Oggi non solo è la festa di Ognissanti, non solo è il giorno dopo Halloween ma… è il World Vegan Day! Avete mangiato tante verdure? Vi siete riuniti con i vostri compagni di ventura vegana a celebrare l’evento? Insomma, avete fatto qualcosa? :)
Guida Galattica per Vegetariani preferisce invece celebrare il World Vegan Day parlando di un artista statunitense ultra-animalista e vegano convinto: Richard Melville Hall, ai più conosciuto sotto lo pseudonimo di Moby.
Quando ho aperto il blog avevo dichiarato che non avrei parlato solo di cibo e di topic strettamente veg, ma che mi sarei lanciata anche in argomenti più culturali. Ebbene, quale occasione migliore? Anche perché approfondire il background di un artista non è mai tempo perso e, chissà, magari incuriosirò qualcuno…
Devo confessarvi e premettervi un paio di cose, tipo che io ascolto e stimo Moby, sia come musicista che come persona, ma che non mi piace proprio tutto quello che ha prodotto. Chi lo conosce almeno per sentito dire sa che Moby si innesta nella scena dell’elettronica, ma a onor del vero non si cimenta solo in quella. Tuttavia i primi album per le mie orecchie sono davvero troppo estremi e quindi preferisco quelli dalla sua fase mediana in poi :)
Innanzitutto, Moby prende in prestito il suo nome d’arte da un’opera che tutti conosciamo, ossia Moby Dick, per un preciso motivo: lo scrittore Melville, autore del suddetto libro, era un prozio del musicista, perciò ci troviamo in una famiglia geneticamente propensa all’arte.
Nato nel 1965 a New York, Moby ha sempre vissuto in questa città, a cui ha addirittura dedicato un brano (il cui video è uno spasso e in cui lui stesso appare). Fervente animalista, è spesso coinvolto nel supporto di cause inerenti agli animali, tanto da intitolare uno dei suoi primi album “Animal Rights“, pubblicato poi nel 1996. Più in generale, l’artista newyorkese si dedica anche a problematiche ambientali e alla sensibilizzazione su alcuni temi di natura sociale (per esempio di recente aveva invitato le donne a non utilizzare eccessivamente make up, in quanto trucchi scadenti potrebbero causare malattie gravi quali il cancro).
Sensibile, basilarmente introverso, riservato, Moby è un polistrumentista e compositore che esprime se stesso attraverso una musica che si mantiene ancorata a un’elettronica di pregevole qualità, ma che, spesso, viene messa da parte in favore di pezzi intimi e introspettivi, di arrangiamenti rock e perfino di sperimentazioni sonore intriganti e innovative. Chi lo conosce unicamente per brani come “Porcelain” o “Run on” - giusto per citarne alcuni famosi - si perde una grande fetta della sua produzione che offre una grande varietà per temi, suoni e generi. Dal chill out all’alternative rock, dall’electro-rock all’ambient, Moby si muove con grande agilità tra una sonorità e l’altra, mettendoci sempre del suo in ogni composizione.
Se dovessi consigliarvi un album, la scelta ricadrebbe di certo su “Hotel“, un full lenght delicato, dolce e malinconico che tra le sue tracce ospita una cover eccellente dei New Order, Temptation, da cui non si può non rimanere stregati.
Per quanto riguarda le canzoni singole, non ci si può perdere “When it’s cold I’d like to die“, “Whispering Wind“, “Dream about me” e la coinvolgente “New York New York” cantata da Vossignoria Blondie.
Per quanto riguarda l’aspetto alimentare, come ho detto, Moby è vegano e lo è da più di 20 anni. Purtroppo, se volessimo usarlo come esempio di celebrità vegan, un incallito onnivoro ci obietterebbe che in effetti Moby non è l’esempio di salute più florida di vegan-philosophy. Credo che la sua sia costituzione, ma i malpensanti sono dappertutto, ahah. Scherzi a parte, in un’intervista ha dichiarato che essere vegani è tanto più facile quanto più si vive in grandi città. Spostandosi spesso a causa dei tour aveva affermato come a New York sia molto facile sostenere questa alimentazione, ma se ci si sposta a Mosca, ad esempio, diventa molto meno semplice, a causa della mancanza di prodotti e delle diverse abitudini culinarie. Le motivazioni che stanno dietro la sua scelta sono sia di ordine etico, che di ordine salutistico e ambientale.
Nonostante si dichiari un cuoco ben poco affidabile (e lo dimostrano i vari tegami e pentole che albergano nelle sue credenze), vi lascio con la sua ricetta dei vegan pancakes ai mirtilli :)
Spero che questo approfondimento vi sia piaciuto e… alla prossima ;)