Mitologia e crudeltà sugli animali

Era una notte buia e tempestosa… e lo è sul serio! Ok, magari non è notte, sono solo le 22.30, ma la tempesta c’è davvero, fuori si è scatenato il finimondo e io ho deciso di lasciarvi un post qua sopra, uno di quelli chiacchierosi e “culturali”.
La tempesta e i continui fulmini e tuoni mi hanno innescato una serie di link mentali che mi hanno infine invogliata a scrivere qua, per voi.
Quando ero bambina e iniziavo ad avvicinarmi alla mitologia classica - seppur in chiave infantile -, la maestra ci raccontava che ogni volta che il cielo tuona minaccioso è perché Giove è arrabbiato, e quindi manda sulla terra fulmini e saette. Molto probabilmente è perché sta litigando con Giunone, per una delle sue scappatelle. Quando poi sono cresciuta e mi sono ritrovata all’università, ho scovato un esame molto interessante: religioni del mondo classico.
A quel punto mi è toccato imparare l’intero anno greco e l’intero anno romano mese per mese, festività per festività, rito per rito. Per quanto sia stata una cosa affascinante, e di certo arricchente, l’esame mi ha fatto capire quanto l’uomo fosse crudele con gli animali fin dai tempi antichi.
A dire la verità i Greci non erano poi così male. Forse loro erano più crudeli con gli esseri umani che con gli animali, ma in ogni caso è noto come parecchi filosofi e uomini di cultura dell’Antica Grecia avessero sposato il vegetarismo, e dichiarato per iscritto quanto mangiare gli animali fosse sbagliato e del tutto evitabile.
Quello che invece mi ha scossa - e non ero nemmeno vegetariana - sono stati i Romani.
E’ vero, sacrifici i riti con animali sono sempre stati presenti nella storia, fin dalla notte dei tempi, chi lo mette in dubbio, per carità. Ma nella cultura latina ho notato una concentrazione tale di sadismo e violenza da essere colpita profondamente, soprattutto perché spesso non si ammazzavano gli animali in vista di riti propiziatori, ma proprio per divertimento frivolo e inutile. Vi riporterò qua di seguito degli esempi.
15 aprile - Fornicidia
Questa festa traeva il nome da fordae (boves), ossia “vacche pregne”. Il momento “clou” consisteva in un sacrificio da parte di ogni curia di una “vacca pregna”, cioè incinta (il mese di aprile era il mese dedicato alla femminilità e alla fertilità, “aperire” sta infatti per “far nascere”). Gli addetti al sacrificio strappavano il feto alla vacca uccisa e ne bruciavano le interiora. Il sacrificio era destinato alla dea Tellus, la Terra. La vacca pregna rappresentava la terra seminata, togliendole quindi il feto si pensava di accelerare il parto della terra, cioè il raccolto.
3 agosto - Crocifissione dei cani
Questa è la “festa” che mi ha sconvolta più di tutte.
Conoscerete tutti, penso, il famoso episodio del Campidoglio, quello in cui i Galli sorpresero i Romani di notte mentre dormivano. Unica salvezza per questi ultimi fu lo starnazzare delle oche, che erano state risparmiate dal divenire portate conviviali, in quanto sacre a Giunone. Al contrario, i cani avevano continuato a dormire assieme alle sentinelle e, per tale ragione, erano colpevoli di aver in qualche misura tradito il popolo. Per questo motivo il 3 di agosto i cani venivano affissivi vivi per le zampe anteriori ad una forca di sambuco, mentre le oche venivano acclamate e, ornate d’oro e di porpora, portate in processione.

15 ottobre - October equus (il cavallo d’ottobre)
Le idi erano la festa di Giove, ma ad ottobre il sacrificio era dedicato a Marte. Il sacrificio in questione era preceduto da una corsa fra bighe: il cavallo di destra della biga vincitrice doveva essere ucciso, ma non solo, doveva esserne staccata la coda ancora grondante di sangue. Questa veniva portata velocemente alla Reggia nel Campo Marzio per poterne stillare il sangue e metterlo direttamente sul fuoco, in modo tale da renderlo parte del culto religioso al dio Marte. Il sacrificio del cavallo era in parte connesso alla vinificazione, poiché il sangue ricavato dal povero animale voleva richiamare “l’uccisione” del grappolo da cui viene estratto il succo.

Questi alcuni degli esempi più eclatanti che possiamo trovare nell’anno festivo dell’Antica Roma. Ovviamente gli animali sacrificati erano vari e tanti, ho sorvolato sui “classici” sacrifici di agnelli, scrofe, vitelli e quant’altro. I sacrifici animali, come ho già detto, sono parte di tutte le religioni antiche - ma anche di alcune attuali - e sono serviti per permettere alle civiltà a cui apparteniamo di crescere, in ogni senso… per fortuna sono cresciute abbastanza da non commetterne più! O almeno spero!

E’ proprio vero che non si può affermare di conoscere il proprio presente senza conoscerne prima il passato.

Alla prossima!

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