incuriosirò qualcuno...

Devo confessarvi e premettervi un paio di cose, tipo che io ascolto e stimo Moby, sia come musicista che come persona, ma che non mi piace proprio tutto quello che ha prodotto. Chi lo conosce almeno per sentito dire sa che Moby si innesta nella scena dell'elettronica, ma a onor del vero non si cimenta solo in quella. Tuttavia i primi album per le mie orecchie sono davvero troppo estremi e quindi preferisco quelli dalla sua fase mediana in poi :)

Innanzitutto, Moby prende in prestito il suo nome d'arte da un'opera che tutti conosciamo, ossia Moby Dick, per un preciso motivo: lo scrittore Melville, autore del suddetto libro, era un prozio del musicista, perciò ci troviamo in una famiglia geneticamente propensa all'arte. 
Nato nel 1965 a New York, Moby ha sempre vissuto in questa città, a cui ha addirittura dedicato un brano (il cui video è uno spasso e in cui lui stesso appare). Fervente animalista, è spesso coinvolto nel supporto di cause inerenti gli animali, tanto da intitolare uno dei suoi primi album "Animal Rights", pubblicato poi nel 1996. Più in generale, l'artista newyorkese si dedica anche a problematiche ambientali e alla sensibilizzazione su alcuni temi di natura sociale (per esempio di recente aveva invitato le donne a non utilizzare eccessivamente make up, in quanto trucchi scadenti potrebbero causare malattie gravi quali il cancro). 
Sensibile, basilarmente introverso, riservato, Moby è un polistrumentista e compositore che esprime se stesso attraverso una musica che si mantiene ancorata a un'elettronica di pregevole qualità, ma che, spesso, viene messa da parte in favore di pezzi intimi e introspettivi, di arrangiamenti rock e perfino di sperimentazioni sonore intriganti e innovative. Chi lo conosce unicamente per brani come "Porcelain" o "Run on" - giusto per citarne alcuni famosi - si perde una grande fetta della sua produzione che offre una grande varietà per temi, suoni e generi. Dal chill out all'alternative rock, dall'electro-rock all'ambient, Moby si muove con grande agilità tra una sonorità e l'altra, mettendoci sempre del suo in ogni composizione. 

Se dovessi consigliarvi un album, la scelta ricadrebbe di certo su "Hotel", un full lenght delicato, dolce e malinconico che tra le sue tracce ospita una cover eccellente dei New Order, Temptation, da cui non si può non rimanere stregati. 
Per quanto riguarda le canzoni singole, non ci si può perdere "When it's cold I'd like to die", "Whispering Wind", "Dream about me" e la coinvolgente "New York New York" cantata da Vossignoria Blondie.

Per quanto riguarda l'aspetto alimentare, come ho detto, Moby è vegano e lo è da più di 20 anni. Purtroppo, se volessimo usarlo come esempio di celebrità vegan, un incallito onnivoro ci obietterebbe che in effetti Moby non è l'esempio di salute più florida di vegan-philosophy. Credo che la sua sia costituzione, ma i malpensanti sono dappertutto, ahah. Scherzi a parte, in un'intervista ha dichiarato che essere vegani è tanto più facile quanto più si vive in grandi città. Spostandosi spesso a causa dei tour aveva affermato come a New York sia molto facile sostenere questa alimentazione, ma se ci si sposta a Mosca, ad esempio, diventa molto meno semplice, a causa della mancanza di prodotti e delle diverse abitudini culinarie.
Le motivazioni che stanno dietro la sua scelta sono sia di ordine etico, che di ordine salutistico e ambientale
Nonostante si dichiari un cuoco ben poco affidabile (e lo dimostrano i vari tegami e pentole che albergano nelle sue credenze), vi lascio con la sua ricetta dei vegan pancakes ai mirtilli :) 

Spero che questo approfondimento vi sia piaciuto e... alla prossima ;)